Messaggio in occasione della Giornata Nazionale delle migrazioni

Messaggio in occasione della Giornata Nazionale delle migrazioni

size=”2″>Se è vero che il bene maggiore è sempre la persona che si mette fraternamente al servizio – e c'è ancora grande bisogno di sacerdoti zelanti e intelligenti per questa cura pastorale – non è men vero che le molteplici iniziative concrete dipendono dal sostegno anche materiale dei fedeli italiani.

La Madonna che trepidò per la sorte del Suo Figlio e che con il Suo sposo Giuseppe conobbe la dura sorte dell'esilio protegga le nostre famiglie ed in particolare quelle dei migranti e dei profughi e dia a tutti noi di impegnarci con sincerità e generosità di opere per formare la grande famiglia dei figli di Dio.
 
Roma, 30 settembre 1987
 
UGO Card. POLETTI
Presidente
LA FAMIGLIA DEI MIGRANTI E IL NOSTRO IMPEGNO PASTORALE
 
La « Giornata nazionale delle migrazioni » di quest’anno veste una particolare importanza per il tema – « la famiglia, anima nelle migrazioni » – e per il momento in cui si svolge, dopo cioè il Sinodo dei Vescovi che ha trattato dei laici nella loro vocazione cristiana e missione nel mondo e quando la Chiesa che è in Italia ha apportato nel settore delle migrazioni rilevanti adeguamenti strutturali.
Infatti, dopo la decisione per una « commissione ecclesiale » più snella, operativa e partecipata (Assemblea C.E.I. del 1985) ora è stata anche eretta una Fondazione (Consiglio Episcopale Permanente, 1987), la « Migrantes », che abbraccia, come già la Commissione, tutti i settori della mobilità umana per ragioni di lavoro, migranti-marittimi-nomadi. Questi adeguamenti strutturali mirano, tra l'altro, ad un maggiore coinvolgimento ecclesiale e ad una più robusta incisività di interventi.
Per la pastorale dei migranti non c'è forse ambito più importante, comune ed attuale che quello della famiglia, « cellula fondamentale della società » (rapporto del Consiglio d'Europa) « chiesa domestica » (Vaticano II). Di fatti il S. Padre scrive che « la Famiglia del migrante costituisce un singolare fenomeno che interessa la Chiesa a causa della cura pastorale che essa deve offrire a tutti i membri, specialmente a quelli che si trovano in situazioni più gravi, tanto più che la condizione delle famiglie dei migranti si riflette profondamente sia nelle comunità ecclesiali di partenza del migrante, sia – e forse ancor più – nella comunità di arrivo, di insediamento e di accoglienza » (Messaggio per la Giornata Mondiale del migrante 1986-87).
Il nostro Paese è da tempo fortemente confrontato con i problemi della famiglia dei suoi emigrati e recentemente anche degli immigrati esteri nonché con quella dei nomadi e dei marittimi.
Chiedo pertanto a tutti di intensificare i propri sforzi e di impegnarsi perché si raggiungano efficaci frutti con questa « Giornata delle migrazioni » (domenica 15 novembre) e con la novità organizzativa di una « settimana dei migranti » che la precede onde permettere alle comunità ecclesiali ed ai gruppi e movimenti di trattare le problematiche e di progettare interventi.
Mi riferisco soprattutto alla conoscenza ed ai rapporti tra persone, alla solidarietà nelle tante necessità concrete, alla difesa della unità della famiglia e della sua « missione di trasmettere i valori della vita » (Giovanni Paolo II), alla netta opposizione ad ogni atteggiamento di rifiuto, emarginazione, xenofobia, alla cura della formazione delle giovani famiglie e dei matrimoni misti.
Ma l'occasione è opportuna anche per prendere impegni precisi di tutela legale delle famiglie degli immigrati, e soprattutto dei profughi, di promozione scolastica e culturale dei ragazzi e dei giovani, di difesa della salute fisica, mentale e morale, di accettazione delle famiglie dei nomadi senza pregiudizi emotivi, alla comprensione verso le famiglie dei marittimi tanto provate da prolungata e forzata divisione dei coniugi: in poche parole di « farsi prossimo » a questi ultimi.
Dobbiamo avere lucidità di giudizio e sguardo di fede per riconoscere nei migranti le ricchezze morali ed i valori di cui sono portatori e per vedere in questa mobilita umana una occasione di approfondire e verificare la nostra « cattolicità » ed « umanità ».
Confido, infine, che le nostre comunità saranno generose a sostenere anche materialmente la presenza ed attività della Chiesa italiana a favore degli emigrati italiani e degli immigrati esteri, dei nomadi e dei marittimi.

PRESIDENZA DELLA CEI

30 Settembre 1987

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