Si celebra il 24 marzo 2010 la Giornata di preghiera e digiuno per i missionari martiri, in concomitanza con il 30° anniversario della morte di Mons. Oscar Arnulfo Romero. Nel sito del Movimento giovanile missionario (
www.mgm.operemissionarie.it) è disponibile il materiale per la celebrazione e l’animazione della Giornata. Le offerte, frutto del digiuno, quest’anno saranno devolute dalla Fondazione Missio alla parrocchia filippina di San Pablo Apostol, a Manila, retta dai padri Canossiani. L’obiettivo è la costruzione di un Centro giovanile e di strutture parrocchiali. Lo scorso anno, le offerte sono stati utilizzate per un progetto nello stato del Kerala (India) delle Suore Brignoline. Il progetto ha come destinatarie le ragazze diversamente abili della zona, molte delle quali sono state anche abbandonate dalla propria famiglia. “
Un filo ideale lega ogni 24 marzo al 24 marzo 1980: la celebrazione annuale di una Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri ha preso ispirazione dal martirio, in quella data, di mons. Oscar Arnulfo Romero, Arcivescovo di San Salvador. Trent’anni esatti dunque ci separano da quell’episodio emblematico, ma non unico” spiega Don Gianni Cesena, Direttore di Missio. Non unico. “Occorrerebbe dire “purtroppo”: ogni martirio, ogni uccisione, ogni assassinio porta con sé il sapore amaro della prevaricazione, dell’ingiustizia, dell’arbitrio, delle peggiori realizzazioni umane. E porta con sé la frase illuminante di Gesù sulla Croce: “non sanno quello che fanno” – aggiunge Cesena -. Il ripetersi fin troppo frequente di episodi di martirio tra i missionari e tra i cristiani rinnovano dolore, smarrimento, talvolta anche paura e rabbia”.
Eppure ogni martirio cristiano appartiene alle “beatitudini” di Gesù: “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia” (Mt 5,11). La beatitudine è certamente proclamata di fronte a Dio e a favore del singolo martire, ma non vi resta estranea per la comunità che si sente privata di un fratello, di una sorella.