no e operano. D´altra parte la comunione ecclesiale, “che incarna e manifesta l´essenza stessa del mistero della Chiesa” (Novo millennio ineunte, 42), dà una dimensione nuova e soprannaturale a tutte le realtà e i rapporti istituzionali nella Chiesa, comprese le possibili applicazioni del principio di sussidiarietà.
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Venerati e cari Confratelli, ci ritroviamo per la nostra Assemblea qui a Roma, in quest´Aula sinodale, dopo un intervallo di ben due anni, poiché nel maggio del 2000 preferimmo riunirci a Collevalenza. Nel corso dell´Anno Santo, però, sono state eccezionalmente numerose le occasioni di incontrarci a Roma, presso la sede del Successore di Pietro, e di vivere in profondità la comunione ecclesiale. Ora chiediamo al Signore di guidarci e illuminarci in queste giornate di lavoro comune e di farci nuovamente assaporare la gioia dell´essere insieme, al servizio delle nostre Chiese e per contribuire al bene della nostra nazione.
1. Da poco più di due mesi il Santo Padre mi ha nuovamente confermato Presidente della nostra Conferenza: mentre gli rinnovo l´espressione della mia profonda e filiale gratitudine, desidero ringraziare anche ciascuno di voi e ribadire il proposito di un´umile e sincera collaborazione. La comunione piena, affettuosa e concreta che ci unisce al Papa e tra noi è un dono grande, per il quale ogni giorno vanno rese grazie al Signore. Questa comunione, che ci incoraggia nel nostro servizio pastorale e ci sostiene nelle difficoltà, viene arricchita, e non indebolita, dal contributo libero e originale di cui ciascuno è portatore, sulla base dei propri carismi, della propria esperienza e sensibilità. Ancora più recente della mia conferma a Presidente è l´avvicendamento nel ruolo di Segretario Generale, che ha un´importanza centrale per la vita e le funzioni della nostra Conferenza. Vorrei rinnovare a Mons. Ennio Antonelli, con l´augurio più affettuoso per la missione che lo attende a Firenze, un vivissimo grazie per l´opera che ha svolto durante quasi sei anni, mettendo a servizio della CEI la sua grande intelligenza e finezza d´animo, generosità e capacità di rapporti fraterni. Gli subentra Mons. Giuseppe Betori, che una settimana fa ho avuto la grazia di consacrare Vescovo. Egli è stato, come ben sappiamo, per un quinquennio Direttore dell´Ufficio Catechistico Nazionale, e poi, dal settembre 1996, Sottosegretario della nostra Conferenza e strettissimo collaboratore di Mons. Antonelli. Ricordiamo, in particolare, il ruolo da lui svolto nella preparazione, nello svolgimento e nella messa a frutto del Convegno ecclesiale di Palermo. La sua grande preparazione, il suo amore alla Chiesa, la sua straordinaria dedizione e competenza hanno dunque già potuto ampiamente manifestarsi.
Lo accompagnamo nel nuovo compito con totale fiducia e con affetto fraterno: le sue fresche energie potranno essere uno stimolo prezioso per la nostra Conferenza. Colgo volentieri l´occasione di queste nomine per ricordare, anzitutto a me stesso, che le Conferenze Episcopali esistono per aiutare i Vescovi ad adempiere il loro ministero, a vantaggio dell´intero popolo di Dio, e non certo per sostituirsi ad essi. Questa precisa consapevolezza deve guidare e orientare tutte le attività della C.E.I., rappresentando un indispensabile correttivo rispetto alle spinte, pur seriamente motivate, che provengono dal contesto sociale e culturale e vanno nel senso di una crescente assunzione di responsabilità della nostra Conferenza in quegli ambiti che difficilmente potrebbero essere affrontati da una singola Diocesi, o anche Regione ecclesiastica. Il criterio per non rimanere prigionieri di queste esigenze contrastanti è offerto anzitutto dal principio di sussidiarietà: l´intervento diretto dell´istanza più ampia, nel caso la Conferenza Episcopale nazionale, si giustifica cioè soltanto laddove esista una reale impossibilità ad intervenire adeguatamente da parte delle singole Chiese particolari o Regioni ecclesiastiche, mentre normalmente, fermo restando il valore delle normative vigenti, il compito della C.E.I. è piuttosto quello di mettere a disposizione delle Diocesi aiuti e sussidi pastorali dei quali esse stesse decideranno se e in quale misura avvalersi, a seconda delle situazioni concrete, e spesso assai differenziate, in cui vivo