PREGHIERA PER LA PACE E MENTALITA' DI PACE
La Presidenza della C.E.I. invita con gioia tutte le Chiese che sono in Italia ad unirsi al Santo Padre nella Giornata mondiale di preghiera per la pace di lunedì 27 ottobre ad Assisi.
In particolare suggerisce di dedicare a questo fine in ogni diocesi e parrocchia la domenica 26 ottobre e di assumere altre iniziative locali, nelle forme ritenute più opportune dagli eccellentissimi Vescovi.
La Presidenza della C.E.I., interpretando responsabilmente il pensiero dei Vescovi italiani, espresso anche nell'ultima Assemblea Generale, coglie l'occasione per presentare alcune riflessioni sul grave problema della pace.
1. – La pace come problema centrale del nostro tempo
Il problema della pace appare oggi centrale e riassuntivo della condizione dell'umanità non soltanto per la situazione radicalmente nuova determinatasi con l'avvento di armi capaci di spegnere la vita sulla terra, ma perché nella questione della pace vengono a confluire le contraddizioni del nostro tempo.
Per difendere la pace si continuano a creare strumenti di guerra sottraendo preziose risorse ai bisogni primari dei popoli. Le stesse iniziative per il disarmo spesso si sviluppano a senso unico e finiscono per divenire arma di cui una parte si serve contro l'altra.
2. – Il punto di vista da cui si pone la Chiesa
La Chiesa è stata ed è intimamente coinvolta con il problema della pace e per essa si impegna con tutte le proprie forze. Il suo punto di vista non può essere quello politico: non si schiera quindi per una parte contro l'altra né intende sottrarre agli uomini di governo le loro specifiche responsabilità in ordine alla pace e sicurezza dei propri popoli.
Ciò non significa neutralità o assenza di giudizio là dove sono in gioco il bene comune internazionale, i diritti e i doveri degli uomini e dei popoli.
L'approccio della Chiesa al tema della pace è quello di colei che, essendo « sacramento di unità del genere umano » (LG, n. l), opera incessantemente per la conversione dell'umanità all'idea-valore della pace, non nel senso di vagheggiare l'utopia della pace, ma di divenire tutti « operatori di pace », nello spirito della beatitudine evangelica.
Ne conseguono il rifiuto della violenza e della guerra come mezzi per risolvere le questioni che dividono i popoli e che contrappongono i cittadini d-i una medesima nazione e, in positivo, la promozione di tutto ciò che favorisce l'incontro tra gli uomini, nel nome dei valori umani, che il cristiano sa fondati in ultima istanza nel Cristo.
Il compito della Chiesa si riassume così nel richiamare costantemente l'umanità al dato decisivo che la pace è frutto della conversione del cuore, inteso in senso evangelico come centro della persona e delle sue decisioni.
3. – L'originalità della idea cristiana della pace
Celebrando la Messa diciamo ogni giorno : « Vi lascio la pace, vi do la mia pace ». Il cristiano ben sa che la pace è un dono che scaturisce da Dio creatore e Padre nella comunione di pienezza. Non è perciò soltanto assenza di guerra, né semplice equilibrio tra le forze, ma è frutto della giustizia che rispetta i diritti e i doveri di ciascun uomo e di ciascun popolo.
Più in profondità, la pace è opera di un amore capace di assumere come propri i problemi e le sofferenze dell'umanità, compresi quelli dei propri avversari. Solo questo amore rende possibile una giustizia autentica (Dives in Misericordia – 12), spezzando la spirale del sospetto reciproco, dei timori e delle vendette.
4. – Educazione alla pace
Il grande obiettivo di educare alla pace deve ispirare la nostra catechesi e la nostra azione pastorale. L'educazione alla pace richiede innanzi tutto il recupero dei valori morali « senza dei quali ogni progresso è incompiuto e instabile e la stessa libertà e la vera democrazia non possono essere né garantiti né promossi » (C.E.I., Comunicato, 12.3.1963).
Richiede ugualmente il rispetto e la difesa dei diritti della persona umana in ogni momento della sua esistenza; l'educazione ad una convivenza civica che sviluppi una cultura della solidarietà nazionale e internazionale; la promozione di una « nuova e più alta forma di cultura riconciliatrice, radicata nel popolo, misurata eticamente a partire dagli ultimi » (La Chiesa in Italia dopo Loreto, n. 41).
L'educazione alla pace è un problema che tocca ogni età, dall'infanzia all'età matura, coinvolge tutti, dai governanti ai singoli cittadini e da tutti esige impegno personale nel superare le varie forme di egoismo nell'ambito privato come in quello pubblico. Si sviluppa attraverso una serie di gesti quotidiani che dispongono a cogliere nell'altro il fratello e a comportarsi di conseguenza.
Rivolgiamo qui un particolare pensiero ai genitori, agli insegnanti, agli operatori della comunicazione sociale, perché nelle loro specifiche responsabilità educative abbiano sempre a cuore la formazione di una sincera mentalità di pace.
5. – La preghiera per la pace
« Siamo convinti, noi tutti che crediamo in Dio, che è Lui a darci la pace. Più le situazioni di conflitto diventano intricate e le difficoltà umanamente insormontabili, più le minacce gravano sull'umanità, più dobbiamo rivolgerci a Dio, affinché ci dia la grazia di vivere da fratelli in modo riconciliato. Le nostre risorse e i mezzi umani, infatti, non bastano. E l'alternativa non è che la distruzione e la morte » (GIOVANNI PAOLO II – Angelus 14.9.1986).
Poiché la pace è essenzialmente frutto della conversione dei cuori, la preghiera è l'arma più potente di cui l'umanità dispone per costruire la pace.
L'incontro di Assisi, dove uomini di molte religioni saranno insieme per pregare, è dunque un momento altissimo nel cammino di pace sul finire del secondo millennio.
Roma, 23 settembre 1986
LA PRESIDENZA
della Conferenza Episcopale Italiana