CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA – PROT. N . 538/85, Roma 4-7-1985
Lettera indirizzata ai Membri della C.E.I.
Venerato Confratello,
il Santo Padre, nella sua premurosa sollecitudine per la Chiesa in Italia, a Lui quale Primate particolarmente affidata dalla Provvidenza, con sicura fiducia della responsabile partecipazione con Lui dei Confratelli Vescovi, ha creduto bene di chiamare me all'ufficio di Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.
Non certo senza profonda trepidazione da parte mia, ma anche con grande fede in Dio!
Ho subito ringraziato il Santo Padre affidandomi in particolare alla Sua guida ed autorità, perché nel Suo nome io possa essere, tra i Vescovi d'Italia, autentico « signum communionis et unitatis » nel ministero pastorale.
Rivolgo subito un riverente pensiero di riconoscenza al mio predecessore, il venerato Card. Anastasio Ballestrero, che ci ha donato il suo servizio non solo con generoso sacrificio, ma anche con esemplare serenità che attingeva allo spirito della sua Santa Madre Teresa d'Avila.
Uguale sentimento di comunione e riconoscenza rivolgo agli altri eminentissimi miei predecessori e anche ai cari confratelli emeriti a noi sempre tanto vicini.
Saluto e ringrazio fin d'ora cordialmente tutti i membri della Presidenza e Segreteria della C.E.I. e il personale ecclesiastico e laico degli Uffici, alla cui competenza con fiducia mi affido, specialmente nei primi passi.
Sento però il dovere di rivolgere in particolare a ciascuno di voi, cari Fratelli Vescovi, il cui volto, d'ora in poi, mi si evidenzierà col suo nome, il mio fraterno saluto e una confidenziale richiesta di aiuto: nella preghiera, nella partecipazione, nella pazienza. Da parte mia vi assicuro in ricambio preghiera, fraterno affetto e ascolto.
Se finora mi legava a tutti l'affectus collegialis che ha la sua sorgente nel sacramento dell'ordine episcopale, oggi questo vincolo si fa per me più grande e personale, perché si riveste di quella nota caratteristica ed emblematica che Gesù, nell'ultima Cena, prescrisse ai suoi durante la lavanda dei piedi: il servizio.
Sento che devo collocarmi in questo atteggiamento soprattutto per obbedire a tre principali impegni che devono caratterizzare il mandato ricevuto dal Santo Padre:
– evidenziare costantemente e in ogni modo l'intima comunione che, molto più di altri Paesi, da sempre lega le nostre diocesi e la stessa nostra Conferenza al Papa, Maestro e Pastore, tanto nel magistero, quanto nella comunione ecclesiale e disciplinare, donando al popolo una evidente testimonianza di fedeltà e di sintonia con Lui, specialmente per vivere, col Suo stesso amore, gli insegnamenti del Concilio Vaticano II. E' pure l'impegno del Convegno ecclesiale di Loreto;
– ricordare che la C.E.I. non è solo « l'unione permanente dei Vescovi che sono in Italia » (Statuto art. 1), ma che è anche segno vivo di comunione e di speranza tra le Chiese particolari d'Italia, cosicché nei nostri incontri dovrà essere sensibile la presenza silenziosa delle diocesi, in uno scambio fraterno di esperienze religiose, di ricchezze spirituali di sofferenze umane;
– infine si fa più urgente l'assillo di Gesù: « Ed ho altre pecore che non sono di questo ovile; anche queste io devo condurre… » (Gv 10, 16): il nostro servizio episcopale ci è stato affidato essenzialmente per l'evangelizzazione; i lontani, gli indifferenti, coloro che pensano di non avere bisogno di Dio dovranno costituire il nostro pungolo incessante.
Affido a Maria SS.ma, Regina degli Apostoli, me stesso e i Membri della Conferenza perché faccia di noi « cor unum et anima una ».
Accolga, caro Confratello, il mio fraterno saluto e la preghiera per Lei e per il suo popolo.
Suo aff.mo
+ Card. UGO POLETTI
Presidente