Gli esercizi spirituali sono “lo specchio di un cristiano maturo, che ha coscienza del bisogno di lasciar conformare la persona e la vita” a Cristo. Lo ha detto mons. Mariano Crociata intervenendo mercoledì 8 febbraio al convegno della Fies (Federazione italiana esercizi spirituali).
“La santità non è prerogativa di un’età, ma plasma tutte le età in misura conforme alle possibilità umane che ciascuna di esse è in grado di raggiungere”, ha esordito il Segretario Generale della Cei, sottolineando che la santità “non cessa mai di crescere, poiché non è una condizione statica conseguita una volta per tutte, ma una relazione interpersonale nello spazio della vita trinitaria il cui perfezionamento non ha mai fine”.
“Guardare al modello adulto, compiutamente realizzato per quanto è nelle possibilità umane trasformate dalla grazia, è la prima condizione per porre in atto un progetto educativo cristiano rispondente alle sue attese e alle sue finalità”, ha proseguito il vescovo, secondo il quale “gli esercizi spirituali sono la straordinaria invenzione di quella viva tradizione ecclesiale che sta sotto l’azione incessante dello Spirito, per creare e ricreare forme e percorsi che rendano i credenti sempre più malleabili all’opera trasformante della grazia”
Oggi, è l’analisi di mons. Crociata, “molti adulti riconoscono il bisogno di recuperare un cammino di maturazione non compiuto a tempo debito, se non addirittura già in partenza deformato in maniera irreversibili”, tanto più che “sono diventati confusi, e talora inestinguibili, i confini fra le differenti età della vita”. In quest’ottica, “la riproposizione degli elementi costitutivi della maturità umana credente va al cuore del progetto educativo cristiano, perché non tocca solo le nuove generazioni ma mette in questione tutti”. Di qui la perenne attualità degli esercizi spirituali, che “ripresentano, in un tempo interrotto, le dimensioni costitutive dell’esistenza cristiana e della maturità umana credente”, e quindi “possono essere considerati a pieno titolo un tempo privilegiato di educazione alla vita buona del Vangelo”. Nel contesto degli esercizi spirituali – ha spiegato il vescovo – educare “significa inserire in un percorso pratico” fatto di “disciplina” e “ascesi”, in cui centrale è “l’educazione al silenzio, alla capacità di ascolto e soprattutto all’ascolto di se stessi, del proprio cuore e della propria coscienza”. “Gli esercizi – ha concluso mons. Crociata – stanno sempre a ricordarci che il discernimento sulla nostra vita e sul nostro tempo non è compiuto una volta per tutte, poiché ad ogni passo si pone la domanda circa la volontà di Dio su di me e su questo tempo”.