“L’idea di fondo è questa: non occorre, o forse non vale la pena, impegnarsi, lottare, sacrificarsi, appassionarsi per qualcosa e soprattutto per qualcuno”. Comincia con un paradosso la catechesi di mons. Cancian, Vescovo di Città di Castello, nella terza giornata di incontri con i giovani.
“Secondo una ricerca europea l’Italia è il Paese con la percentuale più alta di giovani inattivi, cioè passivi”, afferma dolente il Catechista, e “ciò contrasta non solo con la fede, ma anche con la ragione”, perché noi “siamo chiamati a «fermentare» l’umanità e a promuovere la rivoluzione dell’Amore misericordioso”.
E’ un appello alla santità quello di mons. Cancian, che, conoscendo i giovani avverte che “non c’è paradiso senza di Lui: i paradisi artificiali sono inferni, nei quali prevalgono egoismi, divisioni, orge, sballo, vita che porta… alla morte”.
Il futuro, ricorda, è legato al cammino di santità di ciascuno. Responsabilizza i giovani, il Vescovo, li incoraggia e, in maniera concreta, conclude: la carità “è fatta di semplici gesti: un sorriso, una parola, un aiuto concreto. Parte dal prossimo e arriva al nemico. In ogni caso è segno della presenza di Dio, una sua carezza”.