l´iniziativa di una condanna pubblica del terrorismo, rifiutando a chi se ne rende partecipe ogni forma di legittimazione religiosa o morale”.
NOTAL´intero testo è contenuto nel file allegatoVenerati e cari Confratelli, ci ritroviamo a quattro mesi di distanza dalla nostra riunione di Pisa e dopo un periodo caratterizzato da molteplici fatti ed eventi, sul piano sia civile sia ecclesiale. Confortati dai legami di fraternità e comunione che ci uniscono, chiediamo al Signore di illuminare e guidare con il dono del suo Spirito la nostra preghiera e i nostri lavori, affinché possano essere fecondi di bene per la Chiesa in Italia e per la nostra nazione.
1. Questa sessione del Consiglio Permanente terminerà, come sapete, con leggero anticipo, per consentirci di accompagnare giovedì il Santo Padre nel suo viaggio ad Assisi, per l´incontro a cui egli ha invitato i rappresentanti delle religioni del mondo “a pregare per il superamento delle contrapposizioni e per la promozione dell´autentica pace” e “per proclamare davanti al mondo che la religione non deve mai diventare motivo di conflitto, di odio e di violenza” (“Angelus” di domenica 18 novembre 2001). In questi mesi che hanno fatto seguito alla tremenda giornata dell´11 settembre, la parola del Papa e le iniziative che egli ha proposto hanno dato voce alla coscienza dell´umanità, per guidare tutti sulle vie dell´autentica pace. In particolare con il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, “Non c´è pace senza giustizia. Non c´è giustizia senza perdono”, il Papa ci ha aiutato a discernere in profondità, alla luce della fede in Cristo Salvatore, le vicende che stiamo attraversando e gli interrogativi e le sfide che esse pongono. Così egli ha mostrato come il terrorismo, ormai ramificato in organizzazioni terroristiche su scala mondiale, “costituisce esso stesso, in quanto ricorso al terrore come strategia politica ed economica, un vero crimine contro l´umanità”, che è contrario alla fede in Dio Creatore dell´uomo e non può mai essere giustificato, nemmeno prendendo a motivo le ingiustizie esistenti nel mondo: anzi, i suoi effetti negativi finiscono per pesare soprattutto proprio sui popoli più poveri. “Nessun responsabile delle religioni, pertanto, può avere indulgenza verso il terrorismo e, ancor meno, lo può predicare. E´ profanazione della religione proclamarsi terroristi in nome di Dio”. Esiste quindi “un diritto a difendersi dal terrorismo”, che va esercitato però secondo regole morali e giuridiche e che comporta anche “un particolare impegno sul piano politico, diplomatico ed economico per risolvere con coraggio e determinazione le eventuali situazioni di oppressione e di emarginazione che fossero all´origine dei disegni terroristici”. La prospettiva del Messaggio del Santo Padre è però assai più ampia di quella suscitata dal terrorismo e prende in esame le condizioni più profonde per il ristabilimento e consolidamento di una autentica pace, individuandole nella giustizia e in “quella particolare forma dell´amore che è il perdono”. Quest´ultimo non si contrappone in alcun modo alla giustizia, perché “non consiste nel soprassedere alle legittime esigenze di riparazione dell´ordine leso”, ma tende piuttosto a quella pienezza della giustizia che è il “risanamento in profondità delle ferite che sanguinano negli animi”. La proposta del perdono non è certo facile da comprendere e da accettare: ha infatti l´apparenza di un atto di debolezza e dell´accettazione di una sconfitta e di un sopruso, ma in realtà richiede invece una grande misura di forza spirituale e di coraggio morale e porta alla comprensione reciproca, al rispetto e alla fiducia. Perciò “il servizio che le religioni possono dare per la pace e contro il terrorismo consiste proprio nella pedagogia del perdono”: l´uomo che perdona e chiede perdono capisce infatti che c´è una Verità più grande di lui e si apre ad accoglierla. Accettiamo dunque di cuore, cari Confratelli, e facciamo nostro l´invito che il Santo Padre rivolge per l´incontro di Assisi ai rappresentanti delle religioni e in particolare ai “leader religiosi ebrei, cristiani e musulmani” di “introdursi sulla via del perdono” e di “prendere