“Amo la montagna e molto ho imparato scalando le montagne; mi piace affrontare salite impegnative lungo quelle vie che sono definite «ferrate». La fede può essere paragonata a questo tipo di percorso, perché vi sono due elementi indispensabili: uno oggettivo – la montagna – e uno soggettivo che include il mio desiderio di salire, un’adeguata attrezzatura, tra cui l’imbragatura che attraverso i moschettoni mi permette di essere ben ancorato alla corde fisse della ferrata”.
Mons. Claudio Giuliodori ha aperto il suo dialogo con i giovani con questa immagine efficace per presentare la fede come “l’essere in relazione con Dio, con un Dio che ci trascende e che sembra irraggiungibile: in realtà non è impossibile salire fino alla vetta di Dio, anche perché lui ci ha preparato la strada. Per affrontarla occorre mettersi in gioco con la propria libertà e il proprio impegno usando le capacità naturali e gli strumenti, proprio come avviene per l’imbragatura per la montagna”.
Anche nella fede, ha spiegato, c’è un dato oggettivo, un contenuto, e un dato soggettivo, ossia l’esperienza: “Nella relazione di fede, nessuno dei due elementi può prescindere dall’altro, ma si rafforza nel rapporto con l’altro fino a diventare un tutt’uno, quasi inseparabile”.
Da valida guida alpina, Giuliodori ha ricordato che “la fede che noi viviamo non è astratta e generica, ma è la fede che ci ha insegnato Gesù Cristo, manifestandoci tutta la fiducia di Dio nei nostri confronti e chiedendoci di fidarci di Lui e di seguirlo”.
La fede, ha proseguito, richiede allenamento continuo: essa è “un dono che dobbiamo saper coltivare e far crescere”. Questa, ha sottolineato il Vescovo, rimane “la sfida attuale”, rispetto ad un mondo che vuole “sminuire la figura di Gesù nella sua verità storica e nella sua identità di Dio fatto uomo: non è un caso che il Santo Padre Benedetto XVI abbia scritto due volumi sulla vita di Gesù di Nazareth affrontando le questioni fondamentali sia storiche che teologiche”.
Accanto a questa sfida, ha aggiunto, vi sono quelle che “nascono da rapporto tra fede e ragione o fede e scienza; sfide che toccano la vita umana dal concepimento al suo termine naturale, il significato della sessualità e dell’amore, la costruzione della civiltà dell’amore fondata sulla giustizia e sulla solidarietà. La dimenticanza di Dio è all’origine di tutti i problemi della società”.
Mons. Giuliodori ha concluso evidenziando come la fede non sia quindi un atteggiamento religioso del passato, legato a tradizioni da conservare o riti da ripetere, ma una relazione viva e palpitante con il Signore che ci chiama in gioco direttamente. Per essere tale, “deve essere invocata perché è un dono, ma deve essere anche educata e pertanto è necessaria la formazione – teologica, spirituale e morale -: per chi segue Gesù la formazione non un fatto intellettuale, ma si situa sempre dentro l’esperienza di vita della comunità ecclesiale che ci accompagna e ci sostiene, a partire da quel centro che è costituito dall’Eucaristia”.