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Omelia di S.Em.za Card. Bagnasco in occasione del 155° anniversario del “Dies Natalis” del Beato Antonio Rosmini – 1 luglio 2010

Omelia di S.Em.za Card. Bagnasco in occasione del 155° anniversario del “Dies Natalis” del Beato Antonio Rosmini - 1 luglio 2010
Carissimi Fratelli e Sorelle nel Signore!

    Sono lieto di essere con voi per celebrare la Divina Eucaristia nell’anniversario dei 155 anni del “dies natalis” del beato Antonio Rosmini.

1. E’ la prima volta che mi trovo in questo luogo splendido per la natura, testimone della vicenda umana e sacerdotale di una grande anima, nonché sede di intensa attività spirituale e culturale. Mi è caro portare alla Congregazione e a tutti gli amici la stima grata dei Vescovi Italiani, insieme all’incoraggiamento a continuare a percorrere la via dell’incontro e del dialogo con la modernità, dialogo che – auspicato dal Concilio Vaticano II – è ispirato da molte luci e aspirazioni comuni, ma che si è rivelato anche irto di ostacoli e precomprensioni non piccole e radicate. 
Ma, come era ben chiaro al Nostro, l’incontro con la modernità è un appuntamento non solo ineludibile ma desiderato dalla Chiesa, così come testimonia anche il Magistero del Santo Padre Benedetto XVI, che declina sapientemente la fede e la ragione parlando ai cattolici e a coloro che non si riconoscono tali. Il suo esporre il Vangelo di Gesù – che rivelando il vero volto di Dio svela pienamente l’uomo a se stesso – è profondo e semplice, capace di parlare alla fede, alla ragione, al cuore. E’ questo il sentiero da percorrere – la fede, la ragione, il cuore – per poter arrivare alla vita dell’uomo contemporaneo. Ed è ciò che ha voluto fare Rosmini attraverso un lungo e costante, esaltante e sofferto, itinerario di riflessione e di studio, ma innanzitutto di preghiera e di vita. La preghiera, infatti, ci espone alla luce di Dio, Verità somma ed eterna, e la vita coerente alla sua luce la fa diventare esperienza e la consolida in noi.
L’esperienza di Rosmini suggerisce un’ulteriore condizione per colui che crede, pensa e dialoga: l’umiltà. La sua vicenda è stata segnata anche da sofferenze e umiliazioni non piccole proprio da parte di coloro che egli amava nella fede. Attesta una umiltà profonda che si tradusse nella più completa obbedienza d’amore. Tutto accettò con fiducia, fino al pieno riconoscimento dei suoi scritti, tanto da far esclamare a Pio IX: “Sia lodato Iddio, che manda di quando in quando di questi uomini per il bene della sua Chiesa”.

S. Em. Card. Angelo Bagnasco

01 Luglio 2010

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