“Senza il Cristo cosa sarebbero i nostri giorni? Cosa saremmo noi senza di Lui? Una scintilla nel buio, un desiderio subito spento. Ed è per questo che, come pellegrini nel tempo, come viandanti assetati ed affamati ci portiamo, davanti all’altare davanti a lui che da respiro ala nostra vita ed ali
alle nostre povertà e forza ai nostri passi”.
Con queste parole, il Card. Angelo Bagnasco è intervenuto alla veglia di preghiera che sabato 10 settembre si è svolta ad Ancona, nella sera vigilia dell’incontro con Benedetto XVI.
Domenica 11 settembre sarà, infatti, il Papa a concludere il XXV Congresso Eucaristico Nazionale. Giungerà ad Ancona in elicottero, verso le 9.15; alle 10 presiederà la S. Messa dall’Area Fincantieri (diretta su Rai Uno, Tv2000 e in streaming su questo sito e su
www.congressoeucaristico.it).
Nel pomeriggio, alle 17, nella cattedrale di S. Ciriaco incontrerà sacerdoti e genitori; alle 18, in Piazza del Plebiscito, i fidanzati. Entrambi gli appuntamenti saranno trasmessi da Tv2000 e dal sito del Congresso.
“Nell’adorazione vogliamo rinnovare, con tutta l’intensità del cuore con cui siamo capaci, il nostro ringraziamento al Signore Gesù – ha detto ancora sabato sera il Card. Bagnasco – che nell’Eucaristia è Dio con noi e Dio per noi: “Grazie perché ci sei, senza di te non sarei nulla”.
Il Presidente della Cei ha dato voce anche all’orgoglio del credente di appartenere alla comunità cristiana: “Come è bella la Chiesa, che risplende sui nostri volti di povere creature, pellegrini, peccatori su cui risplende la grazia di Dio; come è bella la Chiesa, corpo di Cristo, popolo di Dio, famiglia dei suoi figli”
E ancora: “Questa chiesa è la città posta sul monte e la luce sul candelabro per dire al mondo che esiste la speranza e che si può vivere in un modo diverso. La comunione delle vite non è utopia ma grazia e responsabilità”.
E, infine: “Come è bella la Chiesa nel cui grembo stanno le nostre diversità, le nostre differenze, le nostre storie che si unificano con una sintonia che è dono della grazia di Dio per formare una comunità che agli occhi del mondo è un prodigio: ‘Che siano una cosa sola perché il mondo creda’.
Nell’unità della Chiesa – ha concluso – dove il nostro io si ritrova nel noi della comunità credente”.