Carissimi Fratelli e Sorelle nel Signore
L’odierna solennità ci invita a guardare al cielo dove – potremmo dire con un sol colpo d’occhio – contempliamo la gloria di tutti i Santi. E’ forse, questa, una festa fuori moda, un sogno d’altri tempi? Ha ancora senso, oggi, parlare di santità? È ancora essa possibile? Ha qualcosa da dire all’uomo contemporaneo afferrato da tante preoccupazioni, oppresso da responsabilità temporali che sembrano non dare spazio all’anima?
A ben vedere, quanto più gli uomini sono immersi nella frenesia delle cose, tanto più sentono la nostalgia del mondo interiore, dell’anima, quel mondo spirituale e profondo, intimo e personalissimo, dove ciascuno trova la verità di se stesso, delle aspirazioni più profonde, dei sentimenti più alti. Sente il desiderio della libertà vera, quella che non è inseguita dall’incalzare dei bisogni finti o esasperati, ma spazia nel regno della bellezza e del bene. La fede cristiana non nega affatto la terra e il tempo, né il corpo con le sue esigenze, ma dichiara il primato dello spirito che, nella sua finitezza, rimanda all’Assoluto. L’esperienza lo ricorda ogni giorno: non sono le soddisfazioni materiali che riempiono il cuore e la vita, ma la bontà che riceviamo e che doniamo. E la bontà la riceviamo da Dio che ci ha donato la vita, da Cristo Gesù che con la croce ci ha redenti dal peccato, dallo Spirito Santo che illumina e riscalda perché Amore. La bontà la doniamo agli altri quando – là dove viviamo – usciamo dai nostri egoismi e ci incamminiamo sulla strada degli altri, verso chi tende la mano per chiedere attenzione e ascolto, parola umile e gesto d’amore.
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S. Em. Card. Angelo Bagnasco