Il 28 febbraio si chiudono le iscrizioni al prossimo anno scolastico. È un appuntamento a cui sono interessati gli alunni della scuola materna e quelli del primo anno delle altre scuole: elementare, media inferiore, media superiore e formazione professionale. All'atto dell'iscrizione occorre anche scegliere se avvalersi o non avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica; per tutti gli altri alunni vale la scelta espressa negli anni precedenti, a meno che non la si voglia modificare.
Vogliamo sperare che questa scelta non si riduca ad un atto burocratico, ma concluda una riflessione fatta in famiglia. Si tratta di una preziosa occasione per riflettere sul posto della religione, in particolare della religione cattolica, nella vita della persona e della società nel nostro Paese. Stiamo vivendo un momento storico non facile, in cui tutti sentiamo il bisogno di ritrovare valori ed evidenze etiche, pubbliche e private, che ridiano identità e orientamento a singoli e comunità. In questa ricerca la conoscenza della religione e di quella cattolica in specie rappresenta per tutti, credenti e non credenti, un necessario confronto con le radici storiche del nostro popolo e con una proposta di verità significativa per la vita di ogni uomo.
La scuola può e deve fare molto al riguardo. Scegliere positivamente a favore dell'insegnamento della religione cattolica ci sembra un gesto quasi naturale, per chi pensa che la scuola non debba ridursi alla trasmissione di informazioni e di capacità tecniche e pertanto non possa mettere da parte i grandi problemi della vita.
L'ignoranza in questo campo non è mai una scelta di libertà, tanto meno un valore. La possibilità di diminuire l'impegno scolastico, uscendo da scuola o restando abbandonati a se stessi, sembra allettare un numero sempre maggiore di studenti delle scuole superiori. Incoraggiare o anche solo tollerare questa tendenza non appare giustificabile per un'istituzione, come quella scolastica, che ha precise responsabilità educative. Facciamo appello ai giovani, perché assumano con impegno e coraggio la strada della conoscenza e del confronto. Invitiamo famiglie e docenti ad aiutare a motivare e maturare decisioni positive.
In questa prospettiva la presenza dell'insegnamento della religione cattolica nella scuola non è soltanto qualcosa di interno all'istituzione scolastica, ma un fatto che chiama alla condivisione e alla responsabilità. Ciò vale anzitutto per la comunità ecclesiale. Spetta ad essa presentare positivamente il valore per la crescita delle giovani generazioni, farne conoscere le finalità di servizio a credenti e non credenti, sostenere quanti vi sono direttamente impegnati come docenti e come istituzioni formative.
Auspichiamo che anche le altre espressioni della comunità civile guardino con fiducia a questo insegnamento. Esso non è proprietà della Chiesa cattolica, che pur collabora per la sua attivazione e il suo buon andamento. È un patrimonio di tutti, come strumento qualificato della scuola per l'educazione dei cittadini, offerto alla libera scelta di quanti vogliono piu conoscere per meglio comprendere se stessi e gli altri.
Roma, 8 febbraio 1996
LA PRESIDENZA
della Conferenza Episcopale Italiana