Messaggio del Consiglio Permanente – 17.3.1981

Messaggio del Consiglio Permanente - 17.3.1981
Nel cuore della Chiesa, dei cristiani, di tanta gente pur sempre sensibile alle voci profonde dello Spirito, la Quaresima porta il mistero della passione, morte e risurrezione di Cristo Signore.
1. – Misurata su Cristo, Signore della vita, la morte si rivela come il segno massimo del peccato di un mondo che distrugge l'immagine di Dio; e come il culmine delle prepotenze sofferte dall'umanità di tutti i tempi.
In Adamo, in ciascun uomo, in tutto il creato, sommamente nel Figlio suo Gesù Cristo, tale immagine del Dio invisibile si diffonde con sovrabbondanza di amore e costituisce il fondamento di un inviolabile progetto di vita. A noi la responsabilità di accoglierlo nelle nostre mani.
2. – Sorretta da questa visione di fede, e da un costante impegno di conversione al Vangelo, la Chiesa si rende conto di essere oggi chiamata con nuove urgenze a difendere la vita.
Deve innanzitutto denunciare il diffondersi anche programmato di una cultura di morte, che affonda le proprie radici non solo nelle obiettive difficoltà del momento, ma in un profondo disorientamento ideologico e morale.
Ne sono gravissime espressioni, tra le altre, i gesti del terrorismo, della violenza, della delinquenza comune; le corse agli armamenti e il commercio spregiudicato delle armi; l'aggravata diffusione della droga; la persistente frequenza delle morti bianche; una sempre diffusa incoscienza nella circolazione stradale. Ne è ora un sintomo preoccupante il fatto che si arrivi a pensare di portare pace ricorrendo alla pena di morte.
3. – La Chiesa ammonisce, nel nome del Signore, che non è lecito uccidere e che è necessario prendere decisamente le distanze da chi coltiva prospettive di morte.
L'uomo che uccide, colpisce una creatura che è immagine di Dio. Anche quando fosse offuscata da gravissime colpe, tale immagine rimane sacra, può e deve essere redenta.
Il male non si vince con il male, la morte non si vince con la morte: si vince con la forza e l'intelligenza dell'amore.
4. – Tanto più grave è la violazione dell'immagine che Dio imprime in ciascuna creatura, quanto più questa è piccola e indifesa.
E mai è tanto piccola, mai così indifesa come quando, già essere umano, vive nel seno materno.
Di fronte alla perdurante piaga dell'aborto clandestino, alla mentalità abortista che si diffonde, all'impressionante numero di aborti praticati in questi ultimi anni, e di fronte alla tenace volontà di confermare e di allargare la legalità dell'aborto, ci si deve fortemente porre oggi anche in Italia una angosciosa domanda: perché la società contemporanea non sa più inorridire quando è davanti alla morte?
Il rischio più grave che essa può correre oggi è, tristemente, di non sapere più distinguere la morte dalla vita.
Per questo è compito particolare della Chiesa e del nostro ministero episcopale riaffermare innanzitutto che l'aborto procurato è morte, è l'uccisione di una creatura innocente.
Di conseguenza, la Chiesa considera la legislazione favorevole all'aborto procurato come una gravissima offesa dei diritti primari dell'uomo e del comandamento divino del «Non uccidere».
5. – Nessuno può avere atteggiamenti di accondiscendenza, o comunque passivi, di fronte alla realtà dell'aborto. Né è possibile illudersi che basti legalizzarlo, e sia lecito farlo, per sanarne le piaghe.
Nella mentalità e nelle strutture della società a cui apparteniamo, abbiamo tutti il dovere ,di promuovere una logica di vita e abbiamo il diritto che questa volontà sia debitamente riconosciuta.
E' per questo doveroso ricorrere a tutti i mezzi leciti, perché anche nella legislazione civile sia congiuntamente inserita, al di fuori di ogni equivoco, una reale garanzia per il valore della maternità e per la tutela della vita umana fin dal suo concepimento.
E' inoltre impegno dei cristiani compiere ogni sforzo onesto per ottenere il superamento .delle leggi abortiste.
6. – Di fronte alle proposte referendarie ammesse alla consultazione popolare, non si può non esprimere il rammarico che ai cattolici, e a quanti condividono la stessa visione umana e cristiana della vita, non sia stato consentito di proporre pienamente le loro intime convinzioni e la loro posizione di cittadini.
Nella situazione che di conseguenza si è determinata, è doveroso richiamare alcune precise indicazioni morali:
– l'aborto procurato è gravemente illecito;
– nessuna norma che riconosca legittima l'uccisione diretta della creatura vivente nel seno materno è compatibile con la visione cristiana della vita;
– le leggi abortiste sono pertanto moralmente illecite e, ove promulgate, devono essere superate con tutti i mezzi legittimi e opportuni;
– è moralmente da respingere la proposta di referendum più permissiva, perché tende a liberalizzare in termini ancora più estesi la interruzione volontaria della gravidanza;
– la proposta di referendum cosiddetta minimale è moralmente lecita ed è gravemente impegnativa per la coscienza cristiana perché, mediante abrogazione e nella misura del possibile, tende a restringere l'ampiezza della legge abortista e a ridurne gli effetti, a salvare cioè il massimo di vite umane;
– indipendentemente dall'esito della consultazione referendaria, le norme della legge 22.5.1978 n. 194, che danno legalità all'aborto procurato, rimangono moralmente illecite e non praticabili, anche per quanto riguarda le norme sull'aborto terapeutico, la cui abrogazione non è prevista dalle proposte referendarie.
7. – Se i cristiani devono affrontare con grande senso di responsabilità gli impegni civici del momento, essi devono essere ben consapevoli che il loro compito primario e permanente è assai più ampio.
Dal Vangelo deriva a loro l'impegno di evangelizzare instancabilmente la vita, con la forza della parola e con le opere della giustizia e della carità.
L'attuale contesto del Paese non appare certo favorevole; anche i mezzi della comunicazione sociale sembrano voler adottare un assurdo silenzio sui messaggi di vita che vengono incessantemente proclamati dalla Chiesa. Come non mai, occorre pertanto che i cristiani sviluppino concordemente un fiducioso sforzo di illuminazione e di formazione delle coscienze, e lo accompagnino con tutte le iniziative necessarie a una adeguata assistenza della maternità, all'accoglienza e tutela della vita.
8. – I cristiani sanno che la loro azione, da sola, non basta. Non bastano neanche i loro forti sentimenti di comprensione per quanti portano maggiormente il peso dei drammi derivanti dall'aborto clandestino e non clandestino: donne, famiglie, operatori sanitari, obiettori.
Per questo essi si appellano a Dio con la preghiera, la penitenza, l'espiazione: individualmente e comunitariamente. Solo da Dio viene la luce per vedere, il coraggio per resistere, la forza per testimoniare.
Grati del dono della vita, i cristiani pensano al mistero di quelle creature che questo dono si sono viste stroncare prima ancora di nascere: esse sono nelle mani veramente materne di Dio, e provocano tremendamente la nostra coscienza a non cedere alla rassegnazione, ma ad assicurare a tutti la gioia dell'esistenza.
Impegnati nella difesa e nella promozione della vita, i cristiani non possono non elevarsi costantemente a Cristo e al mistero della sua morte e risurrezione.
Nello sforzo per «inscrivere la legge divina nella vita della città terrena» (GS 43), essi si sentono confortati e spronati dalla visione della Pasqua del loro Signore: della sua morte accettata e offerta per vincere la morte del mondo, aprire i cuori alla speranza, generare per tutti risurrezione e vita.

CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE

17 Marzo 1981

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