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Prolusione del Card. Angelo Bagnasco al Consiglio Episcopale Permanente – Roma, 23/25 marzo 2015

Prolusione del Card. Angelo Bagnasco al Consiglio Episcopale Permanente - Roma, 23/25 marzo 2015

 Cari Confratelli.

1. L’Anno Santo della Misericordia
I nostri lavori si aprono avendo nell’anima la lieta sorpresa che il Santo Padre Francesco ha fatto al Popolo di Dio: “Cari fratelli e sorelle, ho pensato spesso a come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della misericordia. Per questo ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio. Sarà un Anno Santo della Misericordia. Lo vogliamo vivere alla luce della parola del Signore: «Siate misericordiosi come il Padre»” (Papa Francesco, Omelia 13.3.2015). Ci aspetta, dunque, un particolare anno di grazia per poter fare, insieme ai nostri amati Sacerdoti e Diaconi, alle persone consacrate, alle nostre Comunità, una più intensa esperienza del cuore misericordioso di Dio, di cui Gesù è “volto vivo” (id). Sembra quasi che ai moltissimi auguri che da tutto il mondo sono arrivati al Papa per il secondo anniversario della sua elezione al ministero petrino, abbia voluto rispondere con un regalo più grande, regalo che è anche un invito e un auspicio, quello di camminare più spediti e lieti nella via della conversione del cuore e della vita personale ed ecclesiale.
Sì, è un grande dono, e come tale non vogliamo sprecarne neppure un poco, sapendo bene che solamente se volgiamo i nostri occhi al Volto della bellezza, anche noi potremo non solo risplendere della Luce di Cristo, ma altresì illuminare gli altri con la Sua luce, che è verità liberante e salvatrice. E’ questo, infatti, il secondo scopo dell’Anno Santo: “Una nuova tappa del cammino della Chiesa nella sua missione di portare ad ogni persona il Vangelo della misericordia” (id). Cristo è il volto della misericordia del Padre – ricorda il Papa – poiché rende il cuore di Dio vicino, prossimo alla miseria umana, all’umanità povera e umiliata perché affaticata dall’antico peccato e dai peccati personali: è segnata dal “malum mundi” e dai “mala mundi”. Icona evangelica della misericordia di Dio è la parabola del buon Samaritano, nella quale Gesù non solo annuncia l’azione misericordiosa del Padre, ma ne esplicita i diversi sentimenti e i gesti coerenti.    
Ne risulta un quadro tratteggiato con alcune pennellate essenziali, come le cinque vie del prossimo Convegno Ecclesiale di Firenze ispirate all’Evangelii gaudium (cfr n. 24). L’esperienza della misericordia divina ci fa “uscire”, ci fa prendere il largo sulle strade degli altri. Nessun luogo è talmente lontano o chiuso da essere inaccessibile al Dio misericordioso e pietoso, grande nell’amore. E poi bisogna “annunciare”: anche il samaritano ha annunciato a suo modo la novità di Cristo: lo ha fatto attraverso dei gesti che parlano e dicono che Dio è presente. Con l’uscire e l’annunciare si può rimanere ancora esterni alla miseria umana: è necessario anche “abitarla”. Appunto come il Samaritano, che è entrato nella sciagura del malcapitato, nella sua paura e nella sua umiliazione: ha accettato di rallentare il proprio passo, di ritardare la marcia per abitare il bisogno altrui versandovi olio e vino. In questo modo ha svolto anche un’opera “educativa”. Come? Con il suo farsi prossimo ha immesso nel mondo il germe di una rivoluzione; ha posto in questione una visione che toccava non solo il levita di passaggio; ha gettato il guanto della sfida a una cultura individualista. Ha detto “no” a una visione che scarta il debole e lo abbandona al suo destino. E così ha iniziato quella “trasfigurazione” della realtà che si compirà in Cristo, il vero, grande Samaritano dell’umanità: con quel gesto ha preso corpo sulla terra il sogno di una umanità nuova e bella che sarà possibile grazie all’irruzione dello Spirito.
Sull’Evangelii gaudium – sulle considerazioni e le direttrici che traccia – si concentrerà l’attenzione dell’Episcopato italiano nella prossima Assemblea Generale di maggio: ci chiederemo quanto la ricca Esortazione apostolica sia entrata nella mente e nei cuori dei credenti, e sia diventata criterio di vita spirituale e di pastorale. Nelle Conferenze Episcopali delle nostre Regioni a questo ci stiamo preparando, facendo anche un’attenta riflessione sui Lineamenta in vista del Sinodo Ordinario dei Vescovi sulla famiglia, che si celebrerà nel prossimo ottobre.
Insieme al nostro Clero, rinnoviamo alle persone consacrate la nostra paterna stima e gratitudine: con le nostre comunità vogliamo vivere accanto a loro e con loro questo speciale Anno che il Santo Padre ha dedicato al grande carisma della radicale consacrazione a Dio e alla Chiesa. …
 

S. Em. Card. Angelo Bagnasco

23 Marzo 2015

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