Sentiamo doverosa, in questo momento, una parola ai nostri Confratelli e alle nostre Comunità ecclesiali.
L'inizio del mese di maggio, con la grazia pasquale che lo accompagna e la devozione alla Madonna che lo caratterizza, ci spinge a rispondere all'invito di Giovanni Paolo II per la ricorrenza del 1600° anniversario del 1° Concilio di Costantinopoli e del 1550° anniversario del Concilio di Efeso.
I due grandi Concili che hanno professato la fede della Chiesa nello Spirito Santo e nella, Maternità divina di Maria saranno celebrati il giorno di Pentecoste, 7 giugno prossimo.
A Roma converranno delegazioni di tutte le Conferenze Episcopali, e, con loro, una larga rappresentanza della nostra.
Nelle diocesi raccomandiamo vivamente Idi commemorare l'avvenimento in maniera adeguata e con preparazione di predicazione e di preghiera, che si ispiri alla riunione degli apostoli «con Maria» nel Cenacolo in attesa dello Spirito Santo (cfr. At 1, 14), insistendo concordi nell'impetrare luce e forza.
La preghiera torna oggi quanto mai opportuna. Noi tutti dobbiamo perseverare nella fede e nella testimonianza dei nostri fratelli dei primi tempi. Lo Spirito Santo è il Signore che dà la vita, e Maria Santissima è la Madre di Dio.
Consapevoli di questa loro fede, Vescovi e Comunità ecclesiali italiane non possono non sentirsi uniti al magistero di Giovanni Paolo II che evangelizza la vita e il dovere di difenderla e accoglierla fin dal primo concepimento.
Tutti insieme siamo una sola voce con lui nel richiamare il grave impegno di collaborare ad assicurare alla comunità i principi etici fondamentali per la vita e la dignità della persona umana, e a operare quanto è attualmente possibile per ridurre un male che va estendendosi e facendosi mentalità scontata e corrente.
La dottrina cattolica – che ripete e interpreta la legge scritta nel cuore umano – è già stata esposta nel messaggio del Consiglio Permanente del 17 marzo scorso. Noi la ribadiamo in tutta la sua portata, con la responsabilità del servizio da rendere alla verità e del bene dell'uomo da promuovere nella società.
Abbiamo fiducia che essa trovi consenso anche presso coloro che sanno riconoscere, con la propria mente e la propria coscienza, il valore della vita umana. Ma in particolare i discepoli di Cristo e del suo Vangelo non potranno non onorarla con la decisa coerenza tra la loro
fede e le loro opere.
La coerenza evangelica non limita la libertà del credente; ne è naturale conseguenza, logico esercizio, degna esaltazione.
Costituisce anzi, davanti al mondo, che la esige e ne ha bisogno, l'espressione e l'affermazione più chiara della propria identità cristiana.
Roma, 2 maggio 1981.