La Presidenza della C.E.I. si è riunita a Roma il 9 e 10 settembre corrente anno, in sessione ordinaria.
Due sono stati i principali temi all'ordine del giorno: il Convegno Ecclesiale «Evangelizzazione e promozione umana», che si svolgerà dal 30 ottobre al 4 novembre prossimo, e il programma pastorale già delineato dalla XIII Assemblea Generale dell'Episcopato per il 1975-76.
1. – Il Convegno Ecclesiale «Evangelizzazione e promozione umana», annunciato fin dal 1973 a completamento e sviluppo del programma pastorale «Evangelizzazione e Sacramenti», trova nuovi stimoli e autorevoli orientamenti nella esortazione apostolica di Paolo VI Evangelii nuntiandi (8.12.1975).
A partire dalle inquietudini degli uomini del nostro tempo e dalle istanze che esse pongono, le comunità cristiane sono invitate, anche attraverso il Convegno, a una costante revisione di mentalità e di vita, in vista di un rinnovato impegno di evangelizzazione nel mondo, da perseguire secondo criteri e scelte operative, che siano coerenti con la fede e con la missione originaria della Chiesa.
La preparazione al Convegno si è via via intensificata nelle diocesi, nelle regioni ecclesiastiche, nelle associazioni e in tanti centri di cultura e di apostolato che, in comunione con i Vescovi, hanno atteso fervorosamente allo studio e alla ricerca. È lecito, pertanto, guardare al Convegno stesso, oramai imminente, con viva speranza, nella fiducia che dalla riflessione, dallo scambio di esperienze e, soprattutto, dal confronto con la parola di Dio e il Magistero della Chiesa, le comunità cristiane possano trarre nuova luce e nuova forza per la testimonianza del Vangelo nel nostro Paese.
2. – Le difficoltà non mancano e sono di varia natura. Si pensi al disagio e alla sofferenza di tutta la Chiesa per le persistenti espressioni di dissenso, che si riversano dolorosamente anche sulla persona del Santo Padre Paolo VI.
Le deformazioni del Suo Magistero, tanto sapiente ed instancabilmente dedito al raggiungimento degli obiettivi pastorali del Concilio Ecumenico Vaticano II, e l'insubordinazione al Suo Ministero pastorale, mentre feriscono profondamente la comunione ecclesiale, suscitano in quanti guardano con fede la Sposa di Cristo e il suo Capo visibile propositi di rinnovata fedeltà e di generosa dedizione nel servizio della carità.
Nella certezza di interpretare i confratelli nell'Episcopato e l'intera comunità ecclesiale, la Presidenza della C.E.I. rinnova al Santo Padre i sentimenti della propria comunione e assicura la costante preghiera per la Sua persona e per la Sua .missione apostolica.
3. – Non di raro il dissenso si riversa nel nostro Paese anche sull'Episcopato, con aperte prese di posizioni che alimentano, tra l'altro, la contrarietà di certa stampa alla missione stessa della Chiesa e dei cristiani.
Non solo avviene così che i Pastori della Chiesa non siano considerati alla luce della fede, nell'orizzonte della dottrina che il Vaticano II ha richiamato ed espresso con nuova saggezza; ad essi si nega a volte anche l'elementare rispetto dovuto alla sincerità delle intenzioni e alle responsabilità connesse con il loro ministero nella Chiesa e con il loro servizio a tutti gli uomini.
Mentre esprime ai confratelli più provati da queste forme di dissenso un pensiero di viva fraternità, la Presidenza richiama all'attenzione della comunità cristiana a1cune riflessioni di Paolo VI, che hanno particolare significato anche per la immediata preparazione del Convegno «Evangelizzazione e promozione umana»:
«Nella nostra Lettera Apostolica Octogesima Adveniens abbiamo ricordato che “spetta alle comunità cristiane individuare, con l'assistenza dello Spirito Santo, in comunione con i Vescovi responsabili… le scelte e gli impegni che conviene prendere per operare le trasformazioni sociali, politiche ed economiche che si palesano urgenti e necessarie in molti casi” (A.A.S., 63, 1971, pag. 403). Ma non si deve peraltro dimenticare che… gli sforzi di ricerca e di promozione di un miglioramento di situazione della società debbono essere sempre opportunamente coordinati e sapientemente regolati e conformati alle esigenze del vero bene della intera comunità.
«A tale scopo, i singoli Vescovi hanno il dovere, nell'opera svolta al riguardo nelle proprie diocesi, di conservare con i loro confratelli stretta comunione, unità di dottrina e piena concordia di indirizzo pastorale, affinché la loro azione risulti chiara ed efficace. Il coordinamento, infatti, dell'azione comune, normalmente attuato nell'ambito delle singole Conferenze Episcopali, è necessario non solo alla tutela dei principi dell'ordine etico e religioso, ma anche della loro applicazione ai casi concreti, nella sfera temporale (cfr. Pacem in terris, A.A.S., 55, 1963, pp. 300 s.)». (L'Osservatore Romano, Discorso di Paolo VI al Sacro Collegio, 21-22 giugno 1976).
4. – Nel corso della riunione, la Presidenza ha esaminato anche alcuni aspetti dei fatti di inquinamento verificatisi a Seveso.
Pur senza pretesa di un esauriente approfondimento dei problemi che turbano tuttora l'opinione pubblica, la Presidenza invita in particolare modo i cristiani più responsabili del bene pubblico a considerare col dovuto rigore le premesse di simili drammatiche situazioni.
Tali premesse sono chiaramente connesse con il disordinato sviluppo della società industriale, che non sempre sa disciplinarsi responsabilmente e non di raro sovrappone la sua tecnica e il criterio del profitto alle esigenze primarie dell'esistenza umana.
Tra le conseguenze più gravi del caso di Seveso è la traumatica riproposizione del problema dell'aborto, che ha risvolti tragici per le famiglie e le madri interessate, prima ancora che per l'opinione pubblica.
Più volte, negli ultimi tempi, la Conferenza Episcopale Italiana è intervenuta sui problemi dell'aborto.
Con stupore e con rammarico, si assiste ora alla pressione sull'opinione pubblica mediante argomentazioni, non di raro speciose e strumentalizzànti, a favore non solo dell'aborto terapeutico ma anche dell'aborto eugenetico.
Nella sentita comprensione delle profonde sofferenze provocate da questo triste episodio e nel doveroso riguardo a quanti studiano con responsabilità la situazione, la Presidenza della C.E.I. ribadisce con rinnovata fermezza l'inviolabilità del diritto alla vita del nascituro e chiede a tutti di non aggravare assurdamente problemi, ai quali deve essere data una soluzione che rispetti in maniera effettiva ed adeguata gli autentici valori umani.