Il Camposanto, terra benedetta che accoglie le spoglie dei nostri defunti, ogni anno ci vede qui a deporre un fiore, ad accendere un lume, ma soprattutto a pregare. La preghiera è il linguaggio della fede perché ci pone davanti a Dio, Creatore e Padre di tutti. Che cosa chiediamo a Lui nel cuore della divina Eucaristia e nella sosta silenziosa davanti alle tombe dei nostri morti? Chiediamo al cuore di Dio la misericordia e la vita eterna per le anime dei nostri cari: misericordia e perdono per i peccati da cui nessuno è esente, e il dono della pace e della gioia che la fede chiama Paradiso.
Ma dobbiamo pregare anche per noi! E per noi preghiamo sapendo che pregano con noi e per noi anche i defunti. Ma che cosa chiedere? Ognuno ha da invocare delle grazie che solo lui conosce, ma insieme vi suggerisco di chiedere la fede: abbiamo tutti bisogno di una fede più grande e luminosa, più coraggiosa e convinta. Una certa mentalità, infatti, vorrebbe scrivere sull’ingresso dei cimiteri una parola invisibile ma chiara, la parola “fine”, come se l’uomo finisse qui, sotto un pugno di terra; come se la vita fosse una corsa verso il nulla, una corsa che si cerca di frenare disperatamente, di dimenticare in ogni modo. La fede, invece, vorrebbe scrivere un’altra parola: “principio”! La morte, infatti, è il principio di una vita nuova senza fine, la vita eterna, la vita in Dio. Le due parole cambiano totalmente la prospettiva, l’orizzonte del tempo, del mondo, dell’esistenza.
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