Innanzitutto all’Eminentissimo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi e della Pontificia Commissione per l’America latina che presiede questa Eucaristia e la Benedizione del tempio ricostruito. La presenza del caro Cardinale ci fa avvertire – e gustare – anche la presenza del Santo Padre Benedetto XVI che conosce bene l’iter di questa ricostruzione e ha benedetto – largamente e di cuore – la presente apertura.
Ugualmente sincero e sentito è il ringraziamento rivolto allo Stato, e in primis al Presidente della Repubblica, On. Giorgio Napolitano che diede all’inizio, allora Ministro dell’Interno un input decisivo a questa ricostruzione. Basta citare l’Ordinanza n. 2857 del 1 Ottobre 1998, firmata Giorgio Napolitano Ministro dell’interno. Il Presidente del Consiglio era Romano Prodi: oggi presente tra noi a testimonianza della fattiva partecipazione del suo Governo e di tutti i Governi che si sono succeduti dalla caduta della Cattedrale alla rinascita odierna (13 Marzo 1996 – 18 Giugno 2007).
Con ammirazione e stima estendo il nostro ringraziamento “ecclesiale”: a Sua Ecc. Mons. Giuseppe Bertello, Nunzio Apostolico in Italia, a Sua Ecc. Mons. Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, a Sua Ecc. Mons. Giuseppe Betori, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana. Fraternamente ringraziando, poi, i carissimi Arcivescovi e Vescovi di Sicilia con l’Ecc.mo Presidente della CESi Mons. Paolo Romeo, mi si permetta di menzionare in modo peculiare il mio amatissimo Predecessore, Sua Ecc. Mons. Salvatore Nicolosi: il vero “martire” di questa Cattedrale, che col suo sacrificio, come il chicco di grano sofferente tra le zolle, ci ha reso possibile questa stupenda mietitura. Profitto qui per un omaggio anche a quella Magistratura che ha saputo, allora, difendere ed elogiare il suo operato.
Il grazie allo Stato coinvolge – ovviamente, ma è bene esplicitarlo – la nostra cara Regione Siciliana col suo Presidente, On. Salvatore Cuffaro e tutti gli altri componenti dell’ARS.
Degno, poi, di ammirazione e ringraziamento è stato il lavoro generoso e sinergico – al di là degli schieramenti politici – di tutti i parlamentari nazionali e regionali della Diocesi, come pure di tutti i Sindaci, Amministratori e Consiglieri comunali della Città di Noto.
Sempre in questo contesto vogliamo ricordare e ringraziare l’opera indefessa del Dipartimento di Protezione Civile con i due intelligenti Capi che si sono succeduti: il Dott. Franco Barberi e il Dott. Guido Bertolaso e i validi collaboratori. Non è possibile, poi, non evidenziare il ruolo determinante e sempre vigile dei Prefetti di Siracusa: Priore, Di Pace, Alecci e, attualmente, Dott. Basile, Commissari Delegati per la ricostruzione della Basilica di Noto; coadiuvati dal RUP e, nella loro competenza, da tutte le autorità e componenti dell’ordine pubblico e militare.
Un capitolo a sé di doveroso e corale ringraziamento meritano le tre categorie tecniche che hanno lavorato con vera passione – coadiuvate da una validissima e competente Commissione nazionale –: la Direzione dei lavori e in primo luogo gli abilissimi e ben preparati Arch. Salvatore Tringali e Ing. Roberto De Benedictis; l’Impresa Donati con tutto il Personale altamente qualificato; la Maestranza, con i generosi ed entusiasti operai.
In tutto questo impegnativo lavoro abbiamo sentito costantemente vicini i vari Mezzi di Comunicazione sociale – nazionali, regionali e comunali – e sono stati puntualmente sentinelle di incoraggiamento e di sprone.
Avviandomi alla conclusione, mi preme qui ribadire, ancora una volta, quanto ho detto e scritto ripetutamente in tutti questi anni. La ricostruzione della nostra mirabile Cattedrale ha un triplice spessore, un vero Trittico: 1) di fede, innanzitutto, perché è “casa di Dio”, destinata alla preghiera e all’ascolto della Parola; 2) di cultura: essendo, certamente, l’espressione più rinomata – una maestosa icona! – del Barocco di Noto; 3) di sano e fiducioso meridionalismo: per una valida spinta al superamento dell’atavico e diffuso senso di fatalismo, di rinuncia e di “delega”.
Nell’evidenziare, infine, il vitale rapporto che intercorre tra Chiesa di pietre materiali e Chiese di pietre “vive”, mi piace riportare le parole dell’allora Card. Ratzinger, ora Benedetto XVI, in occasione del millenario della Cattedrale di Magonza: «Lo Spirito edifica le pietre, non viceversa … Dove lo Spirito non edifica, le pietre diventano mute …, restano musei, monumento del passato … Solo la fede può tener vive le Cattedrali. E la domanda che il duomo pone a noi oggi è se noi abbiamo la forza della fede per dargli un presente e un futuro».
Per questo, adesso, sentiamo ripeterci dal Crocifisso quanto ebbe a dire a Francesco d’Assisi: “va, edifica – costruisci la mia Chiesa” … e non intendeva riferirsi solo a quella materiale. In tutta la ricostruzione della Cattedrale, è stato questo l’impegno costante e prioritario che, adesso, deve potenziarsi.