DICHIARAZIONE DELLA COMMISSIONE PER LE MIGRAZIONI
Diversi fatti di cronaca terroristica internazionale, l´affluenza accresciuta e confusa di stranieri in Italia, le preoccupazioni per il futuro economico e politico, travisate e fuorvianti convinzioni sull´identità culturale ed il rapporto tra popoli, hanno reso quanto mai attuale ed emotivamente carico il problema della regolamentazione sulla entrata, soggiorno, lavoro e rientro in patria degli stranieri in Italia.
La Commissione per le migrazioni della Conferenza Episcopale Italiana (C.E.I.) segue con attenzione questo problema, che ha per noi un forte spessore umano e che rappresenta un decisivo aspetto di revisione nei rapporti nord-sud. Ed ha non pochi motivi di preoccupazione per gli sbocchi possibili in una situazione di inadeguata informazione e di forti pressioni emotive, spesso rivolte a interessi particolari o locali.
Soprattutto in questa situazione e su problemi del genere la legge ha una condizionante funzione educativa.
Per questo motivo, già nel 1982, la Commissione denunciò una « condizione di illegalità che favorisce sfruttamenti economici e ricatti morali ed impedisce un doveroso inserimento » e al tempo stesso lamentò « leggi sorpassate e non pertinenti le quali aumentano la emarginazione e vanificano spesso una sincera volontà di assistenza ».
Ed, oggi, mossi dallo stesso motivo di pastorale sollecitudine per il bene del nostro popolo – così duramente esperto di emigrazione e così profondamente umano di sentimenti – nonché per il meglio di ogni uomo, nello sforzo per una pace frutto della giustizia, incoraggiamo quanti sono preposti ed impegnati nella cosa pubblica a proseguire fino a buon termine nell´impegno di pervenire ad una legislazione sugli stranieri, chiara, realistica, promozionale, umana. Una legge, quindi, globale, che riguardi cioè la complessa varietà delle situazioni (immigrati economici, profughi de iure et de facto; studenti), regolarizzando, da una parte, senza penalizzare e promovendo, dall´altra, la formazione di leaders e tecnici e cooperando a ridurre il flagello della fame nella condivisione dei beni di cui si dispone, primo fra tutti il lavoro, ovviamente nelle concrete possibilità e situazioni.
La corale adesione ai recenti provvedimenti straordinari contro la fame nel mondo ne è una conferma e costituisce un primo passo verso concreti obiettivi di cooperazione epromozione.
Si tratta, pertanto, di un traguardo possibile, e doveroso e quindi necessario, al quale la Chiesa che vive in Italia è sempre disposta a dare il proprio contributo – come già avviene – con il suo specifico messaggio, con la sua esperienza e le sue concrete possibilità.
E´ stata questa, del resto, la concorde indicazione emersa nel recente convegno ecclesiale di Loreto e fissata nella successiva « Nota pastorale C.E.I. » (9.6.85): « occorre stimolare un´adeguata legislazione a tutela dei diritti umani degli immigrati ».
Siamo, infine, in profonda sintonia di sentimenti con il Santo Padre: « La Chiesa – ha detto Giovanni Paolo II – ha il diritto ed il dovere di intervenire se vuole rimanere fedele alla sua missione che, nel Cristo nato per noi, è rivolta alla salvezza di tutto l´uomo edi ogni uomo » (22.12.1979). E, specifica ancora il Papa, « la Chiesa cattolica considera come opera essenziale l´aiuto ai rifugiati » (26.6.1982).
In questo periodo di avvento in cui emerge la figura del Messia, il Cristo, come Colui che salva i poveri, scioglie le catene, libera gli oppressi, dona il suo spirito di giustizia e di amore, non possiamo non divenire ancora una volta voce di questi poveri tra i poveri per chiedere una legge che, proprio a legittima e giusta garanzia dell´ordine pubblico, elimini ogni irregolarità o clandestinità e qualsiasi sfruttamento ed impegni contemporaneamente alla cooperazione, dando speranza ed aumentando il nostro grado di civiltà.
LA COMMISSIONE PER LE MIGRAZIONI
1 dicembre 1985, prima domenica di Avvento