Cari Fratelli e Sorelle
1. La solennità del “Corpus Domini” ci chiama a riflettere sul mistero Eucaristico, che il Concilio Vaticano II dice essere “fonte e culmine” della vita cristiana e della missione della Chiesa (cfr S.C. 10). La riforma liturgica ha messo bene in evidenza la struttura della Santa Messa: la mensa della Parola e la mensa Eucaristica, ed ha ricordato come la seconda mensa sia memoriale del sacrificio di Gesù e convito. Sono due aspetti intimamente congiunti che non possono essere separati: si tratta, infatti, di convito sacrificale o di sacrificio conviviale. C’è stato un tempo nel quale la dimensione conviviale è stata posta in forte rilievo anche a scapito del sacrificio: forse perché è più facile e intuitiva di natura sua. Anche l’altare a mensa può richiamare meglio il carattere di “cena”, e questo è comprensibile: ci invita a nutrirci del suo Corpo e Sangue preziosi per rimanere in noi e noi in Lui, per crescere nella vita nuova della grazia. I Padri dicono per “diventare Lui”. Ma Gesù, nel Cenacolo, non fece con gli Apostoli una cena d’addio, bensì un atto liturgico nel quale all’agnello pasquale sostituisce se stesso per la libertà non da una schiavitù umana – quella antica dall’Egitto – ma dalla schiavitù del peccato, che ci tiene lontani dalla vita e dalla gioia, Dio. In quella sera, sospesa nel mistero e nell’attesa, Gesù anticipa nei segni sacramentali ciò che sarebbe accaduto fisicamente sul Golgota: il sacrificio della sua vita per la salvezza del mondo. Non è possibile, quindi, separare i due aspetti.
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S. Em. Card. Angelo Bagnasco