Un racconto, in parole e musica, per celebrare Maria, simbolo di coraggio e fiducia nella vita, trait d’union tra Cristianesimo e Islam. In continuità con l’esperienza dello scorso anno, l’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute propone “Il Magnificat di Maria”, un concerto evento per riflettere sui temi della vita nascente. L’appuntamento è per domenica 7 dicembre, alle 18, alle Corsie Sistine di Santo Spirito in Sassia (Borgo Santo Spirito 2) a Roma. “Maria – spiega don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio CEI – rappresenta l’elemento di congiunzione tra la terra e il Cielo e l’aspetto più sorprendente è la straordinaria umanità di questa donna la quale, prescelta per una missione più grande e umanamente impossibile, accetta e si affida, affrontando le paure e le angosce suscitate dal fatto di aver accolto con coraggio la proposta divina e le sue conseguenze”.
L’evento artistico-spirituale permetterà di meditare, attraverso musiche originali e la lettura di testi tratti dalla letteratura italiana e islamica. Una scelta, quest’ultima, particolarmente significativa: “in un momento storico in cui le diversità sono utilizzate come elemento deflagrante di tensioni e conflitti – commenta don Angelelli – ricondurre l’attenzione di tutti su ciò che unisce può contribuire all’instaurazione di un clima più costruttivo basato sulla riscoperta e la valorizzazione di ciò che accomuna persone di etnie e religioni diverse”.
Durante la serata, anche due testimonianze di donne coraggiose, una ebrea e una palestinese. Entrambe, sottolinea don Angelelli, “ci ricordano che la figura femminile, per sua natura intrinseca, lotta con caparbietà anche nelle situazioni più estreme con quell’istinto che nasce dalla vocazione materna, istinto talmente superiore all’umano da potersi ricondurre direttamente al Dio che è padre e madre di tutti”.
La partecipazione è gratuita, ma è necessario iscriversi cliccando qui.
“Continuiamo a camminare con ferma determinazione sulla via del dialogo, nell’amore e nella verità, verso l’auspicato ripristino della piena comunione tra le nostre Chiese sorelle”. Lo ha ribadito il Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, intervenendo, il 2 dicembre, a Venezia alla celebrazione ecumenica in occasione del 60° anniversario dell’abolizione delle scomuniche tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli. L’iniziativa è stata promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana e dalla Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia per commemorare lo storico gesto che diede il via a un nuovo dialogo tra cattolici e ortodossi. “Una memoria che ci riporta ai giorni nostri: il viaggio di papa Leone XIV e l’incontro con il patriarca Bartolomeo I, le parole della Dichiarazione comune che ci hanno consegnato”, ha evidenziato il Card. Zuppi per il quale “non è un caso che papa Leone abbia scelto di compiere il suo primo viaggio apostolico nella terra che è legata inscindibilmente alle origini del cristianesimo e oggi richiama i figli di Abramo e l’umanità intera a una fraternità che riconosca e apprezzi le differenze”. “Consapevoli che l’unità dei cristiani non è semplicemente risultato di sforzi umani, ma un dono che viene dall’alto – ha aggiunto il Presidente della CEI – invitiamo tutti i membri delle nostre Chiese, clero, monaci, persone consacrate e fedeli laici, a cercare con fervore il compimento della preghiera che Gesù Cristo ha rivolto al Padre: Perché tutti siano una sola cosa”. Una segno del cammino di riconciliazione, ha annunciato il Card. Zuppi, sarà il primo Simposio delle Chiese cristiane in Italia che si terrà il 23 e 24 gennaio 2026 a Bari.
“A distanza di sessant’anni, l’abbraccio di Gerusalemme e la revoca degli anatemi restano un segno profetico di ciò che l’umanità intera continua a cercare: un linguaggio di riconciliazione che, pur nella pluralità delle tradizioni, possa testimoniare la forza unificante del Vangelo”, ha rimarcato da parte sua Polykarpos, Metropolita d’Italia ed Esarca dell’Europa Meridionale, ricordando che “l’evento del 1965 ha avuto un valore paradigmatico: ha mostrato che la Chiesa, aprendosi e accogliendo l’‘altro’, poteva aprirsi anche alla modernità, senza rinunciare alla propria identità; ha contribuito a formare una generazione di teologi, intellettuali e operatori pastorali convinti che la comunione non è uniformità, ma incontro nella diversità”. Secondo il Metropolita d’Italia ed Esarca dell’Europa Meridionale, oggi, “nel contesto di una società frammentata e secolarizzata, l’unità dei cristiani assume un valore simbolico ancora più alto: è testimonianza di cooperazione nella diversità e di impegno comune per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato”.
Segno concreto della volontà di proseguire nel solco tracciato dalla Dichiarazione comune con cui Papa Paolo VI e il Patriarca Athénagoras, nell’eliminare le sentenze di scomunica, esprimevano il desiderio di “riconciliazione”, la celebrazione – aperta dalle introduzioni delle teologhe Elena Boscos e Viviana De Marco – ha preso il via nella chiesa di San Zaccaria che custodisce il corpo di Sant’Atanasio di Alessandria”. “Egli, che tanto contribuì alla formulazione del Simbolo di Nicea, ci ricorda che l’unità della Chiesa nasce e si fonda nella verità di Cristo, confessata insieme e vissuta nella carità”, ha ricordato Mons. Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia, evidenziando che questo riferimento “ci richiama a tornare alle radici comuni della nostra fede” e rappresenta “un segno di speranza, affinché il cammino comune delle nostre Chiese possa proseguire con rinnovato vigore, sostenuto dalla preghiera, dall’ascolto reciproco e dal desiderio sincero di comunione”.
Del resto, ha ribadito nel suo saluto Mons. Athenagoras Fasiolo, Vescovo di Terme e Ausiliare della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia, “il dialogo non è un esercizio diplomatico, non si nutre di parole vuote: è un incontro in cui nessuno perde nulla della propria identità, ma anzi la ritrova nella sua verità più profonda”.
Che importanza dai a chi fa sentire gli anziani meno soli? A chi aiuta i ragazzi a prepararsi al futuro? A chi ti aiuta a pregare? Sono alcune delle domande al centro della nuova campagna istituzionale della Conferenza Episcopale Italiana: un racconto corale che mostra come la Chiesa abiti le storie di ogni giorno, con gesti di vicinanza, mani che si tendono, parole che consolano, segni che trasformano la fatica in speranza. La campagna, dal claim incisivo “Chiesa cattolica. Nelle nostre vite, ogni giorno” intende mostrare i mille volti della “Chiesa in uscita”, una comunità che si fa prossima ai più fragili e accompagna famiglie, giovani e anziani con azioni concrete. Dai percorsi formativi rivolti ai ragazzi, per imparare a usare intelligenza artificiale e nuove tecnologie, alle attività ricreative per gli anziani che spesso devono affrontare una vita in solitudine, dal sostegno alle persone lasciate sole, restituendo loro dignità e speranza, ai cammini di fede per aiutare ogni individuo a incontrare Dio nella vita quotidiana.
“Nell’Italia di oggi, senza la presenza viva della Chiesa, con la sua rete di solidarietà, – spiega il responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni – grazie all’impegno instancabile di migliaia di sacerdoti e volontari, mancherebbe un punto di riferimento essenziale. Attraverso questa campagna desideriamo rendere visibile quanto questa presenza sia concreta e incisiva nella quotidianità di tante persone”.
Ideata e prodotta da Casta Diva Group la campagna della Conferenza Episcopale Italiana è on air dal 30 novembre fino al 31 dicembre 2025. Gli spot, da 15” e da 30”, raccontano una Chiesa vicina, ogni giorno, attraverso cinque esempi concreti: l’attenzione agli anziani, che diventa cura per chi affronta la solitudine; l’impegno verso le nuove generazioni, che si traduce in percorsi formativi per l’utilizzo delle nuove tecnologie; il dono delle seconde possibilità, che si concretizza in una mano tesa a chi si sente escluso o emarginato; la forza della preghiera, che illumina il cammino di chi è in ricerca; la salvaguardia del creato, che passa anche dall’esplorazione scientifica per scoprire la bellezza nascosta nel mondo. Un invito a riconoscere nella vita di tutti i giorni il volto di una Chiesa che c’è, serve e ascolta, testimoniando la concretezza del Vangelo vissuto.
Non solo tv, ma anche radio, digital e carta stampata, con uscite pianificate su testate cattoliche e generaliste, pensate per invitare a riflettere sui valori dell’ascolto, della vicinanza e della fraternità. Perché “la Chiesa cattolica è casa, è famiglia, è comunità di fede. Per te, con te”.
Per maggiori informazioni:
www.8xmille.it
www.unitineldono.it
A sessant’anni dall’abolizione delle scomuniche tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli, la Conferenza Episcopale Italiana e la Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia promuovono una celebrazione ecumenica per commemorare lo storico gesto che diede il via a un nuovo dialogo tra cattolici e ortodossi. Martedì 2 dicembre, a Venezia, si svolgerà un evento alla presenza, tra gli altri, di Polykarpos, Metropolita d’Italia ed Esarca dell’Europa Meridionale, e del Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI. Nella Chiesa di San Zaccaria, dopo un momento introduttivo, si terrà la celebrazione che vedrà l’intervento del Metropolita. Successivamente ci si recherà nella Cattedrale di San Giorgio dei Greci dove il Card. Zuppi proporrà la sua riflessione. Seguiranno la Professione di fede, la lettura della Dichiarazione congiunta, lo scambio della pace e la benedizione.
La commemorazione, oltre a celebrare un importante anniversario, rappresenta il segno concreto della volontà di proseguire nel solco tracciato dalla Dichiarazione comune con cui Papa Paolo VI e il Patriarca Athénagoras, nell’eliminare le sentenze di scomunica dell’anno 1054, esprimevano il desiderio di “riconciliazione” e invitavano a “perseguire, in uno spirito di fiducia, di stima e di carità reciproche, il dialogo che li condurrà, con l’aiuto di Dio, a vivere nuovamente, per il maggior bene delle anime e la venuta del Regno di Dio, nella piena comunione di fede, di concordia fraterna e di vita sacramentale che esisteva tra loro nel corso del primo millennio della vita della Chiesa”.
“Giovani e dipendenze” è il tema del Seminario di studio, promosso dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile, che si terrà a Roma il 3 dicembre (Th Carpegna Palace Hotel). L’evento, frutto della collaborazione con diversi Uffici della CEI e alcune associazioni nazionali, vuole essere un momento di confronto e riflessione per leggere le dipendenze giovanili nell’attuale scenario socio-culturale, comprendere il ruolo dell’adulto nel rapporto educativo e proporre strumenti concreti per costruire alleanze intergenerazionali e percorsi di prevenzione fondati su relazioni autentiche. “Vogliamo rispondere con speranza e competenza alle nuove fragilità che attraversano il mondo giovanile”, spiega don Riccardo Pincerato, responsabile del Servizio CEI, sottolineando che “questo incontro, che darà il via a una serie di iniziative sul territorio, è un’occasione per rinnovare l’impegno educativo della comunità cristiana e costruire insieme percorsi di fiducia e libertà”. Soprattutto, precisa, “in un tempo in cui tutto sembra senza limiti, iperconnesso eppure disconnesso dal reale, in cui il rischio di sviluppare forme di dipendenza – da sostanze, relazioni, tecnologia o comportamenti – è sempre più concreto”.
A partecipare all’appuntamento saranno operatori e incaricati di pastorale giovanile, di educazione, scuola e università, della pastorale della salute, della Caritas, della Fict (Federazione italiana comunità terapeutiche) e del Cnca (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza).
Dopo il saluto di don Pincerato, interverrà il Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI. Modera Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio Nazionale per l’educazione, la scuola e l’università. Seguiranno i contributi di Walter Nanni, sociologo presso Caritas Italiana, di don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute, di Elena Marta, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore, di Luciano Squillaci, Presidente FICT, e di Alessia Pesci del Cnca.
Il Card. Matteo Zuppi e Mons. Giuseppe Baturi, rispettivamente Presidente e Segretario Generale della CEI, hanno accolto oggi, 26 novembre, nella sede di Circonvallazione Aurelia 50, alcune vittime di abusi compiuti in ambito ecclesiale.
Quello odierno si inserisce nella serie di incontri periodici promossi, da tempo, con l’obiettivo di dare continuità e ulteriore concretezza alle linee di azione nel campo della tutela dei minori e degli adulti vulnerabili messe in atto con determinazione dalla CEI. Il colloquio è stato caratterizzato dalla condivisione e dal dialogo, in un clima di ascolto attento e costruttivo.
“Sul versante della tutela e della prevenzione degli abusi – ha commentato il Cardinale Presidente – non abbassiamo la guardia: la voce delle vittime è per noi fondamentale perché ci aiuta a riconoscere gli errori compiuti e ci sprona a continuare nel nostro impegno. Vogliamo creare ambienti sempre più sicuri perché non si ripetano i drammi del passato, perché si diffonda una cultura della cura e perché, per quanto possibile, si possano ricucire le ferite di chi ha sofferto e soffre a causa di crimini inaccettabili”.
“Le quattro settimane di Avvento ci incoraggiano a riconoscere la misteriosa presenza del Signore che squarcia i cieli per visitare il nostro presente e colmarlo del chiarore della sua luce e della fragranza del suo profumo”. Lo ricorda Mons. Giuseppe Baturi, Arcivescovo di Cagliari e Segretario Generale della CEI, nella presentazione del Sussidio per l’Avvento e il Natale, disponibile online.
Questo strumento, “ormai familiare”, è pensato per Pastori e comunità ecclesiali. Frutto della collaborazione tra diversi uffici della Segreteria Generale della CEI, il Sussidio – dal titolo “Teniamo viva la speranza” – contiene numerosi spunti di riflessione insieme a proposte per le persone con disabilità, mentre sul sito dell’Ufficio Liturgico Nazionale sono scaricabili i file audio di alcuni brani musicali.
“La memoria degli eventi che riguardano il Cristo, morto e risorto – spiega Mons. Baturi – ha inizio con l’Avvento, nel quale la liturgia ci educa a riscoprire l’attesa, vivere la speranza e coltivare l’esultanza per la venuta di Cristo nella storia e per il suo ritorno nella Parusia: nel primo Avvento Egli ha portato a compimento le antiche promesse e salvato ciò che era perduto, in quello finale ci prenderà con sé e ci chiamerà a possedere il regno promesso”. Secondo il Segretario Generale della CEI, “fare memoria grata dell’Avvento storico, scoprire con gioia quello intermedio e attendere vigilanti quello escatologico è un esercizio spirituale attraverso il quale possiamo prepararci a celebrare con stupore e commozione il Natale del Signore che, svuotando sé stesso e assumendo la condizione di servo (cfr. Fil 2,7), si ‘abbrevia’ per abitare in mezzo a noi (cfr. Gv 1,14)”.
Dal 26 al 30 novembre, Nova Siri (Matera) diventa il cuore pulsante del 48° Corso di Formazione Nazionale del Progetto Policoro. Un ritorno alle origini, proprio nei luoghi dove don Mario Operti, trent’anni fa, diede avvio a un cammino che continua ancora oggi a generare speranza, impegno e trasformazione sociale. “In questo trentennale – spiega don Ivan Licinio, coordinatore nazionale del Progetto Policoro – ritorniamo in Basilicata, dove tutto è partito. Qui il Progetto Policoro è nato dal sogno di una Chiesa che crede nei giovani e nella forza del Vangelo vissuto insieme. Ascoltare, accogliere e agire: è la sintesi del nostro lungo cammino, là dove la speranza attende ancora oggi di essere riaccesa”.
Il tema scelto per questa sessione, “Ascolta, Accogli e Agisci”, si ispira al versetto del Vangelo di Giovanni (5,17b): «Il Padre mio agisce sempre e anch’io agisco», e si intreccia con il messaggio di Papa Francesco nella “Fratelli tutti”: «Se si tratta di ricominciare, sarà sempre a partire dagli ultimi».
Cinque giorni di formazione, spiritualità e confronto, scanditi da approfondimenti, testimonianze, laboratori e momenti comunitari, in un clima di fraternità e condivisione, alla scoperta delle radici del Progetto Policoro. Interverranno don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro; don Riccardo Pincerato, responsabile del Servizio Nazionale per la pastorale giovanile; don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana; e don Ivan Licinio. I momenti di formazione saranno inoltre arricchiti dai contributi di Silvia Sinibaldi, di Caritas Italiana, e Franco Vaccari, presidente di Rondine Cittadella della Pace, mentre ad animare i laboratori sarà l’equipe di formatori guidata da Domenico Smimmo, composta da Giorgia Basile, Francesca Marra, Adriana Raso e Giorgio Ferrazzi, con il supporto di Gregori Manieri e Marisa Meduri.
Tra gli eventi più significativi, la visita al Centro Giovanile Padre Minozzi di Policoro, luogo del primo incontro del Progetto Policoro, dove si terrà la Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Vincenzo Carmine Orofino, Vescovo di Tursi-Lagonegro. Spazio anche al dialogo internazionale, con la presentazione del Progetto PoliColombia, nato da uno scambio di reciprocità tra Italia e Colombia per condividere esperienze e avviare nuovi sentieri di speranza in altri territori. A guidare il dialogo tra gli AdC del Progetto Policoro in Italia e gli AdC Policolombia saranno don Ivan Licinio, Marco Menni, presidente INECOOP; Anna Manca, presidente Coopermondo con Domenico Smimmo e Giorgia Basile.
Un approfondimento sarà dedicato anche alla Testimone dell’anno 2026, Armida Barelli, figura chiave dell’Azione Cattolica e pioniera dell’impegno femminile nella Chiesa e nella società. A introdurla sarà Emanuela Gitto, vicepresidente nazionale del Settore Giovani di Azione Cattolica Italiana.
Durante il corso saranno attivi anche quest’anno gli spazi permanenti come La Tenda di Abramo, luogo di raccoglimento e preghiera, e Un caffè con te, punto di incontro per il dialogo tra AdC. Saranno inoltre presenti esperti come Simone Picciotti per confronti su sicurezza e prevenzione nei luoghi di lavoro, e i rappresentanti della Filiera, disponibili per approfondimenti tematici.
“Esprimo gratitudine a Papa Leone per aver riconosciuto la vita virtuosa vissuta da Mons. Enrico Bartoletti, Segretario Generale della CEI dal 1972 al 1976”. Il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Card. Matteo Zuppi, sottolinea con una dichiarazione l’atto compiuto da Leone XIV con l’autorizzazione concessa il 21 novembre a pubblicare il decreto sulle virtù eroiche di Mons. Bartoletti, proclamato dunque Venerabile. “Nel suo servizio alle Chiese in Italia – ricorda il Card. Zuppi – ha concretizzato lo spirito conciliare, dandone attuazione e permeando tutte le scelte pastorali dalla Parola di Dio. È stato questo il primo vero piano pastorale a livello nazionale. Di lui che, nel corso del suo ministero ha attraversato una fase delicata della vita sociale e politica del Paese e ha accompagnato il cammino di rinnovamento ecclesiale, ci restano l’amore per la Chiesa e la capacità di vivere la speranza incarnata”. Il profondo legame con Paolo VI, rimarca, “è testimoniato dal gesto compiuto da papa Montini alla morte di Bartoletti: il giorno successivo, il 6 marzo 1976, giunse nella cappella della CEI per sostare in preghiera davanti alla salma, lì esposta alla venerazione di vescovi, sacerdoti, fedeli ed esponenti del mondo cattolico”.
Nel momento in cui le comunità ecclesiali, conclude il Presidente, “si apprestano a vivere, insieme a noi Pastori, una nuova fase del Cammino sinodale, riecheggiano le parole di Mons. Bartoletti: ‘la Chiesa è essenzialmente «comunione» – ossia reale unione d’amore – nel suo duplice riferimento: comunione in
Cristo con Dio e comunione in Cristo coi credenti in Lui e, virtualmente, con tutta l’umanità’. Allo stesso modo, mentre ci apprestiamo a concludere il Giubileo dedicato alla speranza, torna alla mente il suo motto episcopale ‘In spe fortitudo’ che fissa in modo chiaro e profetico l’orizzonte del nostro camminare e del nostro agire”.
Di seguito il testo della Mozione votata nel corso dei lavori dell’Assemblea Generale.
Noi, Vescovi e Pastori delle Chiese in Italia, riuniti nell’81ª Assemblea Generale
Desideriamo anzitutto rivolgere un canto di lode al Signore per l’abbondanza dello Spirito che ha accompagnato il Cammino sinodale in questi anni.
Ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato al percorso compiuto, offrendo tempo ed energie nelle Diocesi, nelle Assemblee sinodali e negli Organismi che, a livello nazionale, hanno accompagnato il Cammino.
Riteniamo che il Documento di sintesi del Cammino sinodale “Lievito di pace e di speranza”, approvato dalla terza Assemblea sinodale, non solo rappresenti una preziosa testimonianza dello stile di condivisione e confronto vissuti in questi quattro anni, ma offra anche al discernimento dei Pastori e alle comunità ecclesiali linee di indirizzo e proposte per dare concretezza a una Chiesa missionaria, prossima e sinodale.
Come previsto dal Regolamento del Cammino sinodale (art. 18) giunge a compimento la fase del “Cammino sinodale 2021-2025”, con il conseguente scioglimento di tutti gli Organismi sinodali finora operativi.
Pertanto, traendo frutto da quanto emerso dal dialogo di questa Assemblea Generale,
DELIBERIAMO
la ricezione del Documento di sintesi del Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia “Lievito di pace e di speranza”, con i suoi orientamenti e le sue proposte, considerandoli alla luce delle priorità pastorali emerse in questa Assemblea a partire dal Documento stesso.
Consapevoli della nostra responsabilità di Pastori e partecipi della vita del nostro Paese, Noi, Vescovi italiani, assumiamo l’impegno, insieme con le nostre Chiese e collegialmente come Conferenza Episcopale Italiana, a continuare a camminare insieme ricercando modi e tempi per dare concretezza agli orientamenti e alle proposte emersi in questi anni.
Affidiamo al Consiglio Permanente e al gruppo di lavoro di Vescovi, costituito dalla Presidenza su mandato del Consiglio Permanente stesso, il compito di indicare percorsi di studio e approfondimento per il discernimento degli orientamenti e delle proposte del Documento di sintesi, in particolare quelli rivolti alla Conferenza Episcopale Italiana.
Tenendo conto anche del Documento finale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione, ci impegniamo a vivere lo spirito e lo stile sinodale promuovendo i necessari strumenti, anche a livello nazionale, per essere «una Chiesa unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato» (Leone XIV). Guardiamo a Cristo, nostra speranza, fonte del nostro agire, tutto affidando a Maria, Madre della Chiesa, perché accompagni il cammino della Chiesa italiana.
