Che cos’è che rende favorevole questo momento? Che cosa fa di questo un giorno di salvezza? In fondo è un giorno come altri, un inizio di giornata di lavoro in cui, al più, si comincia con un rito. Eppure noi crediamo che è vera la parola dell’apostolo, e non perché possiamo constatare fenomeni fuori dall’ordinario; dentro l’ordinarietà in realtà accade qualcosa, qualcosa che rianima perfino ciò che per qualcuno è ormai solo una convenzione da calendario; accade qualcosa che, soprattutto, non dipende da un nostro proposito o da un atto della nostra volontà. Non basterebbe, infatti, nessun pur fermo intendimento a rendere questo un tempo salvato se esso dovesse dipendere solo dalla nostra buona volontà e dal nostro impegno. Di fatto non pochi si adattano pigramente a pensare che dopo un tempo di baldoria è perfino conveniente avvezzarsi a usi più austeri e morigerati. Ma se la salvezza non ci viene da un Altro, la nostra buona volontà e i nostri migliori propositi sono destinati a infrangersi e ritrarsi come un’onda contro una scogliera rocciosa. Non viviamo più un tempo in cui i segni della liturgia parlavano spontaneamente il linguaggio del sacro, capace di trasmettere l’alterità del divino interpellante, quando la quaresima improntava anche il clima psicologico e culturale che tutti, o almeno tanti, accomunava in una attitudine al ripensamento e alla serietà, nella aspirazione al cambiamento di vita. Oggi siamo poveramente affidati alla forza della parola e all’ardore della fede, pure essi diventati rari in tempi di estenuata debolezza.
S.E. Mons. Mariano Crociata