AI CONFRATELLI NELL’EPISCOPATO
ALLE LORO COMUNITA' DIOCESANE
E A TUTTO IL NOSTRO PAESE
Ai nostri fratelli nell'Episcopato, alle loro comunità diocesane e a tutti quanti avvertono il misterioso fascino del Natale, desideriamo porgere il nostro fervido augurio. Un pensiero particolare rivolgiamo a quanti soffrono perché soli, malati, perché incapaci di sperare, preoccupati della loro sicurezza affettiva o sociale o economica, perché bisognosi di verità e di amore per la propria esistenza.
Celebriamo un Natale in momenti non facili. La solennità liturgica non ci distoglie dalle comuni preoccupazioni; piuttosto, essa ci consente di assumerle su di noi con fiducia, senza prenderne paura.
Non siamo soli. Dio stesso è con noi; Egli è l'Emmanuele; non faremo la strada al buio: conosciamo nel Figlio di Dio, che a Betlemme si fa carico della nostra umanità, le vie della speranza e della pace. Possiamo camminare insieme.
Noi invitiamo, per questo, sacerdoti e fedeli a celebrare, con partecipazione consapevole e con profonda letizia, la liturgia del Natale.
Con lo stupore di Maria e con la sua fede, accogliamo Gesù, il Salvatore, e portiamone l'annuncio al mondo nella testimonianza fedele della nostra vita: «Sia gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama» (Lc 2, 14). Perché qui stanno le radici più stabili della speranza: saremo salvi, se daremo gloria a Dio operando per la pace degli uomini, nell'amore.
Prolunghiamo poi il nostro raccoglimento, come vuole la Chiesa, e sostiamo sul mistero dell'Incarnazione nel tempo liturgico del Natale. In questo itinerario, inseriamo anche la celebrazione della giornata mondiale della pace, che il Santo Padre ripropone a tutta l'umanità con un messaggio preciso e concreto: «No alla violenza, sì alla pace».
Siamo sicuri che ancora una volta troveremo, fra i protagonisti più disponibili per questa celebrazione, i più giovani. Il recente Sinodo dei Vescovi ci ha insegnato a conoscerli meglio e a dare maggiore credito alle risorse della loro responsabilità sul piano sociale ed ecclesiale.
Come a Pescara, in occasione del Congresso Eucaristico nazionale, essi hanno percepito con sicurezza e con letizia la centralità del giorno del Signore nelle nostre settimane, così ci aiuteranno a riporre in una chiara volontà di pace le attese del nuovo Anno.
Tutto fa prevedere che il 1978 sarà un anno impegnativo per il nostro Paese. Ritroveremo le aspirazioni pressanti alla giustizia sociale e le complesse difficoltà economiche che gravano soprattutto sui più poveri; e saremo ancora fortemente impegnati a dire «no» a quella spirale della violenza, che tante sofferenze fisiche e morali ha portato negli ultimi mesi.
Noi auspichiamo che tutti vogliano comprendere come la pacificazione del nostro Paese e il suo progresso spirituale e sociale dipendono dalla solidarietà che, senza confusioni e nella chiarezza delle scelte da fare, ciascuno sa assicurare in vista del bene comune.
Nessuno può chiudersi in se stesso o nell'ambito dell'interesse dei gruppi cui appartiene: nessuno può delegare agli altri ciò che dipende proprio da lui.
Vogliano i cristiani, per parte loro, essere responsabilmente presenti in tutti i settori della convivenza civile, con decisione, con lucida competenza, con genialità, al di fuori di ogni confusione e di ogni inquinamento per la propria fede. Mai come in questi tempi, infatti, ci è chiesto di essere noi stessi, per non far mancare al mondo la testimonianza viva degli originali valori in cui crediamo.
In questa luce, noi crediamo che si debba considerare la fiducia largamente concessa a quanti si sono resi disponibili per una gestione della scuola, ispirata ai valori umani e cristiani della nostra tradizione. A tali valori è stata data la testimonianza di energie popolari sane e promettenti, delle quali ringraziamo il Signore. Contro certe apparenze, esistono tra i genitori, i giovani, i docenti, il personale direttivo, il personale ausiliario della scuola segni di speranza per tutto il nostro Paese.
Coloro che sono stati eletti sono ora impegnati a promuovere – con l'esperienza che della scuola i cristiani hanno sempre avuto – un'azione coerente e adeguata alle attese del momento. Ad essi, come a quanti operano con particolari responsabilità nei più disparati settori dell'impegno sociale, dell'assistenza, della difesa e della promozione della vita, deve sempre essere vicina l'intera comunità cristiana.
A tutti rinnoviamo il nostro augurio, in fraterna comunione di preghiera.