Mons. Arrigo Miglio, nella sua catechesi, è partito dall’analisi della situazione dei credenti oggi, molto diversa da quella delle precedenti generazioni perché si trovano sempre più spesso immersi in ambienti e culture che vivono secondo altri principi e criteri, proprio come se Dio non ci fosse. Vivere e respirare la fede all’interno di una comunità cristiana – ha fatto capire – è dono riservato ad alcuni momenti della giornata o della settimana o anche più rari, a fronte di giornate intere trascorse in mezzo a persone che non vivono la fede e spesso la deridono e combattono. È questa l’esperienza di molti giovani, nella scuola e negli altri ambienti che frequentano con i loro coetanei ed amici. Ma è questa anche l’esperienza di molti sul posto di lavoro. Anche in famiglia il clima di fede si fa sempre più rarefatto.
Tutto ciò, ha spiegato il Vescovo – va però colto anche come un’opportunità: credere diventa una sfida quotidiana, richiede un continuo approfondimento delle motivazioni, delle radici, dei fondamenti della fede; al tempo stesso si vive il continuo confronto con coloro che non hanno o non hanno più fede: non ci vuole molto per rendersi conto di quanto vuoto ci sia in certe vite, assieme a tante domande che non trovano risposta. Proprio il confronto con la povertà e le derive di una società che vive senza Dio ci aiuta a cogliere la ricchezza che la fede ci offre.
Di qui la ricchezza, evidenziata da mons. Miglio, della chiamata alla fede quale anche chiamata a capire, ad approfondire la conoscenza delle cose e del mondo. Con la fede Dio non soffoca la ragione ma la stimola e l’aiuta ad andare sempre oltre. Il Vescovo ha concluso citando Benedetto XVI, dall’enciclica Caritas In Veritate (nn. 56-57), dove il Papa parla di dialogo fecondo tra fede e ragione: la ragione ha sempre bisogno di essere purificata dalla fede e a sua volta la religione ha sempre bisogno di venire purificata dalla ragione per mostrare il suo autentico volto umana.