A Eu nella Normandia, in Francia, transito di san Lorenzo O’Toole (Lorcan Ua Tuathail), vescovo di Dublino, che, nonostante le difficoltà del suo tempo, promosse strenuamente l’osservanza della disciplina della Chiesa e, impegnato a riportare la concordia tra i príncipi, passò alla gioia della pace eterna mentre si recava da Enrico re d’Inghilterra.
A Marmara Ereglisi in Tracia, nell’odierna Turchia, san Teódoto, martire.
A Gangra in Paflagonia, sempre in Turchia, sant’Ipazio, vescovo, che morì martire lapidato per strada dai novaziani.
Nell’isola di Bardsey sulla costa del Galles settentrionale, san Dubricio, vescovo e abate.
A Traù in Dalmazia, nell’odierna Croazia, san Giovanni, vescovo, che, eremita nel monastero camaldolese di Osor, dopo l’ordinazione nel ministero episcopale difese con successo la città dall’assalto del re Colomanno.
Nel cenobio di Santa Maria di Gualdo Mazocca vicino a Campobasso, beato Giovanni da Tufara, eremita.
A Malgarten in Frisia, nell’odierna Olanda, san Siardo, abate dell’Ordine Premostratense, insigne per l’osservanza della regola e per la generosità verso i poveri.
A Gerusalemme, santi Nicola Tavelic, Deodato Aribert, Stefano da Cuneo e Pietro da Narbonne, sacerdoti dell’Ordine dei Minori e martiri, che furono arsi nel fuoco per aver predicato coraggiosamente nella pubblica piazza la religione cristiana davanti ai Saraceni, professando con fermezza Cristo Figlio di Dio.
Nella fortezza di Binh Dinh in Cocincina, ora Viet Nam, santo Stefano Teodoro Cuénot, vescovo della Società per le Missioni Estere di Parigi e martire, che, dopo venticinque anni di impegno nell’apostolato, durante la persecuzione contro i cristiani scatenata dall’imperatore Tu Duc, fu gettato nella gabbia di un elefante e morì sfinito dalle sofferenze.