Società

Prolusione del Card. Camillo Ruini al Consiglio Episcopale Permanente – sessione 19/22 gennaio 2004

Prolusione del Card. Camillo Ruini al Consiglio Episcopale Permanente - sessione 19/22 gennaio 2004

ogni settore della vita umana, estendendosi anche all’ordine internazionale.Confidiamo nell’onnipotenza misericordiosa di Dio, che opera nel cuore degli uomini e dei popoli, perché queste parole di Giovanni Paolo II possano ispirare il cammino dell’umanità, nel tempo che sta davanti a noi.L’impegno per la pace caratterizza anche la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che stiamo celebrando e che è imperniata sulle parole di Gesù “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” (Gv 14,27): il ricordo dello storico incontro avvenuto 40 anni fa tra Paolo VI e il Patriarca Atenagora ci stimola ad inoltrarci con sempre rinnovata fiducia sulle vie della piena unità dei credenti in Cristo Signore. Abbiamo inoltre appena celebrato la Giornata di approfondimento dei rapporti ebraico-cristiani, che ci ha ricondotti quest’anno a un compito davvero essenziale, “ebrei e cristiani chiamati a testimoniare l’unico Dio”, e che è stata avvalorata dal proficuo incontro del Santo Padre con i due Rabbini Capo di Israele.
NOTAL´intero testo è contenuto nel file allegatoVenerati e cari Confratelli, questa sessione invernale del Consiglio Permanente ci vedrà impegnati, in primo luogo, a proseguire e sviluppare le riflessioni dell’Assemblea Generale di Assisi sulla vita e sulla missione delle nostre parrocchie. Affronteremo questa e le altre tematiche del nostro ordine del giorno con quello spirito di comunione che accompagna e sostiene il succedersi dei nostri incontri, chiedendo al Signore di illuminarci con il suo Santo Spirito, affinché le nostre deliberazioni valgano a promuovere il dinamismo apostolico della Chiesa in Italia e il bene della nostra nazione.
1. Il nostro pensiero va, come sempre, anzitutto al Santo Padre, con grande affetto e devozione. Lo ringraziamo per la Lettera Apostolica del 4 dicembre, nel XL anniversario della Costituzione Sacrosantum Concilium sulla Sacra Liturgia: dopo aver richiamato l’importanza e i contenuti fondamentali di questo grande documento, il Papa rinnova l’invito a “una sorta di esame di coscienza a proposito della ricezione del Concilio Vaticano II”, esame che “non può non riguardare anche la vita liturgico-sacramentale”, vertendo anzitutto intorno all’interrogativo se la Liturgia sia davvero vissuta come “fonte e culmine” della vita ecclesiale. A partire dalla Liturgia, infatti, va attuato il principio enunciato nella Novo Millennio Ineunte (n. 32): “C’è bisogno di un cristianesimo che si distingua innanzitutto nell’arte della preghiera”. In questa ottica il Papa – nella parte conclusiva della sua Lettera – indica le piste lungo le quali sviluppare e attuare, nei prossimi anni, gli insegnamenti della Sacrosantum Concilium.Vasta eco ha avuto il Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale della Pace, che è ritornato quest’anno sul fondamentale impegno dell’educazione alla pace, oggetto 25 anni fa del primo Messaggio di Giovanni Paolo II. Il Papa ha colto questa occasione per fare memoria dell’ormai lunga catena di questi Messaggi, a cominciare da quello di Paolo VI del 1° gennaio 1968, sottolineando come attraverso di essi venga proposta una vera e propria “scienza” e sintesi di dottrina sulla pace, che è “quasi un sillabario su questo fondamentale argomento”, “semplice da comprendere per chi ha l’animo ben disposto, ma al tempo stesso estremamente esigente per ogni persona sensibile alle sorti dell’umanità”.Il convincimento decisivo, che il Santo Padre non si stanca di ribadire, è che la pace è possibile, e pertanto è doverosa. Vi è inoltre un intimo rapporto tra fede cristiana e pace, incentrato su Cristo che è “la nostra pace” (Ef 2,14): l’impegno di educare noi stessi e gli altri alla pace appartiene dunque al genio stesso della nostra religione ed è pertanto un compito permanente delle comunità cristiane.In concreto la pace va costruita sui quattro pilastri della verità, della giustizia, dell’amore e della libertà, secondo l’insegnamento della Pacem in terris. Essa implica ed esige il rispetto del diritto e dell’ordine internazionale: di qui la perdurante importanza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e nello stesso luogo la necessità di una sua riforma, che la metta in grado di perseguire efficacemente i propri, tuttora validi, fini statuari, particolarmente in rapporto alla lotta al terrorismo, terribile fenomeno che, come ha detto il Papa nel discorso del 12 gennaio al Corpo Diplomatico, “seminando la paura, l’odio e il fanatismo, disonora tutte le cause che pretende di servire”. La sua doverosa repressione non può però essere disgiunta da una precisa analisi delle motivazioni ad esso soggiacenti e va condotta senza rinunciare ai principi dello Stato di diritto.Per l’instaurazione delle vera pace nel mondo, la giustizia deve trovare il suo completamento nella carità, e quindi nel perdono. Infatti, come afferma conclusivamente il Messaggio del Papa, “l’amore è il motivo per cui Dio entra in rapporto con l’uomo” ed è, per conseguenza, “la forma più alta e più nobile di rapporto degli essere umani… tra loro”. Dovrà dunque animare

CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE

19 Gennaio 2004

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