A conclusione di un percorso pluriennale di riflessione teologica, venerdì 10 giugno si svolge a Padova, sul tema “Una Chiesa custode della terra”, un convegno nazionale promosso dall’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro e dal Servizio Nazionale per il progetto culturale. Sede dell’incontro, in programma dalle 10.30 alle 18, è la Facoltà Teologica del Triveneto (Via del Seminario, 29).
“L’approccio cristiano alle tematiche ambientali parla anzitutto di creato – spiega mons. Angelo Casile, direttore dell’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro, in un’intervista a La Difesa del Popolo – perché riconosce in Dio Padre il Creatore del cielo e della terra. A motivare il nostro impegno per il creato è la passione verso l’uomo, la ricerca della solidarietà a livello mondiale, ispirata dai valori della carità, della giustizia e del bene comune, vissuti nella fede e nell’amore di Dio”.
Il percorso di ricerca si è svolto nell’ambito delle attività del Gruppo di studio nazionale “Custodia del creato”, in collaborazione con l’Associazione Teologica Italiana (ATI) e l’Associazione Teologica Italiana per lo Studio della Morale (ATISM); si è articolato su tre seminari (i materiali sono accessibili in www.chiesacattolica.it/lavoro): “La fede nel Dio Trino per la custodia del creato” (29 gennaio 2010); “La creazione come dono” (16 giugno 2010); “Custodire il creato: rinnovare le pratiche” (1 gennaio 2011).
“Il credente guarda alla natura con riconoscenza e gratitudine verso Dio – continua Casile – per questo non la considera un tabù intoccabile o tanto meno ne abusa con spregiudicatezza: come dice il Papa, “ambedue questi atteggiamenti non sono conformi alla visione cristiana della natura, frutto della creazione di Dio”. Per il cristiano il Creatore è al primo posto, l’uomo è la prima creatura e il creato è dono di Dio all’uomo, perché nel creato l’uomo, ogni uomo, tutto l’uomo si sviluppi e faccia sviluppare il creato stesso in tutte le sue componenti: uomini, animali, piante… La visione cristiana è il camminare insieme dell’uomo e di tutto l’ambiente verso Dio”.
Quanto alle ricadute «pratiche» a cui la riflessione teologica potrebbe portare, il direttore conclude: “Le comunità cristiane sono chiamate a promuovere la responsabilità di ciascuno relativamente a nuovi stili di vita che utilizzano con maggior sobrietà le risorse energetiche, contengono le emissioni di gas serra e favoriscono la vivibilità delle nostre città. Un ulteriore impegno è quello di incentivare e diffondere gli studi sul miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici e la costruzione degli spazi delle nostre comunità secondo regole dettate da sobrietà, risparmio ed efficienza energetica. Si pensi inoltre alla possibilità di far avanzare la ricerca di energie alternative e la promozione dell’energia eolica, solare e geotermica per il riscaldamento e l’illuminazione e il sostenere e praticare sempre più nelle nostre comunità la raccolta differenziata dei rifiuti, il riuso dell’usato e tantissime altre pratiche virtuose che scaturiscono da un cuore illuminato dalla fede e per questo attento a Dio, alle persone e alle cose”.