“Tra i «luoghi» in cui la vostra presenza mi sembra maggiormente necessaria e significativa – e rispetto ai quali un eccesso di prudenza condannerebbe all’irrilevanza – c’è innanzitutto la famiglia”.
Prende le mosse dal discorso di Papa Francesco ai Vescovi italiani l’intervento del direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute, intervenuto mercoledì 8 per il XXX Convegno nazionale dell’Associazione Italiana Pastorale Sanitaria (Assisi, 6-9 ottobre), incentrato sul tema La famiglia nella gioia e nel dolore.
In questa prospettiva, don Carmine Arice ha fatto suo l’invito a “testimoniare la centralità e la bellezza” della famiglia, la quale è “soggetto di pastorale della salute ogni qual volta è testimone credibile del Vangelo della vita, anzitutto prendendosi cura della sue membra sofferenti”.
Nel contempo – ha aggiunto il sacerdote – la famiglia è anche destinataria di pastorale della salute, “oggetto” privilegiato della sua attenzione, perché, come scrivono i Vescovi nella Nota pastorale del 2006, “l’intera famiglia viene infatti investita dagli eventi legati alla malattia, con ripercussioni notevoli sulle relazioni tra i suoi membri e, in generale, sull’equilibrio della struttura familiare”.
In particolare, nel suo articolato intervento (in allegato)don Arice ha sottolineato la missione riassunta nel verbo «accompagnare»: “La famiglia chiede compagni di viaggio che sostengano i passi indeboliti di chi lotta con la malattia e il dolore; chiede operatori capaci di accompagnare la perdita di certezze e aiutare un futuro che la malattia ha reso oscuro, con un rapporto empatico capace di essere mediazione e sacramento di quella speranza che viene dall’Alto. Lo sforzo a cui è chiamata la comunità cristiana, dunque, primo soggetto di pastorale della salute è accompagnare la famiglia. E l’accompagnamento pastorale è anzitutto ascolto vero, un ascolto che cura e che sana”.