Cari Fratelli e Sorelle
1. Davanti al Crocifisso pieghiamo il capo e ci inginocchiamo in adorazione. Riconosciamo il Salvatore, Dio che ha assunto sopra di sé il peccato del mondo e lo ha sciolto nel fuoco del suo amore. Così lo ha espiato. Chi avrebbe potuto, infatti, cancellare i peccati degli uomini, colmare l’abisso fra la terra e il cielo? Chi avrebbe potuto fare da ponte tra l’uomo e Dio… se non Dio stesso? E così è stato: il Verbo eterno è entrato nel tempo, ha assunto la condizione umana, si è fatto peccato per noi – Lui senza peccato – e ci ha redenti sulla croce: “egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità (…) per le sue piaghe noi siamo stati guariti”. Dovremmo fermarci di più davanti al crocifisso nelle nostre chiese, dovremmo guardare meno distratti, meno abituati alla vista di tanto dolore, meno assuefatti ai nostri peccati. Dovremmo pensare di più all’amore di Dio. Il volto del suo amore svela il volto del nostro peccato: rifiuto e menzogna, violenza e dolore, distruzione e morte. Dio entra nel misterium iniquitatis, se ne lascia avvolgere e gli contrappone il misterium pietatis, mistero di misericordia che raggiunge l’apice nelle parole di Gesù: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. In questo totale e confidente abbandono, accade la redenzione. In questa consegna – nella quale Cristo attira l’umanità intera – l’uomo e Dio si ritrovano, il Cielo e la terra si ricongiungono, e Gesù si rivela come l’unico ed eterno Pontefice dell’universo: non ci sarà mai un altro ponte che l’uomo potrà attraversare per andare verso il Padre.
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S. Em. Card. Angelo Bagnasco