“Cristo mi ha amato e ha dato la sua vita per me”, dice san Paolo: davanti ad un amore così disinteressato, ci chiediamo ora: Che faremo noi per Lui? Quale risposta gli daremo?”.
E’ l’interrogativo posto venerdì sera da Benedetto XVI agli oltre cinquecentomila giovani riuniti per la Via Crucis a Madrid. Davanti ai drammi del mondo, il Papa li ha esortati a “non passare oltre”, ma a imparare dal Cristo la “sapienza della Croce” e ad offrire “il meglio di voi stessi: la vostra capacità di amare e di compatire”.
Una rappresentanza di giovani, provenienti dai diversi Paesi, aveva appena portato la Croce, scandendo le stazioni anche con i drammi del presente: dall’Iraq al Ruanda e al Giappone, dalle persecuzioni agli abusi, dalle tossicodipendenze al precariato lavorativo.
“Cari giovani – ha detto il Papa – voi che siete molto sensibili all’idea di condividere la vita con gli altri, non passate oltre davanti alla sofferenza umana, dove Dio vi attende affinché offriate il meglio di voi stessi: la vostra capacità di amare e di compatire”.
Il segreto per riuscire a “caricare sulle nostre spalle la sofferenza del mondo” sta nella “certezza che Dio non è qualcuno di distante o lontano dall’uomo e dalle sue vicissitudini”; proprio volgendo lo sguardo a Cristo Crocifisso, è possibile apprendere la “sapienza misteriosa della croce, grazie alla quale l’uomo vive.
La croce, infatti, non fu l’esito di un insuccesso, bensì il modo di manifestare l’offerta di amore che giunge sino alla donazione più smisurata della propria vita; in essa riconosciamo l’icona dell’amore supremo, dove impariamo ad amare ciò che Dio ama e come Egli lo fa: questa è la Buona Novella che ridona la speranza al mondo”.