Nota della Presidenza della C.E.I. – 11 maggio 1976

Nota della Presidenza della C.E.I. – 11 maggio 1976

Con riferimento alle insistenti richieste di orientamento che da più parti pervengono in questi giorni, la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ritiene doveroso pubblicare la presente nota.
 
 
NOTA
 
Dopo le complesse vicende che hanno accompagnato la vita sociale e politica del nostro Paese, ci troviamo ora, quasi d'improvviso, di fronte alla scadenza elettorale del prossimo giugno.
Accogliendo domande di orientamento che ci provengono da ogni parte, ed interpretando i sentimenti dei Confratelli, noi sentiamo il bisogno di comunicare ai fedeli e a tutti i cittadini alcuni pensieri, utili a far crescere negli animi un doveroso senso di corresponsabilità e di fiducia.
E', questa, un'ora delicata e determinante per la storia del nostro Paese. Sono seriamente in gioco i grandi valori della vita umana, del suo ordinato sviluppo personale, familiare, sociale e religioso, dalla libertà alla giustizia, dalla garanzia per una retta educazione e un dignitoso lavoro all'ordinamento di una convivenza sicura.
A noi pare che il più urgente dovere sia quello di allontanare dal nostro spirito ogni tentazione di smarrimento e di apatia, di rassegnazione e di fatalismo, che costituirebbero il più grave pericolo nella già grave situazione del momento.
Non ci nascondiamo, certamente, le reali molteplici difficoltà, le deviazioni e gli errori; ma crediamo che, nel nostro Paese, non manchino, tuttora, ampie possibilità di ripresa e forti energie di bene, che trovano la loro radice nella fondamentale sanità di persone, di famiglie, di gruppi e movimenti, di tante istituzioni.
Pertanto, ci sembra che occorra riprendere coscienza della necessità di una responsabile partecipazione di tutti agli impegni richiesti dalla situazione.
Nessuno si illuda e nessuno si chiuda in se stesso. Nessuno può sentirsi esonerato, in questo momento, dall'assumere i propri compiti precisi, per collaborare a tradurre in atto gli ideali cristiani e le aspirazioni di una autentica promozione umana.
Quanti sono discepoli di Cristo, in particolare, vogliano inserirsi attivamente nel tessuto sociale e sappiano testimoniare quegli originali princìpi, per i quali gli uomini sono davvero liberi e davvero sono chiamati a vivere nella fraternità e nella pace.
Ai nostri fratelli di fede, maggiormente sensibili agli impegni del momento, rivolgiamo perciò un vivo appello perché vogliano evitare scelte che sono in aperto contrasto con il messaggio cristiano e che possono mortificare la comunione ecclesiale.
A tutti i membri delle nostre comunità, nella linea delle dichiarazioni più volte fatte anche di recente (cfr. la «dichiarazione» del Consiglio Permanente della CEI in data 13 dicembre 1975, il «messaggio» dello stesso Consiglio in data 6 febbraio 1976 e il «comunicato» della Presidenza della CEI del 9 aprile 1976), noi, nella nostra qualità di Pastori, ricordiamo il dovere di fare opzioni coerenti e di evitare i rischi derivanti da ideologie e da movimenti i quali, per loro intrinseca natura o per circostanze storiche, sono inconciliabili con la visione cristiana dell'uomo e della società e non danno garanzia per una promozione integrale della persona e della comunità.
Invitiamo, inoltre, tutti i cristiani a non disperdere le loro energie, a testimoniare insieme i loro impegni morali e civili e ad operare con geniale ed autentica originalità, alla luce della fede e della dottrina della Chiesa.
Siamo più che mai convinti, poi – con la miglior parte della comunità italiana – della necessità di un rinnovamento profondo e coraggioso, che scaturisca da sincera e costante conversione interiore, condizione indispensabile per la salvaguardia di tutti i valori che servono al bene autentico degli uomini e della loro convivenza.
Quanto maggiori sono le responsabilità morali, sociali o politiche, tanto più evidente deve essere l'onestà, tanto più trasparente e irreprensibile deve essere la vita, tanto più assidua e coraggiosa deve essere la dedizione al bene comune.
Sono riflessioni, le nostre, che tutti possono comprendere e che a tutti gli uomini di buona volontà indirizziamo con rispetto, nella fiducia di un ascolto attento, consono alle intenzioni di sincerità e di trepidazione, che ci muovono a parlare.
Ai fedeli, in particolare, chiediamo di raccogliersi in preghiera, personale e comunitaria, perché il Signore aiuti la sua Chiesa a dare ogni giorno nel mondo le ragioni della propria speranza.
 

PRESIDENZA DELLA CEI

11 Maggio 1976

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