Diramato alla stampa il 2 dicembre 1974.
1. – Tra poche settimane il movimento spirituale del Giubileo, avviato nelle nostre Chiese particolari, raggiungerà il suo culmine. Con l'apertura della Porta Santa, nella notte di Natale, il Papa Paolo VI darà inizio alla celebrazione dell'Anno Santo a Roma, attorno alla Cattedra di Pietro, presso la tomba degli Apostoli e dei primi Martiri.
A tutti i fedeli della Chiesa in Italia, e ai fratelli di buona volontà, desideriamo far giungere un nostro appello alla vigilia di un così grande avvenimento ecclesiale.
Non è possibile pensare a questo tempo di grazia, senza ricordare il grande bene che già nelle celebrazioni locali esso ha procurato. Sono stati moltissimi, ma soprattutto i semplici e gli umili di spirito, ad apprezzare il dono del Giubileo e offrire una esemplare testimonianza di fede ad un mondo sempre più disattento ai valori cristiani.
Alle analisi contestative che si alimentano spesso di superficialità e di luoghi comuni, noi contrapponiamo con fiducia il richiamo dell'Anno Santo, carico di profondo significato religioso e di incidenza sociale.
2. – La tradizione biblica parla dell'Anno Giubilare come di un anno di liberazione dall'ingiustizia e di abbandono nelle mani di Dio, unico Signore degli uomini e della storia.
Questa affermazione del primato di Dio e il lieto annunzio della salvezza, che viene da Lui in Cristo Gesù, crocifisso e risorto per noi, costituiscono il nucleo essenziale dell'evangelizzazione; e la Chiesa, oggi più che mai, avverte la necessità e l'urgenza di proclamare e vivere il Vangelo. Ma come ai tempi di Gesù, tale impegno comporta anzitutto l'esigenza di convertirsi. E' il primo passo sulla strada della fede.
In questa prospettiva trova il suo dinamismo l'invito alla riconciliazione. Non è facile vincere radicalmente la tendenza all'egoismo e alla sopraffazione che è in tutti; ma è tuttavia possibile per quanti accettano la grazia divina e accolgono come modello Gesù Cristo, il quale per mezzo della croce ha distrutto l'inimicizia, e dei lontani e dei vicini ha fatto un solo popolo, diventando la nostra pace (cfr. Ef 2, 13-18).
Anche per il nostro Paese, l'Anno Santo può e deve essere una provvida occasione di pace, una stagione di rinnovamento spirituale da vivere nella fede, nella penitenza e nella fraternità.
3. – Il pellegrinaggio a Roma ci porterà a venerare le memorie dei Martiri che per la fede hanno dato la loro vita; ci farà rinnovare l'incontro con il Vicario di Cristo che, nella Chiesa, è fondamento di unità, di verità e di carità.
In tempi di dubbio e di dolorose lacerazioni, il confronto con la fede di Pietro diventa, ancor più, momento necessario sia per rinsaldare la nostra adesione alla parola di Dio, sia per vivificare la nostra solidarietà con tutti.
Il ritrovarsi a Roma da ogni parte del mondo, offrirà moltiplicate occasioni di conoscenze nuove e di più larga fraternità.
Come Vescovi dell'Italia, che ha l'onore e il privilegio di ospitare la Sede di Pietro, diamo il più cordiale benvenuto a tutti i pellegrini.
Essi potranno incontrarsi con molte espressioni sociali ed ecclesiali del nostro Paese: ci auguriamo che non offuschino la gioia del loro spirito.
Anche per questo esprimiamo un duplice invito. Alle nostre comunità raccomandiamo di aprirsi generosamente all'incontro con i pellegrini esteri, specialmente con quelli provenienti dalle giovani Chiese.
Chiediamo poi alle Autorità, ai fedeli e a tutti i cittadini, di voler collaborare con gesti concreti perché Roma e l'Italia offrano un esempio di cristiana accoglienza, prevenendo e reagendo contro l'esibizione del vizio e il dilagare della criminalità e dei soprusi, diventati spesso una connotazione sconcertante dei nostri tempi; né si dimentichi che, pur aspirando a più alte espressioni, la prima solidarietà coi pellegrini sta nel rispetto delle norme che regolano una civile ospitalità.
5. – Giusto cinquecento anni fa, come si legge nella Bolla Ineffabile Providentia del 1475, la scadenza del Giubileo fu legata all'ultimo quarto di secolo, affinché «ogni generazione ne potesse beneficiare». Questo Anno Santo è offerto alle generazioni che si apprestano a chiudere un secolo e ad aprirne uno nuovo.
Il nostro auspicio e la nostra preghiera è che esso sia accettato come dono di grazia, e come quotidiano impegno di conversione, affinché vivendo ora «con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo, nell'attesa della beata speranza» (Tt 2, 12), si possa preparare e costruire responsabilmente il futuro che ci attende.
Roma, 28 novembre 1974