Il Cardinale Anastasio A. Ballestrero ha presentato, con una sua lettera ai Vescovi italiani, il messaggio di Giovanni Paolo II per la XII Giornata mondiale della pace.
Il gesto del Cardinale Presidente ha voluto «sottolineare non solo la piena accoglienza ma anche il rinnovato impegno a trarre dal Messaggio del Papa motivo nuovo di preghiera, di riflessione e di azione delle Chiese particolari».
Si pubblica, per documentazione, la lettera n. 1037/83 del 19 dicembre 1983 del Cardinale Presidente, indirizzata a tutti i Vescovi d´Italia.
Venerati Confratelli,
con il Messaggio del Santo Padre per la Giornata mondiale della pace, desidero farvi giungere anche questa mia lettera per sottolineare non solo la nostra piena accoglienza, ma anche il rinnovato impegno a trarre dal Messaggio motivo nuovo di preghiera, di riflessione e di azione nelle nostre Chiese particolari.
«La pace nasce da un cuore nuovo» è tema di profonda ispirazione biblica, in perfetta sintonia con le intenzioni dell’Anno Santo della Redenzione e del Sinodo della Riconciliazione. E´ anche nostro compito collocarlo attentamente dentro il cammino che la Chiesa italiana sta percorrendo con il programma pastorale «Comunione e comunità».
Nel documento La Chiesa italiana e le prospettive del paese (23 ottobre 1981), il Consiglio Permanente afferma: «il primo compito che la Chiesa e i cristiani intendono confermare e realizzare con nuova intensità è la volontà di dare sempre più chiaramente il primato alla vita spirituale, da cui dipende tutto il resto…»; «se non abbiamo fatto abbastanza nel mondo, non è perché siamo cristiani, ma perché non lo siamo abbastanza» (n. 13).
Inoltre, a conclusione della XX Assemblea di Milano (5.5.1982), abbiamo scritto che i cristiani «potranno dare un contributo specifico a quello spirito di non violenza, di pacifica convivenza, di amore, che deve orientare le stesse rivendicazioni e le lotte per la giustizia sociale e per la libertà» (n. 8), ricordando «che la forza per farlo è dono di Cristo e che uno degli aspetti fondamentali della originalità cristiana è la profezia. Per questo i cristiani credono, attendono e proclamano la pace di Cristo. Con rigore morale si impegnano e nulla lasciano di intentato per animare iniziative e programmi di sviluppo e di pace… Cercano, suggeriscono, promuovono, confermano tutti gli interventi che conducono a quelle forme di pace, che di volta in volta sono possibili. E non si arrendono mai» (n. 9).
Alla medesima Assemblea di Milano, inoltre, io stesso mi sono permesso di dire: «prima che l´aspetto politico, ci devono preoccupare gli aspetti etici del problema della pace. La pace comincia dai rapporti interpersonali e si sviluppa per questa strada, che è la strada propria della Chiesa». Insieme aggiungemmo poi, a conclusione della XXI Assemblea (11-15.4.1983), che «sono troppi in mezzo a noi quelli che ‘curano la ferita del popolo’, ma solo alla leggera, dicono ‘pace, pace’, ma pace non c´è (Ger 8,11)» (n. 3).
Siamo oggi sempre più sollecitati ad un impegno di conversione per diventare maggiormente comunione e, per questo, presenza efficace di comunione e di pace per la società. Cristo è la nostra pace. La pace nasce da un cuore che si rinnova in Cristo. «Non ci sarà disarmo di armi, ha detto Paolo VI, se non ci sarà disarmo di animi» (Discorso all´ONU, 1968).
La nostra Commissione «Giustizia e Pace» promuove quest´anno la manifestazione del 31 dicembre ad Assisi, in preparazione della Giornata mondiale della pace. Ad Assisi, noi Vescovi ci siamo recati in pellegrinaggio nel 1982 e, venerando San Francesco, abbiamo scritto: «Qui, ad Assisi, ne sentiamo commossi la forza. Francesco è una singolare visita di Dio tra gli uomini; … Tutta la vita evangelica di Francesco è l´eco chiara del saluto di Cristo risorto: ‘Pace a voi´!. Con Francesco, come Vescovi accogliamo nella fede questo saluto della pace che viene da Dio e, insieme, lo rivolgiamo alla Chiesa e al Paese: ‘Il Signore dia Pace!’».
Con questi pensieri, che ricordano il nostro cammino di Chiesa italiana, rinnoviamo il comune impegno di pregare e di operare per la pace, che è dono di Dio agli uomini di buona volontà.
Mi è cara la circostanza per porgerle il mio più fervido augurio di Sante Feste Natalizie e di un Anno nuovo ricco di bene, mentre, in fraterna unione di preghiera, mi confermo con vivo saluto
dev.mo
+ ANASTASIO A. CARD. BALLESTRERO
Presidente