Giornata per l'approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei – 17 gennaio 1996

Giornata per l'approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei - 17 gennaio 1996

ultura, promuovono la conoscenza e l´amore alla Bibbia” (cf. Commissione Episcopale per la Dottrina della Fede e la catechesi, La Bibbia nella vita della Chiesa, 41).

Il comune amore alla Bibbia si fa anche desiderio struggente della prosperità di quella terra benedetta, ove la Bibbia è nata, e di quel popolo, finalmente in pace, cui fu affidata sin dall´inizio la Promessa. Vogliamo auspicare di potervi convergere insieme in occasione del terzo millennio della fondazione della Gerusalemme davidica e di quel “significativo incontro pancristiano”, collocato nell´orizzonte del Giubileo cristiano dell´anno 2000, per il quale Giovanni Paolo II ha già espresso “grata apertura a quelle religioni i cui rappresentanti volessero esprimere la loro attenzione alla gioia comune di tutti i discepoli di Cristo” (Tertio millennio adveniente, 55).
 
+ GIUSEPPE CHIARETTI
Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve
Presidente del Segretariato per l’Ecumenismo e il dialogo
La “Giornata”, istituita nel settembre 1981, riveste una particolare importanza per quel cammino che la comunità cristiana deve fare per lo sviluppo di un dialogo sempre più approfondito con gli Ebrei.
Quest´anno, in cui si celebra la edizione della Giornata, il tema scelto dai rappresentanti delle comunità ebraiche e dalla Chiesa cattolica è: «Cristiani ed Ebrei in Italia a trent´anni dalla dichiarazione “Nostra aetate”».
 
MESSAGGIO DEL SEGRETARIATO PER L´ECUMENISMO E IL DIALOGO
 
Il 17 gennaio siamo invitati a vivere una “giornata per l´approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei”.
Nel trentesimo anniversario della promulgazione della dichiarazione Nostra aetate del Concilio Vaticano II, d´intesa con i responsabili delle comunità ebraiche in Italia, si è pensato opportuno richiamare l´attenzione sull´importanza di questo documento, prezioso strumento per far crescere la conoscenza tra ebrei e cristiani, intensificare i rapporti e il dialogo reciproco, creare un clima di vera fraternità.
Crediamo sia doveroso esprimere prima di tutto gratitudine all´Eterno, Dio grande e misericordioso, per quanto è già avvenuto in questi anni, per la svolta irreversibile dal rifiuto al rispetto e all´accoglienza reciproca.
Le difficoltà, soprattutto culturali e psicologiche, sono ancora molte e gravi, ma è stata, ed è, grande e seria la volontà d´un superamento della troppo lunga “stagione del disprezzo”, culminata nella tragica vergogna dell´olocausto. Quel che è avvenuto sulla via del dialogo non è ancora sufficiente ad estirpare il demone dell´antisemitismo, sempre in agguato, perché siamo sempre pressati dalla paura del “diverso”, e tuttavia è un chiaro segnale che occorre procedere senza indugi e senza ripensamenti, anche per essere figli meno indegni di quel Padre che ogni giorno fa sorgere il sole su tutti.
Facciamo nostre le autorevoli espressioni del Papa Giovanni Paolo II, che all´angelus di domenica scorsa 14 gennaio, ricordando la dichiarazione conciliare Nostra aetate – che “ha tracciato la via del rapporto tra i cristiani e i seguaci delle altre religioni all´insegna della reciproca stima, del dialogo e della collaborazione per l´autentico bene dell´uomo” – ha ribadito la ferma condanna dell´antisemitismo ed ha rinnovato “il grande dolore per il ricordo delle tensioni che tante volte hanno segnato i rapporti tra cristiani ed ebrei”, ancor più gravi se si pensa che la fede cristiana “ha i suoi inizi nell´esperienza religiosa del popolo ebraico, dal quale venne Cristo secondo la carne”.
Una migliore comprensione dell´ebraismo, “santa radice”, da cui deriva anche il grande fiume del cristianesimo, è esigita per noi cristiani dallo “scrutare il mistero della Chiesa” (Nostra aetate, 4), e cioè la nostra propria identità, che ci porta a ritrovare nella comune rivelazione biblica le tracce eloquenti della volontà di Dio e dei suoi progetti sull´uomo e sulla storia.
Una migliore conoscenza dei testi biblici, che i maestri dell´ebraismo hanno scrutato con devozione insonne e che i cristiani pregano e meditano avvalendosi della singolare chiave di lettura che è Gesù di Nazareth, potrà essere un orizzonte possibile e praticabile del comune impegno per la conoscenza e la stima reciproca. I Vescovi italiani l´hanno di recente auspicato: “Entro questo orizzonte (dell´apostolato biblico) si aprono opportunamente possibilità di dialogo e di collaborazione con gli altri cristiani e anche con quanti, credenti e non credenti, a scopo di c

COMMISSIONE EPISCOPALE PER L'ECUMENISMO E IL DIALOGO

17 Gennaio 1996

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