NUNZIATURA APOSTOLICA IN ITALIA – PROT. N. 3082/72 – ROMA, 30-V-1972.
Al Card. Antonio Poma,. Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.
Con la «Official Communication» N. 23301, in data 16 aprile 1971, della Sacra Congregazione per il Clero, era risolto in via amministrativa il caso dei sacerdoti «dissenzienti» dell'Arcidiocesi di Washington (USA), i quali con una pubblica dichiarazione avevano manifestato il loro dissenso dall'insegnamento dell'Enciclica Humanae vitae.
Il documento, nonostante la sua chiara formulazione, è stato erroneamente e forse tendenziosamente presentato, come lo è tuttora, da alcuni moralisti e da organi della stampa anche cattolica, come una «nuova apertura» in materia di contraccezione.
Allo scopo di precisare il senso e la portata della suddetta «Official Communication», la Sacra Congregazione per il Clero ha preparato un «Appunto», in data 21 maggio 1972.
Questo ulteriore intervento dovrebbe contribuire a mettere fine à malevoli e tendenziose interpretazioni dell'insegnamento pontificio in questione di così grave importanza.
Nel rimettere all'Eminenza Vostra Reverendissima questi due documenti, vorrei far presente che, qualora la Conferenza Episcopale Italiana lo stimasse necessario, se ne potrebbe anche permettere la pubblicazione, sempre come documenti emanati dalla Sacra Congregazione per il Clero.
SACRA CONGREGAZIONE PER IL CLERO: Appunto circa la dichiarazione a proposito del «caso di Washington».
1. In data 26 aprile 1971 la Sacra Congregazione per il Clero concludeva l'esame, in via amministrativa, del cosiddetto «caso di Washington», originato dal fatto che un gruppo di sacerdoti di quella arcidiocesi aveva manifestato pubblicamente il suo dissenso dall'insegnamento dell'Enciclica Humanae vitae,
Quest'esame era stato fatto da un gruppo di Consultori unitamente ad alcuni membri della medesima Sacra Congregazione, i quali, tutti insieme sotto la presidenza del Cardinale Prefetto, avevano ascoltato e vagliato gli argomenti dei rappresentanti sia dei sacerdoti dissenzienti sia del Cardinale Arcivescovo di Washington.
Il caso era stato trattato come un problema particolare di una determinata circoscrizione ecclesiastica, nell'ambito ben preciso di specifiche circostanze locali. Attesa poi la natura disciplinare e pastorale del caso, era normale che l'esame ne venisse affidato alla Sacra Congregazione per il Clero, la quale, ovviamente, non aveva e non poteva avere l'intento di funzionare come un foro dottrinale o teologico. Pertanto, anche la sua dichiarazione o decisione finale (statement) consisteva semplicemente in una serie di constatazioni (findings) e raccomandazioni (reccomendations), basate sui fatti accertati del caso e sui documenti autentici del magistero della Chiesa.
2. La dichiarazione della Congregazione fu rilasciata oltre un anno fa e fu pubblicata su «L'Osservatore Romano» in edizione inglese (n. 20, del 20 maggio 1971, pp. 6-7) e sul «Catholic Standard», giornale ufficiale dell'Arcidiocesi di Washington. Almeno in riassunto, poi, essa è stata divulgata attraverso le normali agenzie di stampa.
In precedenza la dichiarazione era stata esaminata e approvata dalla competente Autorità quale documento in perfetto accordo con gli insegnamenti dell'Enciclica Humanae vitae, con i tradizionali principi della morale cattolica che devono ispirare e guidare le applicazioni pastorali dell'Enciclica stessa, nonchè con il ruolo di una coscienza cattolica rettamente formata.
3. La dichiarazione riconosceva, in piena armonia con questi perenni principi morali, la possibilità di vari gradi di imputabilità o di colpevolezza soggettiva. Riconosceva altresì la distinzione tra il peccato formale e quello materiale, tra il male oggettivo e i fattori che in qualsiasi ipotesi di peccato possono diminuire la colpevolezza soggettiva nel caso. Pertanto, la dichiarazione in nessun modo si allontanava o differenziava dall'insegnamento del Magistero a riguardo della malizia intrinseca dei singoli atti contraccettivi come pure della contraccezione in genere, così come espresso nel n. 14 della Humanae vitae.
Infatti, la dichiarazione descriveva questi atti come oggettivamente cattivi qualunque ne fossero il fine e le circostanze} scegliendo la dizione «objectively evil» (oggettivamente cattivo) unicamente per richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica di Washington sul punto essenziale dell'insegnamento pontificio dal momento che in origine era stato attaccato dai sacerdoti dissenzienti precisamente quest’aspetto del male oggettivo, intrinseco, dell'atto contraccettivo.
Inoltre, la dichiarazione insisteva sui limiti del cosiddetto «diritto di coscienza»; in proposito i sacerdoti dissenzienti, tramite i loro rappresentanti, dichiararono esplicitamente di dissociarsi da ogni scuola o gruppo o corrente di teologi e moralisti che proponesse qualsiasi insegnamento contrario alla Enciclica e ai perenni principi morali della Chiesa Cattolica.
4. Durante l'ultima Assemblea del Sinodo dei Vescovi (ottobre 1971), uno specialista in questioni demografiche ritenne di trovare in questa dichiarazione una possibile giustificazione per un ricorso alla contraccezione, che fosse accettabile dal punto di vista cattolico, senza riferimento ai mezzi usati per il controllo delle nascite e agli espliciti insegnamenti del Concilio Vaticano II e della Humanae vitae. Egli aveva creduto infatti di trovare una possibile «apertura» nella dichiarazione della Congregazione (che però riguardava un argomento specifico e del tutto differente). Il Rev.do Arthur McCormack pubblicò cosi sull'argomento un opuscolo e rilasciò una intervista, largamente riportata dalla stampa.
Il Cardinale Prefetto della Sacra Congregazione per il Clero scrisse immediatamente al P. McCormack, respingendo la sua arbitraria interpretazione della dichiarazione e il suo palese tentativo di sfruttarla a sostegno delle sue tesi, e dichiarò che il P. McCormack aveva travisato la dichiarazione alterandone le proporzioni e trascurandone il contesto, e che aveva altresì confuso la nozione della diminuita responsabilità e colpevolezza soggettiva con una generalizzata giustificazione delle violazioni della legge morale proposta in materia dalla Chiesa. Al P. McCormack fu ricordato infine che egli non solamente aveva negletto l'autentico insegnamento del Magistero circa la contraccezione, ma aveva anche deformato il concetto cattolico di coscienza.
Il P. McCormack rispose immediatamente, riconoscendo l'esattezza delle critiche, e ritirò pubblicamente la sua errata interpretazione. Dichiarò anche che, ritrattando la sua interpretazione del documento della Congregazione, dopo ulteriore studio e riflessione intendeva seguire i perenni principi morali sia riguardo alla contraccezione, sia riguardo alla natura e ai limiti della coscienza soggettiva, secondo l'insegnamento del Magistero. Egli ripeté ciò pubblicamente, con onestà e franchezza, sulla stampa.
5. Recentemente, un professore dell'Istituto di Teologia Morale «Alphonsianum» di Roma, in un corso di lezioni tenuto in un collegio romano di lingua inglese, ha travisato la dichiarazione della Congregazione allo scopo di trovare nuovi argomenti a favore della contraccezione, condividendo le tesi altrove diffuse da teologi dissenzienti.
Le autorità del collegio si rivolsero immediatamente alla Congregazione per avere chiarimenti, che furono dati e dalle medesime autorità accettati. Nel frattempo il professore in questione aveva lasciato Roma per recarsi in patria, ma le sue argomentazioni furono riprese da una rivista partigiana e polemica, che sempre e sistematicamente si è opposta all'Enciclica Humanae vitae e a molti altri aspetti del Magistero. Al seguito di questa rivista, alcuni organi di stampa hanno riportato vari, ma sempre tendenziosi commenti sulla presunta «nuova apertura» nella dottrina dell'Enciclica.
6. Dopo approfondito studio e debita consultazione, è stato deciso di non rilasciare una serie di smentite ufficiali da parte della Congregazione a ogni singolo intervento o commento dei vari giornali e riviste, bensì di preparare questa sommaria esposizione dei fatti e precisazione sui contenuti, per opportuna conoscenza e norma degli Ecc.mi Rappresentanti Pontifici affinché possano intervenire, nei modi ritenuti più opportuni, contro le varie deformazioni giornalistiche e teologiche, ovunque si presentassero.
Esse, infatti, hanno l'intento più o meno palese di contrapporre la dichiarazione della Congregazione nel «caso di Washington» all'insegnamento pontificio della Humanae vitae e ai perenni principi della morale cattolica concernenti la coscienza rettamente formata, creando così artefatte perplessità e dannose confusioni. Tale manovra va smascherata e denunciata.
Roma, 21 maggio 1972, Domenica di Pentecoste.