Messaggio per la VI Giornata della vita – 5 febbraio 1984

Messaggio per la VI Giornata della vita - 5 febbraio 1984
La VI Giornata nazionale per la vita è stata celebrata il 5 febbraio 1984.
Per quella circostanza la Commissione Episcopale per la famiglia aveva preparato il Messaggio, che è stato inviato ai Vescovi italiani il 16 dicembre 1983 e che qui pubblichiamo per documentazione.
 
 
DA ADULTI PER LA VITA
 
1. – Ogni anno la Chiesa italiana, in comunione di intenti con la Chiesa universale, dedica una giornata alla celebrazione della vita umana e della sua accoglienza in tutte le sue fasi: da quando è concepita fino al suo compimento.
La Chiesa la celebra in un contesto religioso, ma con la coscienza di promuovere un impegno, che appartiene a tutta l'umanità.
Celebrare la vita significa coglierne il valore primario e porlo a base della fondamentale e universale cultura dell'uomo.
Narra il Libro sacro che Dio, creando il mondo, si soffermava giorno per giorno a contemplare e compiacersi della sua opera, constatando che era « cosa buona » (cfr. Genesi 1).
Era come un atto celebrativo di cui Dio ha voluto lasciare traccia nella stessa legge della natura. Ogni giorno solare è la celebrazione della luce; ogni primavera una celebrazione della vita.
Nel sesto giorno, Egli creò l'uomo e la donna, le creature fatte a sua immagine, destinate a realizzare la conoscenza e la comunione con lui. Era il compimento della sua opera, che si manifestava come progetto d'amore; era l'esplosione di luce dell'ultimo giorno creativo, la chiave di lettura di tutto l'universo. Egli la contemplò e se le compiacque: « Ecco, era cosa molto buona » (Genesi 1,31).
La celebrazione di questa grande opera è rimessa alla testimonianza perenne di riconoscenza, di fedeltà e di amore, che deve scaturire dalla mente e dal cuore dell'uomo. Stupore e contemplazione dinanzi alle grandi opere di Dio sono segno di maturità adulta e ricchezza interiore.
2. – Fin dall'origine, però, la luce e il calore che promanano dalla creazione della vita dell'uomo sono stati offuscati e dispersi da una nube che attraversa il percorso della sua storia.
È la nube del peccato, che offusca nell'animo umano l'intimo bisogno di proiezione e di comunione con il Creatore e con i fratelli, per farvi emergere un « io » ripiegato su se stesso: È frutto del peccato sul piano individuale il processo autodistruttivo dell'egoismo; e sul piano sociale, la sopraffazione, il terrore, la violenza, l'emarginazione, la soppressione della vita stessa, specialmente nelle sue espressioni più deboli e quindi più bisognose di amore.
Ogni secolo della storia umana ha avuto le sue realizzazioni di morte. Il grave rischio del nostro tempo è che esse diventino cultura, costume. Strumenti di morte, e la morte stessa, sono contrabbandati in nome del progresso e della vita, come mezzi per risolvere i problemi dell'esistenza e del benessere.
La soppressione della vita nascente è un segno particolarmente grave e indicativo di questo triste fenomeno. Un dato sociale che preoccupa, perché non solo è segno, ma anche radice sottile, inafferrabile, di una negazione già diffusa del valore della vita, e quindi affermazione di cultura della morte.
La Chiesa denuncia questo fatto come un drammatico pericolo della società contemporanea. Pericolo di un male incombente dalle dimensioni insospettate, da cui abbiamo diritto e bisogno di liberarci.
Una società che ha dimostrato e dimostra coraggio nell'opporsi a piaghe diffuse, come il terrorismo, la mafia, la camorra, la droga, perché non dovrebbe trovare la maturità, la forza e la via per liberarsi da questo male?
3. – Il Messaggio di quest'anno è invito rivolto a tutti di porsi da adulti di fronte alla vita, a ogni vita.
Adulto è colui che giudica la realtà secondo matura coscienza. Egli si rifiuta, sempre, in ogni situazione, di chiamare bene il male e male il bene. Alle radici di tante oppressioni dell'uomo nel mondo, c'è la mentalità che è buono quel che è utile, e cattivo quel che costa sacrificio.
Dinanzi alla vita, l'unico parametro morale è che l'uomo deve essere rispettato solo perché è uomo. Questo principio ha valore universale e non ammette eccezioni. Abbraccia qualsiasi essere umano, abbraccia il malato, il vecchio, l'handicappato; abbraccia anche la creatura che ancora vive nel grembo materno. Anzi, quest'ultima ha un diritto ancora maggiore ad essere accolta e difesa, perché fra tutte è la più inerme.
È da adulti avere fiducia di cambiare la realtà e impegnarsi fino ai limiti del possibile.
Dinanzi all'innocente ucciso o al bambino rapito, sale il grido di dolore e di esecrazione di tutta la nazione. Dunque la coscienza del popolo italiano è ancora sana. La Chiesa vuole stare dalla parte di tutti coloro che lottano contro ogni forma di violenza sull'uomo. Perciò non si rassegna e richiama la coscienza di ogni uomo a combattere anche quella particolare violenza che è la soppressione del nascituro.
4. – In occasione di questa Giornata per la vita, noi Vescovi desideriamo richiamare gli impegni permanenti della comunità cristiana per promuovere una organica pedagogia che educhi all'amore, alla famiglia e alla vita. Siamo per una cultura di vita,' non di morte.
Perciò stesso, nelle pubbliche istituzioni a difesa della vita nascente, « c'è innanzi tutto da assicurare presenza » qualificata di cristiani, coerentemente con quanto si raccomandava nel 1981 nel Documento pastorale su « La Chiesa italiana e le prospettive del Paese » (cfr. nn. 32-37).
La comunità cristiana inoltre voglia sostenere come sue certe benemerite iniziative, quali i Centri di aiuto alla vita, i Consultori familiari di ispirazione cristiana, le Case famiglia, ed altre simili; e voglia esprimere, in forme concrete, la sua piena solidarietà a medici e paramedici, che con retta coscienza si sono dichiarati obiettori.
Nella Giornata per la vita, in particolare, chiediamo alla comunità cristiana alcuni impegni:
a) pregare e alimentare sempre di più un genuino senso religioso;
b) fare tutti – sacerdoti, padri e madri, educatori, uomini impegnati nel sociale e nel politico – con fiducia e senza stancarci, opera di illuminazione e sensibilizzazione delle coscienze, per il rispetto di ogni vita umana, in particolare della vita del nascituro;
c) infine studiare tutte le possibili vie per impedire il diffondersi della mentalità abortista e per essere di sostegno a ogni madre in angustia dinanzi a una maternità inattesa.
5. – Questa nostra esortazione è tutta ispirata alla fede, ma la rivolgiamo nella consapevolezza che essa risponde alle più profonde aspirazioni del cuore dell'uomo.
A tutti quindi domandiamo di voler interpretare il presente Messaggio, come le ripetute sollecitazioni del Santo Padre e di tutta la Chiesa in favore della vita, come sincero gesto di attenzione alla realtà dell'uomo, come atto di amore che riflette la volontà di salvezza di Dio a riguardo dell'uomo.
 
Roma, 16 dicembre 1983.
 
LA COMMISSIONE EPISCOPALE
PER LA FAMIGLIA

COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA FAMIGLIA E LA VITA

16 Dicembre 1983

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