La solennità dell’Ascensione celebra una dimensione della risurrezione che ci fa assimilare più profondamente il mistero di Cristo e della nostra salvezza. Infatti evidenzia, a un primo sguardo, il completamento e la conclusione della vicenda terrena di Gesù e della missione che egli ha svolto. Gesù porta a compimento la sua esistenza consumata in adesione alla volontà del Padre, che ne ha accolto l’offerta piena con il dono della risurrezione. Ora davvero per lui tutto è compiuto.
Oltre questo aspetto di compimento, tuttavia, il passaggio di Gesù al Padre – dal quale riceve la condizione gloriosa nella sua umanità trasfigurata dalla risurrezione -, fa risaltare che in realtà egli aveva con il Padre una relazione personale profondissima, poiché egli è sempre stato il Figlio eterno di Dio. Con la risurrezione è come esplosa la sua identità nascosta dentro l’umanità; si è dispiegata la sua figliolanza, che ora fa entrare nella relazione trinitaria con il Padre nello Spirito anche la sua umanità passata per il crogiuolo degli eventi pasquali (cf. At 1,1-11). Ora che Gesù non è più tra noi come uno di noi – perché come quella di ogni essere umano la sua presenza nel mondo ha termine – scopriamo che in lui era presente in mezzo a noi il Figlio stesso di Dio; senza smettere di essere il Figlio eterno, Gesù è stato in forma realmente umana la presenza di Dio tra di noi.
…
S.E. Mons. Mariano Crociata