Questo nostro incontro nazionale ha luogo a poco meno di dieci anni dalla prima sobria ideazione di quell’itinerario complesso, articolato e di lunga gittata che è il “progetto culturale”. Nella prolusione al Consiglio episcopale permanente del 19 settembre 1994 indicavo alcune linee che avrebbero potuto essere le direttrici di un rinnovato “impegno culturale della Chiesa in Italia”. “La cultura – dicevo in quella prolusione – costituisce il terreno fondamentale di crescita, o invece di alienazione e deviazione, delle persone e delle comunità, e così anche lo spazio privilegiato di incarnazione del Vangelo e di confronto con altre e diverse visioni della vita. Per la Chiesa e per ciascun credente la sollecitudine e l’impegno riguardo agli indirizzi e agli sviluppi della cultura non è dunque una forma di evasione da più concrete responsabilità pastorali o sociali; vuol dire invece farsi carico di quegli ambiti nei quali maturano le condizioni dei modi di pensare, delle scelte e dei comportamenti religiosi e morali”.
Nei dieci anni trascorsi da allora molti sono stati gli apporti che quella prima traccia ha ricevuto. Fondamentale per una più precisa e condivisa definizione di questa impresa comune, è stato il Convegno ecclesiale di Palermo del novembre 1995. In quella occasione divenne consapevolezza di tanti che l’evangelizzazione e la testimonianza della carità non potevano prescindere da una dimensione costitutiva dell’esistenza quale è la cultura e che, perciò, esse non dovevano escludere dalla loro concreta realizzazione un investimento di energie e di risorse nei campi della ricerca, della formazione, della comunicazione e, più in generale, dell’espressione della condizione umana nelle varie forme del pensiero e dell’arte. Dopo l’Assemblea generale dei Vescovi dell’11-14 novembre 1996 su “Progetto culturale e comunicazione sociale” e la successiva pubblicazione, da parte della Presidenza della CEI, del documento “programmatico” Progetto culturale orientato in senso cristiano.
Una prima proposta di lavoro (28 gennaio 1997), il Servizio nazionale ha iniziato a operare per mettere in rete tanti esperti, referenti diocesani, centri culturali cattolici, aggregazioni laicali, facoltà teologiche e centri di studio della teologia, riviste di cultura religiosa, associazioni a diverso titolo impegnate nell’interazione tra il messaggio cristiano e la vita professionale e sociale.
Il “cantiere” del progetto culturale si è costituito progressivamente grazie al lavoro di tutti voi, che avete accolto l’invito dei Vescovi e avete assicurato un coinvolgimento pieno e propositivo in un’opera dai contorni mai esattamente circoscritti e proprio per questo largamente aperta al contributo della creatività di ciascuno.
A partire dalle idee che avete realizzato e che continuate a realizzare nelle varie attività di animazione culturale del territorio in cui vivete, si viene lentamente configurando una presenza ecclesiale che, insieme all’impegno nella liturgia, nella catechesi e nel servizio della carità, rende ragione della pertinenza del cristianesimo nelle problematiche della vita degli uomini e delle donne del nostro tempo.Non v’è più, quindi, l’esigenza di indicare i motivi che fondano l’iniziativa del progetto culturale. E un passaggio, questo, che si può dire compiuto.
Anche gli Orientamenti pastorali del decennio in corso hanno dato un contribuito rilevante in questo senso, sottolineando che “tutte le Chiese particolari e ciascuna delle nostre piccole o grandi comunità devono prestare attenzione a questa conversione culturale, in modo che il Vangelo sia incarnato nel nostro tempo per ispirare la cultura e aprirla all’accoglienza integrale di tutto ciò che è autenticamente umano” (n. 50).
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