La morte ha colto mons. Sergio Lanza in corsa, nel fervore di una serie di impegni, di propositi, di progetti che lo hanno animato fino alle ultime ore. Una circostanza, questa, che carica la sua scomparsa di significati che ci vengono affidati e che chiedono di essere decifrati e possibilmente assunti.
Di fronte a una morte, soprattutto quando sopraggiunge nel pieno delle attività, la prima reazione è di sgomento, di disorientamento, di pena; sentimenti a cui spesso subentra un senso di rassegnazione, quasi fatalistica, che apre la strada alla ripresa del ritmo ordinario subito assorbito dalle urgenze di quella corsa che per un tratto ancora – chissà fino a quando… – continuerà senza interruzioni. Il credente non si accontenta di questi automatismi emozionali e psicologici; percepisce altro e coltiva altra coscienza. Anche la morte di un uomo è una parola di Dio a cui le parole della Scrittura e della fede della Chiesa conferiscono eloquenza e accenti idonei a renderla almeno un po’ intellegibile. In questo momento in ognuno di noi sta risuonando un’eco di questa parola che domanda di essere accolta. Le risonanze a cui ora faccio spazio siano intonate al coro di pensieri e di emozioni che compongono l’armonia di questa celebrazione.
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S.E. Mons. Mariano Crociata