L’orizzonte ecclesiale che dalla comunità degli Atti degli Apostoli giunge al Motu proprio Intima Ecclesiae natura di Benedetto XVI e alla “chiara parola” e alla “luminosa testimonianza” di Papa Francesco: Mons. Nunzio Galantino ha aperto lunedì pomeriggio il Convegno nazionale degli economi e direttori degli uffici amministrativi delle diocesi italiane (Salerno, 24-26 febbraio) tracciando una parabola che abbraccia la tradizione vivente della Chiesa nel suo rapporto con i beni materiali. Il Convegno muove dall’analisi della normativa in materia guardando alla sua applicazione nella vita delle diocesi.
“Già il Convegno dell’anno scorso aveva evocato il Motu proprio Intima Ecclesiae natura per richiamare la natura ecclesiale del servizio degli economi e degli amministratori, funzionale al governo pastorale dei Vescovi e rispondente alle finalità proprie della comunità cristiana nella proprietà e nell’utilizzo dei beni temporali”, ha osservato il Segretario Generale aprendo il Convegno insieme a Mons. Luigi Moretti, Arcivescovo di Salerno.
“L’edizione di quest’anno – ha proseguito – mette a fuoco in maniera monografica il Motu proprio, trattando il tema del servizio della carità, attraverso un articolato programma che, a partire dall’analisi della normativa in materia, cerca di considerarne i molteplici ambiti e aspetti di applicazione nella vita delle nostre diocesi, con particolare riferimento al servizio degli economi e degli amministratori”.
Mons. Galantino si è, quindi, soffermato sul rapporto Chiesa e beni materiali – tema approfondito dal Segretario anche nel recente Convegno a trent’anni dal nuovo Concordato – evocando tra l’altro l’opera Le Cinque Piaghe della Santa Chiesa di Antonio Rosmini: “Il tema dell’amministrazione dei beni temporali riveste una grande importanza in ottica ecclesiale, perché tali beni servono la comunione e la missione che la Chiesa svolge nel mondo; la loro gestione deve esprimere e servire quella comunione nella quale è costituito l’unico popolo di Dio”.
Dopo aver richiamato come l’esperienza di condivisione dei beni che caratterizzava la Chiesa nascente (At 4,32-35) fosse “interamente motivata dalla comunione che si andava sviluppando attorno agli apostoli e alla loro testimonianza”, ha fatto riferimento ai “tanti documenti che hanno ripreso, approfondito e attualizzato quanto descritto nel libro degli Atti”, dal decreto conciliare Presbyterorum ordinis al Codice di Diritto Canonico.
Infine, prima di concludere valorizzando la “chiara parola” la “luminosa testimonianza” di Papa Francesco su questi aspetti, Mons. Galantino ha evidenziato come il Motu proprio abbia fornito, con riferimento alle opere di carità, quel quadro normativo organico che – nelle parole di Benedetto XVI – serve meglio “ad ordinare, nei loro tratti generali, le diverse forme ecclesiali organizzate del servizio della carità, che è strettamente collegata alla natura diaconale della Chiesa e del ministero episcopale”.