o nell´ottobre scorso e dedicato al Vescovo stesso come servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo: si è realizzato così un fraterno scambio di esperienze e di valutazioni su molti degli argomenti di maggior rilievo per la nostra missione di Vescovi e per la vita della Chiesa. Nella Lettera ai sacerdoti per il Giovedì Santo e poi nel recentissimo Motu Proprio “Misericordia Dei” il Papa ha affrontato un tema di grande importanza e delicatezza, come la celebrazione del Sacramento della penitenza. In Italia, per grazia di Dio, non sono diffusi quegli abusi più gravi, specialmente riguardo al ricorso all´assoluzione generale o collettiva, contro i quali il Santo Padre ha preso una ferma e doverosa posizione. Anche per noi giungono però grandemente opportune le precise indicazioni del Papa, ad esempio circa il dovere anzitutto di noi Vescovi e dei sacerdoti di assicurare “le massime facilitazioni possibili per le confessioni dei fedeli”, da accogliere anche “durante la celebrazione delle SS. Messe, se sono disponibili altri sacerdoti” (Misericordia Dei, 2). Vivere con gioia e fiducia il Sacramento della penitenza, anzitutto per noi stessi, e celebrarlo in modo che i fedeli a noi affidati facciano un´esperienza autentica di Gesù Buon Pastore (cfr Lettera ai sacerdoti per il Giovedì Santo, 4) ci conduce infatti al cuore dell´esperienza cristiana, dove incontriamo la misericordia di Dio e l´accogliamo attraverso la nostra conversione.
Venerati e cari Confratelli, il nostro annuale appuntamento di maggio ha luogo dopo un anno denso di avvenimenti che hanno turbato e cambiato la scena internazionale e che pongono a noi tutti difficili interrogativi. Anche sul piano ecclesiale alcune circostanze ci spingono ad una più attenta riflessione e a un più preciso impegno. Giunge quindi particolarmente opportuna questa nostra XLIX Assemblea Generale, che ci aiuterà a incrementare i vincoli della comunione tra noi, e anzitutto “con il Padre e con il Figlio suo Gesù Cristo” (1Gv 1,3), nella grazia dello Spirito Santo, per rafforzarci a vicenda nel servizio alle Chiese che sono in Italia e alla nostra amata nazione. Il cinquantesimo anniversario dell´inizio delle attività della C.E.I., per il quale il Santo Padre ha voluto farci pervenire il suo tanto benevolo e incoraggiante Messaggio, mentre ci stimola a ringraziare il Signore, ci insegna a guardare ai compiti che ci attendono con speranza e fiducia, contando sempre in primo luogo su quel Dio ricco di misericordia che ha dato il proprio Figlio per noi (cfr Rm 8,32).
1. Il nostro pensiero, carico di affetto, ammirazione e gratitudine, va in primo luogo al Santo Padre, che ha appena festeggiato il suo ottantaduesimo compleanno. Le limitazioni fisiche non attenuano la dedizione e la forza del suo ministero. Due settimane fa ha voluto rallegrare con la sua presenza e la sua parola di Pastore la Diocesi di Ischia e soprattutto i giovani di quell´isola, mentre mercoledì prossimo intraprenderà un viaggio impegnativo e ricco di significato in Azerbaijan e in Bulgaria. Nell´arco di quest´anno, e specialmente a partire dai tragici attentati dell´11 settembre, al centro della sua sollecitudine sono state la pace e la preghiera per la pace, che deve accomunare le diverse religioni. La giornata del 24 gennaio ad Assisi costituisce in questo senso una pietra miliare non soltanto di questo Pontificato ma dell´autentica comprensione del ruolo delle religioni. In questo mondo profondamente conflittuale e tuttavia per così dire costretto all´unità dagli sviluppi pervasivi delle tecnologie e quindi degli scambi, delle migrazioni e delle comunicazioni, le parole pronunciate dal Papa ad Assisi, “In nome di Dio ogni religione porti sulla terra Giustizia e Pace, Perdono e Vita, Amore!”, indicano effettivamente la strada che può porre le religioni all´avanguardia della storia, come indispensabili guide morali del genere umano e come matrici di rinnovamento culturale, civile e anche delle istituzioni e dei rapporti internazionali. Tutto ciò non sulla base di un´artificiale omologazione che snaturi e svilisca le religioni concretamente esistenti, mettendo tra parentesi le loro differenze e la rivendicazione di verità di ciascuna di esse, ma al contrario rispettando e accogliendo – come è avvenuto ad Assisi – queste differenze e componendole nel quadro di un´autentica libertà religiosa. Negli ultimi mesi, con il drammatico aggravarsi del conflitto in Terra Santa, si sono fatte sempre più forti e pressanti la voce del Papa, la sua preghiera e richiesta di preghiera, oltre che l´azione diplomatica della Santa Sede, affinché i due popoli israeliano e palestinese abbandonino la logica delle armi per entrare in quella del negoziato e finalmente della coesistenza e della reciproca accettazione, e per parte sua l´intera comunità internazionale si adoperi con coerenza ed energia per ottenere questi risultati. Il Papa, al quale di tutto cuore uniamo la nostra voce, ha inoltre chiesto senza stancarsi il rispetto dei luoghi santi, e specialmente della Basilica della Natività a Betlemme, intimamente cara ad ogni cristiano, che è stata teatro di un braccio di ferro prolungato, indebito e pericoloso, ora finalmente superato grazie alla collaborazione dell´Italia e di altre nazioni d´Europa. Ugualmente intenso è stato l´impegno del Santo Padre sul versante della vita e della pastorale della Chiesa. Ricordiamo in particolare il Sinodo dei Vescovi, celebrat