La Presidenza della C.E.I., consapevole dell´importanza della questione femminile e del grande contributo che il documento del Santo Padre offre alla sua genuina comprensione e soluzione, desidera accompagnare fin dall´inizio il documento stesso con una presentazione che aiuti a coglierne il valore e stimoli ad approfondirne i contenuti.
1. – La lettera apostolica “Mulieris dignitatem” è datata nella solennità dell´Assunzione di Maria Santissima. Giunge al termine dell´Anno Mariano, come il compimento di un desiderio e di una volontà espressi dal Santo Padre nell’Enciclica “Redemptoris Mater”. Questa circostanza ricorda a tutti noi che in Maria, la Vergine Madre di Dio, si sono manifestate e attuate in pienezza la dignità e la vocazione della donna. Maria è l´archetipo di tutti gli essere umani, uomini e donne, chiamati alla comunione di amore con Dio. In particolare è l´archetipo della donna perchè ha vissuto la comunione di amore con Dio in una forma che è propria ed esclusiva della donna: l´unione tra madre e figlio.
2. – Sono molteplici e gravi i problemi sollevati dalla nostra cosidetta “questione femminile”: problemi psicologici, economici, sociali, giuridici, politici; culturali soprattutto, perché le profonde e rapide trasformazioni del nostro mondo hanno avuto una particolare incidenza sulla “immagine” della donna. Di qui la ricerca non facile di una ridefinizione dei ruoli e dei compiti della donna, anzi della sua stessa “identità”.
La lettera del Papa conosce questi mutamenti e questi problemi e intende offrire un contributo di chiarificazione e di soluzione. A tal fine scende alle loro radici e delinea gli elementi permanenti, essenziali e irrinunciabili della dignità e della vocazione della donna. Da questi occorre ripartire, se si vuole dare una risposta vera ed efficace alle difficoltà e alle attese della donna nel mondo di oggi.
3.- Siamo quindi invitati a una meditazione, che ci introduce a contemplare l´eterno disegno di Dio sulla donna, pienamente rivelato in Gesù, il Figlio di Dio “nato da donna”.
Eil disegno del Creatore, che “al principio” crea l´uomo a immagine e somiglianza di Dio, e lo crea maschio e femmina. Dio li vuole come persone eguali e chiama i due alla comunione d´amore mediante la reciproca donazione. Quanto avviene nel matrimonio diventa così radice e paradigma dei rapporti interpersonali tra uomo e donna nella più ampia convivenza sociale.
Ma già “al principio” il peccato deforma il senso dei rapporti tra uomo e donna: l´uguaglianza, la comunione e la donazione sono minacciate e rovinate dalla disuguaglianza, dalla contrapposizione, dal dominio e dal possesso: “verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà” (Gen. 3,16). Le varie discriminazioni alle quali la donna è stata ed è tutt´ora soggetta trovano nel peccato delle origini e nei peccati successivi la loro fonte di spiegazione più profonda.
Sono discriminazioni che esigono di essere superate. Ciò è possibile, ciò diviene realtà mediante la salvezza donata da Cristo. Già alle origini questa salvezza è promessa e la vittoria sul male e sul Maligno riserva un posto particolare alla “donna” e alla sua stirpe. La donna, pur vittima del male, è chiamata a incarnare l´opposizione più radicale ad esso: “porrò inimicizia tra te e la donna” (Gen. 3,15).
4. – La meditazione del Papa tocca il suo vertice considerando la parola e il comportamento di Gesù verso la donna: in Cristo il disegno di Dio sulla donna è definitivamente rivelato e da Lui l´umanità redenta riceve la forza di viverlo in tutte le sue esigenze.
L´atteggiamento di Gesù verso la donna è del tutto libero dai condizionamenti tipici del suo tempo. Mentre respinge categoricamente le discriminazioni imposte alla donna, manifesta la “novità” del Vangelo nell´esaltare la vera dignità della donna e la vocazione corrispondente a questa dignità. La mette a parte dei misteri del Regno, la accoglie alla sua sequela, la fa prima annunciatrice della Risurrezione.
L´atteggiamento di Gesù costituisce la norma e la sorgente dell´atteggiamento della comunità cristiana in ogni tempo.
5. – La prospettiva teologica della lettera del Santo Padre aiuta a comprendere in profondità anche gli aspetti umani della dignità e vocazione della donna. Centrale e decisiva è l´affermazione della dignità personale della donna e nello stesso tempo del valore della sua femminilità. Come persona e come donna è chiamata a realizzarsi nella comunione con l´altro e nel dono sincero di sè. Possiamo cogliere così il significato eminentemente personalistico di due fondamentali dimensioni della vocazione di vita della donna, la maternità e la verginità, e comprendere la loro complementarietà, anche all´interno della stessa persona: a somiglianza di Maria, la Vergine Madre.
6. – La verità sulla donna, sulla sua dignità e sulla sua vocazione riceve un particolare approfondimento nella Lettera agli Efesini, che presenta il “grande mistero” dell´amore di Cristo: è l´amore di Cristo Sposo verso la Chiesa sua Sposa.
Non solo gli sposi cristiani devono amarsi come Cristo ama la sua Chiesa e realizzare così una “sottomissione reciproca nel timore di Cristo” (cfr Ef. 5,21). Tutti gli esseri umani sono chiamati ad essere la “Sposa” di Cristo: così il femminile diventa simbolo di tutto l´ “umano”.
7. – Il rapporto di amore tra Cristo e la Chiesa apre alla comprensione del “mistero” della Chiesa, nella quale l´unità di vita e di missione si esprime nella varietà delle funzioni. La Chiesa è un popolo sacerdotale in tutti i suoi membri, che partecipano all´unico sacerdozio di Cristo: il sacerdozio ministeriale si pone al servizio di questo sacerdozio comune o regale.
Cristo, in assoluta libertà e senza alcun condizionamento storico, ha scelto solo uomini come suoi apostoli, affidando loro il mandato di celebrare l´Eucaristia e di rimettere i peccati. In tutto il corso della sua storia la Chiesa ha coscienza di doversi attenere anche su questo punto alla volontà del suo Signore. È una volontà che si fa comprensibile alla luce del “grande mistero”: la “verità” dell´Eucaristia, come memoriale e riattualizzazione del sacrificio redentore, ossia del dono di amore di Cristo Sposo nei riguardi della Chiesa Sposa, trova la sua espressione “trasparente ed univoca” quando “il servizio sacramentale dell´Eucaristia, in cui il sacerdote agisce ´in persona Christi´, viene compiuto dall´uomo”.
Ma la diversità delle funzioni non intacca l´uguale dignità che appartiene all´uomo e alla donna per natura e per grazia; non compromette l´unità della vita e della missione della Chiesa. Del resto ogni funzione nella Chiesa è ordinata alla santità, con la quale la Chiesa Sposa risponde all´amore di Cristo, e nella gerarchia della santità il Concilio ha ricordato che proprio la “donna”, Maria di Nazareth, occupa il posto più alto ed è “figura” della Chiesa.
8. – Nella società non meno che nella Chiesa la donna è chiamata a vivere la sua dignità e la sua vocazione, che si colloca anzitutto nell´ordine dell´amore. Alei, come persona e nella sua femminilità, Dio affida in modo speciale ogni essere umano e tutto ciò che è essenzialmente umano. Urge la crescita della coscienza di questa missione femminile e della sua attuale decisiva importanza: in una società e in una cultura nelle quali lo sviluppo scientifico-tecnico è spesso unilaterale e distorto, il rischio che si corre è la graduale scomparsa della sensibilità per-la persona umana. Sotto questo profilo l´avvenire dell´umanità passa attraverso la donna.
9. – Mentre esprimiamo viva gratitudine al Santo Padre per questo nuovo dono del suo Magistero, rivolgiamo un triplice invito.
Il primo è alle donne, che sono le dirette interlocutrici della lettera del Papa. Le invitiamo a leggere e a meditare il documento: siamo certi che esso potrà fortemente arricchire l´esperienza della loro dignità e della loro vocazione, illuminandola con le intenzioni che nei riguardi della donna ha Dio Creatore e Redentore. Proprio queste intenzioni, che sono all´origine delle più recondite aspirazioni del cuore della donna, diventeranno motivo di fiducia e di sostegno nel compimento della loro missione nella società e nella Chiesa.
Il secondo invito è per gli uomini, chiamati sin dal “principio” a trovare nella donna un´altro “io”, nella comune umanità. Il grido gioioso di Adamo che trova nella donna una sorella e una moglie deve continuare a risuonare nella storia. Ma ciò è possibile se l´uomo prende coscienza delle responsabilità che gli appartengono, non solo nel rifiutare inammissibili discriminazioni, ma anche nell´accogliere e promuovere i doni e i compiti propri della donna. È in gioco l´arricchimento umano di entrambi.
Il terzo invito è rivolto a tutta la comunità cristiana del nostro Paese. Essa riceve dal Magistero della Chiesa il primo documento che in modo ampio e organico tratta dei fondamenti teologici e antropologici della dignità e della vocazione della donna. La comunità cristiana diventa così debitrice verso l´intera società: se la “questione femminile” deve interessare tutti e se per la sua soluzione tutti sono chiamati a dare il loro contributo, i credenti devono vivere il loro interesse e portare il proprio contributo impegnandosi a far si che la “novità evangelica”, quale risposta piena alle attese dell´uomo e della donna, trovi nel mondo attuale nuovo e più ampio spazio, per il bene di tutti.
Roma, 30 settembre 1988