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sabato 22 Giugno 2024

Ufficio delle letture

SANTI GIOVANNI FISHER, VESCOVO E TOMMASO MORE, MARTIRI - MEMORIA FACOLTATIVA
Grandezza Testo A A A
V.
O Dio, vieni a salvarmi

R.
Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre e al Figlio
   e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
   nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.
Questa introduzione si omette quando si comincia l'Ufficio con l'Invitatorio.
INNO
Gerusalemme nuova,
immagine di pace,
costruita per sempre
nell’amore del Padre.
Tu discendi dal cielo
come vergine sposa,
per congiungerti a Cristo
nelle nozze eterne.
Dentro le tue mura,
risplendenti di luce,
si radunano in festa
gli amici del Signore:
pietre vive e preziose,
scolpite dallo Spirito
con la croce e il martirio
per la città dei santi.
Sia onore al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo,
al Dio trino ed unico
nei secoli sia gloria. Amen.

 
Oppure:
 
Rex glorióse mártyrum,
coróna confiténtium,
qui respuéntes térrea
perdúcis ad cæléstia.
Aurem benígnam prótinus
appóne nostris vócibus;
tropæa sacra pángimus,
ignósce quod delíquimus.
Tu vincis in martyribus
parcéndo confessóribus;
tu vince nostra crimina
donándo indulgéntiam.
Præsta, Pater piíssime,
Patríque compar Unice,
cum Spíritu Paráclito
regnans per omne sæculum. Amen.
1 ant.
Ringraziamo Dio per la sua misericordia:
          ha fatto prodigi a salvezza dell’uomo.
SALMO 106    Ringraziamento per la liberazione

Questa è la parola che Dio ha inviato ai figli d’lsraele
recando la buona novella della pace, per mezzo di
Gesù Cristo, che è il Signore di tutti
(At 10, 36).

I    (1-16)
Celebrate il Signore perché è buono, *
   perché eterna è la sua misericordia.
Lo dicano i riscattati del Signore, *
   che egli liberò dalla mano del nemico
e radunò da tutti i paesi, †
   dall’oriente e dall’occidente, *
   dal settentrione e dal mezzogiorno.
Vagavano nel deserto, nella steppa, *
   non trovavano il cammino
   per una città dove abitare.
Erano affamati e assetati, *
   veniva meno la loro vita.
Nell’angoscia gridarono al Signore *
   ed egli li liberò dalle loro angustie.
Li condusse sulla via retta, *
   perché camminassero verso una città dove abitare.
Ringrazino Dio per la sua misericordia: *
   ha fatto prodigi a salvezza dell’uomo;
poiché saziò il desiderio dell’assetato, *
   e l’affamato ricolmò di beni.
Abitavano nelle tenebre e nell’ombra di morte, *
   prigionieri della miseria e dei ceppi,
perché si erano ribellati alla parola di Dio *
   e avevano disprezzato il disegno dell’Altissimo.
Egli piegò il loro cuore sotto le sventure; *
   cadevano e nessuno li aiutava.
Nell’angoscia gridarono al Signore *
   ed egli li liberò dalle loro angustie.
Li fece uscire dalle tenebre e dall’ombra di morte *
   e spezzò le loro catene.
Ringrazino Dio per la sua misericordia: *
   ha fatto prodigi a salvezza dell’uomo;
perché ha infranto le porte di bronzo *
   e ha spezzato le sbarre di ferro.
1 ant.
Ringraziamo Dio per la sua misericordia:
          ha fatto prodigi a salvezza dell’uomo.
2 ant.
Abbiamo veduto, o Dio, le tue opere,
          le meraviglie che hai fatto per noi.
II    (17-32)
Stolti per la loro iniqua condotta, *
   soffrivano per i loro misfatti;
rifiutavano ogni nutrimento *
   e già toccavano le soglie della morte.
Nell’angoscia gridarono al Signore *
   ed egli li liberò dalle loro angustie.
Mandò la sua parola e li fece guarire, *
   li salvò dalla distruzione.
Ringrazino Dio per la sua misericordia: *
   ha fatto prodigi a salvezza dell’uomo.
Offrano a lui sacrifici di lode, *
   narrino con giubilo le sue opere.
Coloro che solcavano il mare sulle navi *
   e commerciavano sulle grandi acque,
videro le opere del Signore, *
   i suoi prodigi nel mare profondo.
Egli parlò e fece levare un vento burrascoso *
   che sollevò i suoi flutti.
Salivano fino al cielo, †
   scendevano negli abissi; *
   la loro anima languiva nell’affanno.
Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi, *
   tutta la loro perizia era svanita.
Nell’angoscia gridarono al Signore *
   ed egli li liberò dalle loro angustie.
Ridusse la tempesta alla calma, *
   tacquero i flutti del mare.
Si rallegrarono nel vedere la bonaccia *
   ed egli li condusse al porto sospirato.
Ringrazino Dio per la sua misericordia: *
   ha fatto prodigi a salvezza dell’uomo.
Lo esaltino nell’assemblea del popolo, *
   lo lodino nel consesso degli anziani.
2 ant.
Abbiamo veduto, o Dio, le tue opere,
          le meraviglie che hai fatto per noi.
3 ant.
I giusti vedano le opere di Dio,
          ne gioiscano e comprendano il suo amore.
III    (33-43)
Ridusse i fiumi a deserto, *
   a luoghi aridi le fonti d’acqua
e la terra fertile a palude *
   per la malizia dei suoi abitanti.
Ma poi cambiò il deserto in lago, *
   e la terra arida in sorgenti d’acqua.
Là fece dimorare gli affamati *
   ed essi fondarono una città dove abitare.
Seminarono campi e piantarono vigne, *
   e ne raccolsero frutti abbondanti.
Li benedisse e si moltiplicarono, *
   non lasciò diminuire il loro bestiame.
Ma poi, ridotti a pochi, furono abbattuti, *
   perché oppressi dalle sventure e dal dolore.
Colui che getta il disprezzo sui potenti, *
   li fece vagare in un deserto senza strade.
Ma risollevò il povero dalla miseria *
   e rese le famiglie numerose come greggi.
Vedono i giusti e ne gioiscono *
   e ogni iniquo chiude la sua bocca.
Chi è saggio osservi queste cose *
   e comprenderà la bontà del Signore.
3 ant.
I giusti vedano le opere di Dio,
          ne gioiscano e comprendano il suo amore.
V.
La tua fedeltà fino alle nubi, o Signore,

R.
il tuo giudizio come il grande abisso.
PRIMA LETTURA
Dal libro dei Giudici
16, 4-6. 16-31
Perfidia di Dalila e morte di Sansone
   In quei giorni Sansone si innamorò di una donna della valle di Sorek, che si chiamava Dalila. Allora i capi dei Filistei andarono da lei e le dissero: «Seducilo e vedi da dove proviene la sua forza così grande e come potremmo prevalere su di lui per legarlo e domarlo; ti daremo ciascuno mille e cento sicli d’argento». Dalila dunque disse a Sansone: «Spiegami: da dove proviene la tua forza così grande e in che modo ti si potrebbe legare per domarti?».
   Poiché essa lo importunava ogni giorno con le sue parole e lo tormentava, egli ne fu annoiato fino alla morte e le aprì tutto il cuore e le disse: «Non è mai passato rasoio sulla mia testa, perché sono un nazireo di Dio dal seno di mia madre; se fossi rasato, la mia forza si ritirerebbe da me, diventerei debole e sarei come un uomo qualunque». Allora Dalila vide che egli le aveva aperto tutto il cuore, mandò a chiamare i capi dei Filistei e fece dir loro: «Venite su, questa volta, perché egli mi ha aperto tutto il cuore». Allora i capi dei Filistei vennero da lei e portarono con sé il denaro. Essa lo addormentò sulle sue ginocchia, chiamò un uomo adatto e gli fece radere le sette trecce del capo. Egli incominciò a infiacchirsi e la sua forza si ritirò da lui. Allora essa gli gridò: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!». Egli, svegliatosi dal sonno, pensò: «Io ne uscirò come ogni altra volta e mi svincolerò». Ma non sapeva che il Signore si era ritirato da lui. I Filistei lo presero e gli cavarono gli occhi; lo fecero scendere a Gaza e lo legarono con catene di rame. Egli dovette girare la macina nella prigione.
   Intanto la capigliatura, che gli avevano rasata, cominciava a ricrescergli. Ora i capi dei Filistei si radunarono per offrire un gran sacrificio a Dagon loro dio e per far festa. Dicevano:
«Il nostro dio ci ha messo nelle mani
Sansone nostro nemico».
   Quando il popolo lo vide, cominciò a lodare il suo dio e a dire:
«Il nostro dio ci ha messo nelle mani
Sansone nostro nemico,
che ci devastava il paese
e che ha ucciso tanti dei nostri».
   Nella gioia del loro cuore dissero: «Chiamate Sansone perché ci faccia divertire!». Fecero quindi uscire Sansone dalla prigione ed egli si mise a fare giochi alla loro presenza. Poi lo fecero stare fra le colonne. Sansone disse al fanciullo che lo teneva per la mano: «Lasciami pure; fammi solo toccare le colonne sulle quali posa la casa, così che possa appoggiarmi ad esse». Ora la casa era piena di uomini e di donne; vi erano tutti i capi dei Filistei e sul terrazzo circa tremila persone fra uomini e donne, che stavano a guardare, mentre Sansone faceva giochi. Allora Sansone invocò il Signore e disse: «Signore, ricordati di me! Dammi forza per questa volta soltanto, Dio, e in un colpo solo mi vendicherò dei Filistei per i miei due occhi!». Sansone palpò le due colonne di mezzo, sulle quali posava la casa; si appoggiò ad esse, all’una con la destra, all’altra con la sinistra. Sansone disse: «Che io muoia insieme con i Filistei!». Si curvò con tutta la forza e la casa rovinò addosso ai capi e a tutto il popolo che vi era dentro. Furono più i morti che egli causò con la sua morte di quanti aveva uccisi in vita. I suoi fratelli e tutta la casa di suo padre scesero e lo portarono via; risalirono e lo seppellirono fra Zorea ed Estaol nel sepolcro di Manoach suo padre. Egli era stato giudice d’Israele per venti anni.
 
RESPONSORIO      Sal 42, 1; 30, 4; Gdc 16, 28
R.
Fammi giustizia, o Dio; difendi la mia causa
contro gente infedele.
*
Tu sei la mia fortezza
e il mio baluardo.

V.
Ricordati di me, Signore, rendimi forte.

R.
Tu sei la mia fortezza e il mio baluardo.
SECONDA LETTURA
Dalla «Lettera» di Tommaso More, scritta in carcere alla figlia Margaret Roper.
(Da: Correspondence, ed. by E. F. Rogers,
Princeton, 1947, pp. 530-532)
Mi rimetto interamente a Dio,
sperando pienamente in lui
   Mia cara Margherita, io so che, per la mia cattiveria, meriterei di esser abbandonato da Dio, tuttavia non posso che confidare nella sua misericordiosa bontà, poiché la sua grazia mi ha fortificato sino ad ora e ha dato tanta serenità e gioia al mio cuore da rendermi del tutto disposto a perdere i beni, la patria e persino la vita, piuttosto che giurare contro la mia coscienza. Egli ha reso il re favorevole verso di me, tanto che finora si è limitato a togliermi solo la libertà. Dirò di più. La grazia di Dio mi ha fatto così gran bene e dato tale forza spirituale da farmi considerare la carcerazione come il principale dei benefici elargitimi.
   Non posso, perciò, dubitare della grazia di Dio. Se egli lo vorrà, potrà mantenere benevolo il re nei miei riguardi, al fine che non mi faccia alcun male. Ma se decide ch’io soffra per i miei peccati, la sua grazia mi darà certo la forza di accettare tutto pazientemente, e forse anche gioiosamente. La sua infinita bontà, per i meriti della sua amarissima passione, farà sì che le mie sofferenze servano a libe-armi dalle pene del purgatorio e anzi ad ottenermi la ricompensa desiderata in cielo.
   Dubitare di lui, mia piccola Margherita, io non posso e non voglio, sebbene mi senta tanto debole. E quand’anche io dovessi sentire paura al punto da essere sopraffatto, allora mi ricorderei di san Pietro, che per la sua poca fede cominciò ad affondare nel lago al primo colpo di vento, e farei come fece lui, invocherei cioè Cristo e lo pregherei di aiutarmi. Senza dubbio allora egli mi porgerebbe la sua santa mano per impedirmi di annegare nel mare tempestoso. Se poi egli dovesse permettere che imiti ancora in peggio san Pietro, nel cedere, giurare e sper- giurare (me ne scampi e liberi nostro Signore nella sua amorosissima passione, e piuttosto mi faccia perdere, che vincere a prezzo di tanta bassezza), anche in questo caso non cesserei di confidare nella sua bontà, sicuro che egli porrebbe su di me il suo pietosissimo occhio, come fece con san Pietro, e mi aiuterebbe a rialzarmi e confessare nuovamente la verità, che sento nella mia coscienza. Mi farebbe sentire qui in terra la vergogna e il dolore per il mio peccato.
   Ad ogni modo, mia Margherita, io so bene che senza mia colpa egli non permetterà mai che io perisca. Per questo io mi rimetto interamente in lui pieno della più forte fiducia. Ma facendo anche l’ipotesi della mia perdizione per i miei peccati, anche allora io servirei a lode della giustizia divina.
   Ho però ferma fiducia, Margherita, e nutro certa speranza che la tenerissima pietà di Dio salverà la mia povera anima e mi concederà di lodare la sua misericordia. Perciò, mia buona figlia, non turbaremai il tuo cuore per alcunché mi possa accadere in questo mondo. Nulla accade che Dio non voglia, ed io sono sicuro che qualunque cosa avvenga, per quanto cattiva appaia, sarà in realtà sempre per il meglio.
 
RESPONSORIO
R.
Nei tormenti i martiri di Cristo, rivolti al cielo,
imploravano:
*
aiutaci, Signore, a compiere
la tua opera in modo perfetto.

V.
Assisti i tuoi servi e l’opera delle tue mani;

R.
aiutaci, Signore, a compiere la tua opera in modo
perfetto.
ORAZIONE
   O Dio, che nella passione dei martiri doni alla tua Chiesa la testimonianza suprema della fede, concedi anche a noi, per intercessione dei santi Giovanni Fisher e Tommaso More, la forza di esprimere con la vita il credo che professiamo. Per il nostro Signore.
       Benediciamo il Signore.

       R.
Rendiamo grazie a Dio.

Memoria facoltativa

SANTI GIOVANNI FISHER, VESCOVO E TOMMASO MORE, MARTIRI - MEMORIA FACOLTATIVA
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