Politica , Società

Prolusione del Card. Camillo Ruini al Consiglio Episcopale Permanente – sessione 20/22 gennaio 2003

Prolusione del Card. Camillo Ruini al Consiglio Episcopale Permanente - sessione 20/22 gennaio 2003

Venerati e cari Confratelli, dopo l´Assemblea Generale di Collevalenza, riprendiamo le riunioni del nostro Consiglio, anche con l´intento di concretizzare ulteriormente ciò che a Collevalenza è stato prospettato riguardo al Convegno ecclesiale nazionale di metà decennio. Lavoreremo confortati dalla nostra comunione e fraterna solidarietà, avendo come sempre di mira la propagazione del Vangelo e il bene del nostro popolo. Affidiamo queste giornate al Signore onnipresente e misericordioso, chiedendogli di illuminarci e guidarci con il suo Santo Spirito.
1. Il nostro primo pensiero va, come sempre, al Santo Padre che, incurante delle difficoltà fisiche, continua ad offrire al mondo una impressionante testimonianza di fede, di amore e di dedizione. La sua voce in questi ultimi tempi si è alzata, con speciale forza ed insistenza, a difendere e promuovere la pace: così nel discorso del 21 dicembre alla Curia Romana, a Natale e nel primo giorno del nuovo anno. Il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace ha richiamato, come “impegno permanente”, l´insegnamento della grande Enciclica di Giovanni XXIII Pacem in terris, nel quarantesimo anniversario della sua pubblicazione, sottolineandone il valore profetico per il cammino attuale e futuro dell´umanità e richiamando i quattro pilastri della verità, della giustizia, dell´amore e della libertà, a partire dai quali è possibile perseguire in concreto il “bene comune universale” e costruire un´autentica cultura di pace. Soprattutto nel discorso del 13 gennaio al Corpo Diplomatico il Papa ha affrontato in maniera circostanziata i punti più caldi della situazione mondiale, alla luce dei grandi principi etici e giuridici che devono reggere la convivenza umana, come il rispetto dei diritti, a cominciare dal fondamentale diritto alla vita, e il dovere della solidarietà: in essi trova espressione concreta “il valore primordiale della legge naturale”. La guerra, dunque, “non è mai una fatalità”, o “un mezzo come un altro, da utilizzare per regolare i contenziosi tra le Nazioni”: è sempre, invece, “una sconfitta dell´umanità”. Perciò, in rapporto al conflitto sempre più tragico che oppone israeliani e palestinesi e che rappresenta il più grave e minaccioso focolaio di tensioni a livello internazionale, il Papa ribadisce che la sua soluzione non potrà mai essere imposta attraverso il terrorismo e la forza delle armi: al contrario, i due popoli “sono chiamati a vivere fianco a fianco, ugualmente liberi e sovrani, rispettosi l´uno dell´altro”. Non meno forte l´appello del Santo Padre ad evitare la guerra che potrebbe abbattersi sulle già tanto provate popolazioni dell´Iraq. Non vogliamo rinunciare alla speranza che questa guerra possa alla fine essere evitata: serve a tale scopo l´impegno sincero di tutte le parti in causa, nella linea indicata dalle risoluzioni delle Nazioni Unite. Non si tratta, cioè, di venir meno a quella solidarietà occidentale che è stata e che deve rimanere – in un mondo insidiato da minacce cangianti ma sempre terribilmente pericolose, tra cui anzitutto il terrorismo internazionale che ha dato a fine anno nuove orrende prove di sé in Cecenia, nello Yemen e forse nelle Filippine – garanzia di pace, di sicurezza, di libertà e di sviluppo, ma al contrario di avvalorare tale solidarietà e di renderla più capace di affrontare i problemi e le sfide che si delineano all´orizzonte, ancorandola più saldamente, e in una prospettiva davvero universale, a quei principi e valori umanistici che sono la sua più solida e durevole fonte di legittimità e forza propulsiva. Operando in questa direzione, la Chiesa – che guarda al mondo intero senza alcuna parzialità – non si estrania dunque dall´Occidente, ma lo aiuta ad esprimere il meglio di sé, a conferma del fatto che il cristianesimo costituisce la sua anima più profonda e più capace di futuro. Nel suo discorso al Corpo Diplomatico il Papa ha giustamente insistito sulla possibilità di cambiare in meglio il corso degli eventi, attraverso il nostro responsabile impegno, e ha mostrato come questa possibilità giunga a realizzarsi anche in situazioni, come quelle dell´Africa, che pur rimangono oppresse da enormi e spaventosi problemi: attualmente in particolare i conflitti che scuotono la Costa D´Avorio e la Repubblica Centroafricana, gravidi di gravissimi pericoli per quelle popolazioni. Ha inoltre alzato la sua voce a difesa di tutti i cristiani che “sono ancora vittima di violenza e d´intolleranza”, richiamando con forza il dovere degli Stati di vigilare affinché la libertà religiosa sia effettivamente garantita a tutti. La lunga lista di nostri fratelli, testimoni della fede e della carità di Cristo, che sono stati uccisi in varie parti del mondo nel corso del 2002 mostra con tragica evidenza quanto questa richiesta del Papa sia fondata, necessaria e urgente. Ad essa fanno eco, con insistenza ed energia crescenti, autorevoli uomini di cultura anche non credenti. Da ultimo il Santo Padre ha deplorato il fatto che nella Federazione Russa un Vescovo e alcuni sacerdoti siano impediti di ricongiungersi alle comunità affidate alla loro cura pastorale: rinnoviamo anche noi la pressante richiesta che questa situazione profondamente ingiusta abbia a cessare al più presto. Non possiamo, inoltre, non esprimere grave preoccupazione per quella minaccia alla pace che si sta accentuando in Estremo Oriente, con la decisione della Corea del Nord di ritirarsi dal trattato di non proliferazione nucleare: anche questa situazione richiede l´impegno chiaro, deciso e concorde delle maggiori Potenze, per chiudere tempestivamente la strada a sviluppi funesti. Accompagnamo con la preghiera l´insegnamento del Santo Padre e gli sforzi degli uomini di buona volontà, nell´intima convinzione che la pace, nelle sue molteplici forme e manifestazioni, è anzitutto dono di quel Dio che solo può operare con somma efficacia nel cuore degli uomini.

SEGRETERIA GENERALE

11 Marzo 2003

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