Il libro degli Atti degli Apostoli si apre con un forte richiamo al Vangelo di Luca, dove è stato trattato «tutto quello che Gesù fece dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo», e poi passa a descrivere quel prezioso tempo supplementare di quaranta giorni caratterizzato dalle apparizioni del Risorto che continua a parlare del regno di Dio. Queste apparizioni non sono visioni o manifestazioni di fantasmi, ma incontri autentici con una persona, o meglio con il Vivente.
Le apparizioni hanno una finalità specifica: appartengono alla pedagogia divina di formare gli apostoli ad essere i discepoli del Risorto, in un tempo simbolico che rimanda a un tempo utile alla crescita e alla maturazione.
Il Risorto, che predilige gli ambiti conviviali, fa come sempre della mensa il luogo della consegna di perle preziose. Ed è stando ancora ad una mensa che sottolinea il realismo corporeo della sua risurrezione, e invita gli apostoli a restare a Gerusalemme in attesa che si compia la promessa del Padre: il battesimo o l’effusione dello Spirito Santo. Il tema dell’effusione dello Spirito scatena la domanda degli apostoli, ancora attaccati a visioni vecchie e stantie, che immediatamente lo associano, come accade nella tradizione apocalittica, all’inaugurazione del regno messianico in Israele tanto da sentirsi autorizzati a chiedere la data precisa del compiersi di questi eventi che rimandano agli «ultimi tempi». Il Risorto però non cede all’ansia del tempo e chiede agli apostoli di purificare la loro idea della rinascita di un rinnovato regno davidico e di fidarsi dell’opera del Padre, attendendo la
dynamis dello Spirito e investendosi in una testimonianza missionaria capace di irradiarsi con forza da Gerusalemme per travalicare i confini di Israele e raggiungere le periferie del mondo. ....
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