Venerati Confratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore,
al centro di questa festa, e di questa intensa giornata, noi troviamo Cristo.
E grazie a Lui, grazie al mistero del suo ascendere presso il Padre, che noi riusciamo a comprendere il senso, il significato della presenza di Pietro nella Chiesa e nel mondo di oggi. Grazie a ciò che Egli ci guadagna, ascendendo presso il Padre, noi possiamo amare la Chiesa e amare Pietro.
1. Che cosa vuol dire che Gesù ascende al Cielo? Non certo che il Signore se n’è andato in alto e lontano, in qualche specie di Iperuranio, irraggiungibile e impensabile. L’Ascensione di Cristo significa che Egli non appartiene più al mondo corruttibile, condizionato dalla morte, ma appartiene ormai completamente a Dio. Non solo, Egli conduce al cospetto di Dio il nostro essere umano, la nostra carne, il nostro sangue, per quanto trasfigurati. L’uomo acquista spazio in Dio, è portato fin dentro la vita stessa di Dio. E giacché Dio abbraccia l’intero cosmo, con l’ascensione al Cielo, Cristo non ha preso le distanze. Anzi, grazie al suo essere con il Padre, Egli è prossimo a ciascuno di noi. E ognuno di noi può rivolgersi a Lui, chiamarLo per nome, essere a portata della sua voce, trovarsi – se vuole – vicino al suo cuore. E se non vuole, può allontanarsi interiormente da Lui, può voltarGli le spalle, senza però che il Signore lo abbandoni, perché Egli ci aspetta sempre, non vede l’ora che noi siamo con Lui. Che noi siamo il suo Cielo, il suo Paradiso!
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S. Em. Card. Angelo Bagnasco