e segno che riconosce la bellezza e il valore della vita.
Roma, 2 ottobre 2001
Come un alito di vento che dona alle membra capacità di muoversi ed all´anima la facoltà di comprendere, la vita scende nel corpo dell´uomo; creata ad immagine e somiglianza di Dio, che l´ha formata sulla terra, la persona ha tutta la dignità del suo Creatore; ha i Suoi aneliti, i Suoi misteri… la Sua dignità. E´ per questo che anche la vita, come la persona, è sacra; fosse pure quella di Caino, fosse pure quella che sussiste nell´embrione, nessuno ha il diritto di violare ciò che Dio ha creato, infondendola nel petto dell´essere umano.Il patto matrimoniale, ricorda Giovanni Paolo II, “apre i coniugi ad una perenne comunione di amore e di vita e si completa pienamente e in modo specifico con la generazione dei figli” (Lettera alle famiglie, 7). L´amore sponsale è pieno quando si fa dono di vita.Per raggiungere questa convinzione è urgente più che mai un percorso interiore di conversione tale da aprire il cuore allo stupore delle grandi meraviglie che Dio compie nella vita di ogni creatura umana. Lo stupore darà spazio alla scoperta che paternità e maternità sono strumento per dare espressione e continuità nel tempo alla stessa paternità di Dio Creatore. “I coniugi, mentre si donano tra loro, donano al di là di se stessi la realtà del figlio, riflesso vivente del loro amore, segno permanente dell´unità coniugale e sintesi viva e indissociabile del loro essere padre e madre” (Familiaris Consortio 14).Nessuno può appropriarsi della vita di un´altra persona, usarla o ´punirla´, perché nessuno può dare la vita ad un altro essere umano, nessuno può toglierla!
Riconoscere la vita: responsabilità di ogni uomo.La Parola del Signore continua a risuonare anche oggi: per richiamare tutti alle proprie responsabilità: ri–conoscere la vita in ogni suo tempo.L´inquietante domanda rivolta da Dio a Caino, “dov´è Abele, tuo fratello?” (Gen 4, 10) si trasforma in comandamento ineludibile per ciascuno: “Domanderò conto della vita dell´uomo all´uomo, a ogni suo fratello” (Gen 9, 5; cfr. Evangelium Vitae 10).
Ri–conoscere la vita significa accettare di condividere con gli altri il privilegio della creazione, instaurando con tutti rapporti costruttivi e solidi di comunione cristiana.
Ri–conoscere la vita significa riassaporare il coraggio di accompagnare una nuova persona che nasce con la consapevolezza di essere di fronte ad una vita diversa dalla nostra, da accettare e rispettare per la sua autentica irripetibilità.
Ri–conoscere la vita è impegnarsi a promuovere e a sostenere una cultura che accordi ad ogni vita la giusta tutela giuridica e il necessario appoggio per potersi sviluppare nella quotidiana lotta dei giorni.
Ri–conoscere la vita è credere fermamente nella possibilità che ognuno trovi la propria realizzazione, la propria strada di gioia e di soddisfazioni; è schierarsi a favore di chi non ha mani e non ha voce per permettere a tutti una dignitosa esistenza; è muoversi in cordata con gli altri perseguendo il bene di tutti come il proprio, perché il Signore comanda di amare l’altro come se stessi.
Ri–conoscere la vita è rispettare le diversità, perché ognuno concretizzi le proprie aspirazioni.
Ri–conoscere la vita è appoggiare la testa sulla spalla di chi la vita l´ha già vissuta e si trova alla fine del proprio cammino; è imbastire la propria vita con le esperienze di un ricordo edificante, di una gioia sperimentata, di un dolore condiviso; è fare memoria della vita passata perché la vita futura sia più ricca e più gioiosa.
Riconoscere e riconoscenza.
Ri–conoscere la vita nel suo valore, nel suo mistero, nel suo quotidiano svolgersi, nel suo scorrere da una generazione all’altra, è anche motivo di riconoscenza: a Dio sorgente della vita , alle famiglie che ne sono come la culla, agli uomini tutti che la promuovono e la sostengono attraverso un’interminabile rete di solidarietà. Riconoscere la vita insegna ad essere riconoscenti a chi ce l’ha data, perché la riconoscenza è il primo e fondamental