COMUNICATO
«Si profila a tutti i figli della Chiesa – ha detto Paolo VI – e in particolare per i movimenti spirituali, culturali, sociali e politici che si alimentano al messaggio cristiano, il dovere proprio di questo momento storico, che loro incombe, di favorire con ogni mezzo la causa della pacifica unione europea e di mettere al servizio di essa le forze di coesione di cui dispongono» (8.9.1975). Nel solco di queste preziose indicazioni, insieme alle Chiese sorelle d'Europa anche i Vescovi italiani si sono già ripetutamente espressi, insistendo sui «valori» che possono dare vera e feconda forza di coesione al processo ormai irreversibile di unificazione dell'Europa, alla cui identità, sviluppo e cultura tanto ha dato il messaggio cristiano.
Mentre confermiamo quanto più volte ricordato, come Vescovi della Commissione per le migrazioni e il turismo ci sentiamo spinti a far risaltare ora il contributo specifico dato dalla nostra gente alla costruzione dell'Europa. Nel contesto dei « Nove» siamo infatti l'unico Paese che con la presenza di milioni di emigrati ha quasi anticipato questo evento storico.
Conosciamo bene la somma di sofferenze e di umiliazioni, il sangue e le lacrime che questo fenomeno ha comportato. Pensiamo allo spopolamento di intere regioni del nostro Paese, a tante famiglie ancora divise, quando non distrutte, alle decine di migliaia di ragazzi e giovani sradicati dall'ambiente o privati della convivenza coi loro genitori.
Tutto questo mostra con tragica evidenza il costo sociale e morale delle migrazioni, ma offre anche una grande lezione di speranza, legata alla laboriosità e al sacrificio dei nostri emigrati, di cui beneficiano tanto le regioni di partenza come quelle di arrivo. Ed è proprio con questa umile ma decisiva partecipazione che essi hanno contribuito a distruggere barriere di incomprensione e di intolleranza, moltiplicando i contatti e costruendo come un grande ponte di reale collaborazione.
A buon diritto e a molti titoli si può ripetere che sono proprio loro, gli emigranti, i primi costruttori dell'Europa.
Alla vigilia della consultazione per la elezione diretta del Parlamento europeo, vogliamo sottolineare questo aspetto che dà un significato particolare all'Europa in divenire, e favorisce una scelta a favore dell'uomo, al cui servizio vanno posti gli organizzatori, economia e strutture.
In questa importante occasione, vogliamo rivolgere infine un grato pensiero ai sacerdoti, alle religiose e ai tanti laici che svolgono un lavoro apostolico e sociale tra gli emigrati. Noi li seguiamo con affetto e con la consapevolezza che, se l'Europa di domani sarà più rispettosa dell'uomo, molto si dovrà alla loro paziente e spesso ignorata fatica.
Roma, 21 maggio 1979.
COMMISSIONE EPISCOPALE PER LE MIGRAZIONI