“Cosa vede chi mi incontra, cosa vede chi mi sente parlare, cosa vede chi mi osserva agire? Davvero dai miei gesti e dalle mie scelte, anche da quelle più comuni – il modo di vestire, di spendere il tempo e di impegnare il mio denaro – si percepisce la sensatezza e la bellezza di quello che dico?”.
Gli interrogativi, posti lunedì 5 gennaio da Mons. Nunzio Galantino nella celebrazione conclusiva del Convegno promosso a Roma dall’Ufficio Nazionale per la pastorale delle vocazioni, suonano come un mandato impegnativo.
Il Segretario generale ha ripercorso la pagina evangelica valorizzando le figure di Filippo e di Natanaele nel loro rispettivo coinvolgersi nell’incontro con il Cristo: la testimonianza del primo – che poteva dire “Vieni e vedi” – e la storia fatta di ricerca e di disponibilità a fidarsi, che ha contraddistinto il secondo.
Mons. Galantino, riprendendo il tema stesso della tre giorni di Convegno (È bello con te. Vocazioni e santità: toccati dalla bellezza), ha messo in guardia dal rischio di “confondere la Bellezza dalla quale dobbiamo lasciarci raggiungere e toccare con vuoti estetismi, fatti di apparenza inconcludente, di tradizioni che niente hanno a che fare con la vita vera della Chiesa e che sono portatrici solo di fisime a buon mercato; vuoti estetismi con i quali si pensa di coprire mancanza di equilibrio interiore e di ricchezza umana”.
È la stessa ricchezza di umanità – ha sottolineato – che “la Chiesa vuole aiutare a rimettere al centro e a coniugare nel prossimo Convegno ecclesiale di Firenze per il quale siamo invitati a lavorare e a pregare fin d’ora”.
In allegato, il testo integrale dell’omelia di Mons. Galantino.